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400 professori al Governo: la regolarizzazione degli immigrati al lavoro sia più coraggiosa

Economisti, virologgi, sociologi, una schiera di professori Universitari chiede che si estenda la proposta dedicata ai braccianti in agricoltura agli irregolari che lavorano in tutti gli altri settori economici del paese (e, in primis, in quelli cruciali dei servizi alla persona, dell’artigianato, dell’industria e dei servizi ad essa collegati). Per evidenti motivazioni umanitarie ma soprattutto per quelle di carattere sanitario, di sicurezza, economico e sociale.

di Redazione

Sta circolando in questi giorni nelle commissioni parlamentari la bozza di un disegno di legge per la regolarizzazione degli immigrati irregolari in agricoltura. In questo nostro appello vogliamo sottolineare l’opportunità di estendere la proposta agli irregolari che lavorano in tutti gli altri settori economici del paese (e, in primis, in quelli cruciali dei servizi alla persona, dell’artigianato, dell’industria e dei servizi ad essa collegati). Non soffermandoci sulle evidenti motivazioni umanitarie ma su quelle di carattere sanitario, di sicurezza, economico e sociale.

Di seguito esponiamo brevemente motivazioni, contenuti e vestito della proposta

MOTIVAZIONI

I costi psicologici, sociali ed economici della paralisi della vita sociale ed economica a cui siamo stati costretti per combattere il Coronavirus sono drammatici e sotto gli occhi di tutti. E’ urgente passare il prima possibile alla fase 2 ma dopo 6 settimane di distanziamento sociale il declino dei nuovi positivi, e soprattutto dei decessi, appare ancora troppo lento, soprattutto nella regione Lombardia, che è il cuore produttivo del paese e anche, di gran lunga, la regione più colpita con più del 50 percento dei decessi.

E’ stato sottolineato di recente come la presenza di centinaia di migliaia di migranti irregolari e “invisibili” possa essere un problema serio in questo frangente. Secondo le stime più recenti (ISPI, 2020) i migranti irregolari sono circa 600,000 vivono in genere occupando in molti piccole abitazioni e, anche in caso di malattia, ritardano il contatto coi medici a meno di versare in condizioni veramente gravi. Un’indagine ISFOL (2014) sottolinea come gran parte di essi lavora fuori dal settore agricolo (13.6% sono artigiani, operai specializzati o agricoltori e 72,6% svolgono professioni non qualificate che includono badanti, colf e piccolo commercio in grandi centri urbani). Non si hanno stime della loro distribuzione regionale ma è del tutto presumibile che siano concentrati in misura maggiore nelle regioni a maggiore attività economica del paese che sono anche le più colpite (in Lombardia, applicando le percentuali di migranti regolari gli irregolari sarebbero almeno 100.000). E’ del tutto evidente dunque che la presenza di un gran numero di irregolari nelle aree oggi più a rischio rende di fatto altamente aleatorie le probabilità di successo di attività di somministrazione di test sanitari, tracciamento e monitoraggio di massa necessarie per assicurare il successo della fase due. In parallelo, con la graduale riapertura delle attività economiche gli irregolari rischiano di essere uno dei maggiori fattori di rischio nella nascita di nuovi focolai.

Oltre a queste dirimenti motivazioni di carattere sanitario, è ben noto che gli irregolari costituiscono un potenziale bacino di manovalanza per la criminalità con rischi che aumentano quando, in momenti come questi, condizioni di vita decente sono ulteriormente precluse. Da un punto di vista economico è stato sottolineato più volte come lavoratori immigrati irregolari e poco qualificati sottrarrebbero opportunità occupazionali a lavoratori italiani e determinerebbero una concorrenza al ribasso sul costo del lavoro che finisce per peggiorare dignità del lavoro e condizioni di vita anche dei lavoratori italiani a bassa qualifica. L’improvvisa scarsità di stagionali stranieri a seguito della chiusura delle frontiere per la pandemia ha evidenziato come i mercati del lavoro non siano in realtà così flessibili da ipotizzare una facile sostituzione tra lavoratori italiani e stranieri, lontani per mansioni e localizzazione. La regolarizzazione dei lavoratori stranieri avrebbe in questo caso un potenziale doppio beneficio. Rendere più facile lo spostamento tra diverse aree di chi già si trova nel nostro paese e, attraverso la sanatoria e la regolarizzazione, ridurre quelle condizioni di scarsa dignità e precarietà che rendono purtroppo il lavoro degli immigrati irregolari più “competitivo” rispetto a quello di lavoratori italiani che non accettano quelle condizioni.

In linea di principio, come sostenuto da forze politiche del nostro paese, gli irregolari potrebbero essere espulsi. I dati recenti insegnano però che, neanche nella stagione politica nella quale il ministro dell’interno ha sostenuto con forza questa strategia, i “risultati” delle politiche di rimpatrio non sono stati significativi. L’espulsione di massa degli irregolari si è dimostrata non praticabile per diversi motivi (onerosità dei costi complessivi di identificazione e trasferimento nei paesi di origine, difficoltà di stipulare accordi con i paesi di origine). Tanto meno si può pensare sia praticabile per sventare i rischi sanitari di cui sopra in breve tempo e in un momento difficile come questo.

In conclusione, motivazioni non soltanto umanitarie, ma anche sanitarie, di sicurezza, economiche e sociali suggeriscono l’opportunità della regolarizzazione degli irregolari seguendo una via già tracciata dal governo portoghese

CONTENUTI E FORMA LEGISLATIVA

Trovando fondamento in queste motivazioni proponiamo dunque di estendere ad gli altri settori produttivi oltre quello agricolo la regolarizzazione dei migranti irregolari. La via suggerita è quella di una sanatoria tramite dichiarazione di un datore di lavoro che consente di ottenere un permesso di soggiorno e lavoro temporaneo che, finita la fase di emergenza, sarà sottoposto all’iter previsto per questi tipi di permesso. In questo modo, seppure in misura limitata, la regolarizzazione potrà contribuire con il versamento di contributi al finanziamento dell’ingente impegno di spesa pubblica necessario per superare questa crisi.

Per rendere operativa la nostra proposta sarebbe necessario modificare la proposta di decreto legge attualmente in discussione in Commissione Lavoro che limita questa possibilità ai settori dell’agricoltura, della pesca e della silvicoltura estendo la misura agli altri settori produttivi.

Inoltre dato che la regolarizzazione è innanzitutto per ragioni di salute pubblica, occorre rilasciare a tutti gli stranieri in condizioni di soggiorno illegale un permesso di soggiorno per asilo, in base ad art. 11 DPR 394/1999 e art. 10 Cost., prevedendo che sia utilizzabile da subito per iscriversi al SSN e al Centro per l'impiego e per accedere alle provvidenze di assistenza sociale.

Le motivazioni umanitarie spesso non bastano a convincerci a realizzare passi avanti verso il progresso civile. Sarebbe però un grave errore per la nostra classe politica non fare quei passi quando queste s’incontrano, come in questo caso, con ragioni di convenienza ed opportunità

Primi firmatari (senza alcuna gerarchia chi aderisce sarà inserito in ordine alfabetico)

Rossano Ivan Adorno, Università del Salento; Roberta Agabio, Università di Cagliari; Alessia Amighini, Università del Piemonte Orientale; Michele Alacevich, Università di Bologna; Carlo Altomonte, Università Bocconi; Amedeo Amato, Università di Genova; Maurizio Ambrosini, Università di Milano; Bruno Anastasia, Veneto Lavoro; Massimo Andreoni, Università Tor Vergata di Roma; Filippo Arfini, Università di Parma, Alessandro Arrighetti Università di Parma, Ugo Arrigo, Università Bicocca di Milano; Pier Francesco Asso, Università di Palermo; Massimo Attanasio, Università di Palermo; Vitalba Azzollini, Consob; Angelo Baglioni, Università Cattolica di Milano; Massimo Baldini, Università di Modena e Reggio Emilia; Paolo Balduzzi, Università Cattolica di Milano; Vincenzo Balzani, professore emerito di Chimica, Università di Bologna; Angelo Baracca, Università di Firenze; Giorgio Barba Navaretti, Università degli studi di Milano; Marzio Barbagli, Università di Bologna; Irene Barbiera, Università di Padova; Tommaso Baris, Università di Palermo; Laura Barin, IRVAPP; Roberto Basile, Università de L’Aquila; Lorenzo Basilico, Università eCampus.; Matteo Bassoli, Università di Padova; Leonardo Becchetti, Università di Roma Tor Vergata; Franco Becchis, Fondazione per l'Ambiente e| Turin School of Regulation; Don Renzo Beghini, Università Cattolica del Sacro Cuore; Vittorio H. Beonio Brocchieri, Università della Calabria; Simona Beretta, Università Cattolica del Sacro Cuore; Paolo Beria, Politecnico di Milano; Carlotta Berti Ceroni, Università di Bologna; Giancarlo Bertocco, Università degli Studi dell’Insubria; Fabrizio Bientinesi, Università di Pisa; Silvia Balia, Università di Cagliari; Lavinia Bifulco, Università di Milano Bicocca; Luigi Bisanti, medico epidemiologo; Andrea Boitani, Università Cattolica del Sacro Cuore Milano; Tito Boeri, Università Bocconi; Sabrina Bonomi, Università eCampus; Massimo Bordignon, Università Cattolica del Sacro Cuore; Vincenzo Bova, Università degli Studi della Calabria; Salvatore Bragantini, giornalista economico; Sergio Briguglio, stranieriinitalia.it; Sergio Bruno, Università di Roma La Sapienza; Luigino Bruni, Università Lumsa; Paolo Brunori, Università di Firenze e Università di Bari; Aurelio Bruzzo, Università di Ferrara; Carmelo Buscema, Università della Calabria; Sandro Busso, Università di Torino; Mario Caligiuri, Università della Calabria; Romano Camassi, INGV; Stefano Campostrini, University Ca' Foscari di Venezia; Luciano Canova, Scuola Enrico Mattei; Francesca Capo, Università Milano Bicocca; Federica Capoferri, John Cabot University; Paolo Caputo, Università della Calabria; Maria Rosaria Carillo, Università Parthenope; Raul Caruso, Università Cattolica del Sacro Cuore; Alessandra Casarico, Università Bocconi; Roberto Castaldi, Università eCampus; Pietro Castelli Gattinara, University of Oslo Laura Castellucci, Università di Roma Tor Vergata; Gianfranco Cerea, Universita di Trento; Domenico Cersosimo, Università degli Studi della Calabria; Matteo Cervellati, Università di Bologna; Umberto Cherubini, Università di Bologna; Tommaso Ciarli, University of Sussex; Rocco Ciciretti, Università di Roma Tor Vergata; Antonio Ciniero, Università del Salento; Roberto Cipriani, Università Lumsa; Cesare Cislaghi, economista sanitario; Marco Clementi, Università della Calabria; Carla Colicelli, CNR; Giuliana Commisso, Università della Calabria; Nicola Coniglio, Università degli Studi di Bari; Dalit Contini, Università di Torino; Pierluigi Conzo, Università di Torino; Luca Corazzini, Università Ca' Foscari di Venezia; Alessandro Corsi, Università di Torino; Marcella Corsi, Università di Roma La Sapienza; Giancarlo Corò, Università Ca’ Foscari Venezia; Giuseppe Costa, Università degli Studi di Torino; Antonio Costabile, Università della Calabria; Terenzio Cozzi, Università di Torino; Carlo Cristiano, Università di Pisa; Mariafrancesca D'Agostino, Università della Calabria; Joselle Dagnes, Università di Torino; Mirella Damiani, Università degli Studi di Perugia; Gianmarco Daniele, Università di Milano; Marina Davoli, Dipartimento Epidemiologia Lazio; Francesco Daveri, Università Bocconi; Piero David, ISPC; Giuseppe De Arcangelis, Università di Roma la Sapienza; Luca De Benedictis, Università di Macerata; Guido De Blasio, Banca d’Italia; Gianni De Fraja, University of Nottingham e Università di Roma Tor Vergata; Gianluigi De Gennaro, Università di Bari; Maria De Paola, Univesità della Calabria; Roberto De Luca, Università della Calabria; Sergio De Stefanis, Università di Salerno; Pompeo Della Posta, Università di Pisa; Daniela Del Boca, Collegio Carlo Alberto Torino; Francesco Della Puppa, Università Ca' Foscari di Venezia; Gianpiero Dalla Zuanna, Università di Padova; Gustavo De Santis, Università di Firenze; Claudio De Vincenti, Università di Roma La Sapienza e LUISS; Michele Di Maio, Università di Roma La Sapienza; Enrico Di Pasquale, Fondazione Leone Moressa; Tommaso Di Tanno, Università Luiss Roma; Cinzia Di Novi, Università di Pavia; Fernando Di Nicola, Direzione studi INPS; Domenico Delli Gatti, Università Cattolica del Sacro Cuore Milano; Angela Dettori, Università di Cagliari; Nicola Doni, Università di Firenze; Alberto Donzelli, Fondazione Allineare Sanità e Salute; Franco Donzelli, Università degli studi di Milano; Roberta Fadda, Università di Cagliari; Fulvio Fontini, Università di Padova; Ferdinando Fornara, Università di Cagliari; Margherita Fort, Università di Bologna; Andrea Fracasso, Università di Trento; Massimo Fragola, Università della Calabria; Tommaso Frattini, Università degli Studi di Milano; Andrea Fumagalli, Università di Pavia; Vincenzo Galasso, Università Bocconi; Silvio Gambino, Università degli Studi della Calabria; Giuseppe Garofalo, Università della Tuscia; Giampaolo Gerbasi, Università della Calabria; Anna Rita Germani, Università di Roma La Sapienza; Riccardo Ghidoni, Università Milano Bicocca; Chiara Giaccardi, Università Cattolica di Milano; Giorgio Giacinto, Università di Cagliari; Silvia Giannini, Università di Bologna; Mario Gilli, Università di Milano Bicocca; Giorgio Carlo Secondo Giraudi, Università della Calabria; Luca Gnan, Università di Roma Tor Vergata; Andrea Goldstein, economista; Gianluigi Gorla, Università della Valle d’Aosta; Anna Granata, Università degli Studi di Torino; Elena Granata, Università Politecnico di Milano; Teresa Grande, Università della Calabria; Paolo Graziano, Università di Padova; Giulio Guarini, Università degli studi della Tuscia di Viterbo; Maria Paola Guerra, Università di Modena e Reggio Emilia; Virginie Guiraudon, Sciences Po Paris; Rony Hamaui, Intesa SanPaolo Forvalue; Simona Iammarino, London School of Economics; Lelio Iapadre, Università de L’Aquila; Gennaro Iasevoli, Università Lumsa; Cesare Imbriani, Unitelma Sapienza; Sabrina Iommi, IRPET; Maria Intrieri, Università della Calabria; Tullio Jappelli, Università di Napoli Federico II; Paolo Jedlowski, Università della Calabria; Massimo La Deda, Università della Calabria; Antonio La Spina, Università Luiss Roma; Valentino Larcinese, London School of Economics; Michele Lalla, Università di Modena e Reggio Emilia; Stefano Landi, SL&A e Università di Roma Tre; Alessandro Lanza, Università Luiss Roma; Francesco Lissoni, Università di Bordeaux; Lidia Lo Schiavo, Università di Messina; Donatella Loprieno, Università degli Studi della Calabria; Annalisa Loviglio, Università di Bologna; Stefano Lucarelli, Università degli studi di Bergamo; Marianna Lunardini, CeSPI; Raffaele Lungarella, già dirgente della pubblica amministrazione; Mauro Magatti, Università Cattolica Milano; Antonio Magliulo, Università degli Studi Internazionali, Roma; Pietro Manzini, Università di Bologna; Riccardo Maiolini, John Cabot University Roma; Irene Mammi, Università Ca' Foscari di Venezia Alberto Mantovani, Humanitas University; Giorgio Marcello, Università della Calabria; Silvia Marchesi Università di Milano Bicocca; Piergaetano Marchetti, Università Bocconi; Luigi Marengo, Università LUISS; Paola Mariani, Università Bocconi; Matteo B. Marini, Università degli Studi della Calabria; Giuseppe Marotta, Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia; Arianna Martinelli, Scuola Superiore Anna di Pisa; Massimiliano Marzo, Università di Bologna; Roberto Masiero, Università di Milano Bicocca; Antonio Massarutto, Università di Udine; Giovanni Mastrobuoni, Universita' di Torino; Massimiliano Mazzanti, Università di Ferrara; Mariapia Mendola, Università di Milano Bicocca; Elena Meschi, Università di Milano Bicocca; Antonella Meo, Università di Torino; Giuseppe Merlino, Università di Napoli Federico II; Luca Michelini, Università di Pisa; Stefano Micossi, Università Luiss; Carlo Milani, Università Roma Tre; Angelo Mineo, Università di Palermo; Giorgio Mion, Università di Verona; Chiara Monfardini, Universita' di Bologna; Pierluigi Montalbano, Università di Roma la Sapienza; Claudio Morana, Universita di Milano Bicocca; Andrea Morrison, Universià Bocconi e Università di Utrecht; Piergiuseppe Morone, Unitelma Sapienza; Marina Murat, Università di Modena e Reggio Emilia; Vera Negri Zamagni, Università di Bologna; Silvia Nenci, Università di Roma Tre; Sebastiano Nerozzi, Università Cattolica del Sacro Cuore Milano; Giuseppe Nicoletti, OECD Economics Department; Marcella Nicolini, Università di Pavia; Walter Nocito, Università della Calabria; Giuseppe Notarstefano, Università di Palermo; Marco Onado, Università Bocconi; Luciano Orsi, medico palliativista; Lia Pacelli, Università di Torino; Paolo Paesani, Università di Roma Tor Vergata; Ivana Pais, Università Cattolica del Sacro Cuore Milano; Vera Palea, Università di Torino; Daniela Parisi, Università Cattolica del Sacro Cuore Milano; Silvia Barbara Pasqua, Università di Torino; Fabrizio Passarini, Università di Bologna; Stefano Pasta, Università Cattolica del Sacro Cuore Milano; Manoela Patti, Università di Palermo; Marco Pedroni, Università eCampus; Enza Pellecchia, Università di Pisa; Simone Pellegrino, Università di Torino; Vittorio Pelligra, Università di Cagliari; Michele Pellizzari, University of Geneva; Vito Peragine, Università di Bari; Cosimo Perrotta, Università del Salento; Marta Petrusewicz, Università della Calabria; Paolo Pettenati, Università Politecnica delle Marche; Vincenzo Pezzi, Università della Calabria; Rocco Pezzimenti, Università Lumsa; Massimiliano Piacenza, Università del Piemonte Orientale; Daniela Piazzalunga, FBK-IRVAPP; Lavinia Piemontese, École normale supérieure de Lyon; Paolo Pini, Università di Ferrara; Vito Pipitone, CNR; Prisco Piscitelli, ISBEM; Maurizio Pitzolu, Scuola di economia civile; Emanuele Polizzi, Università Milano Bicocca; Michele Polo, Università Bocconi; Marco Ponti, BRT; Michela Ponzo, Università della Calabria; Donatella Porrini, Università del Salento; Giovanni Prarolo, Università di Bologna; Augusto Preta, International Institute of Communications; Fabio Privileggi, Università di Torino; Paola Profeta, Università Bocconi; Riccardo Puglisi, Università di Pavia; Valeria Pupo, Università della Calabria; Fernando Puzzo, Università della Calabria; Roberta Rabellotti, Università di Pavia; Paolo Ramazzotti, Università di Macerata; Emanuele Ranci Ortigosa, IRS; Teresa Randazzo, Università Ca' Foscari di Venezia; Stefania Ravazzi, University of Torino; Piercarlo Ravazzi, Politecnico di Torino; Ettore Recchi, Sciences Po Paris; Pietro Reichlin, Università Luiss Roma; Giuseppe Remuzzi, Istituto Mario Negri; Fulvio Ricceri, Università degli Studi di Torino; Walter Ricciardi, Università Cattolica del Sacro Cuore; Giorgio Ricchiuti, Università di Firenze; Francesca Ricciardi, Università di Torino; Roberto Ricciuti, University of Verona; Maria Stella Righettini, Università di Padova; Matteo Rizzolli, Università Lumsa; Silvana Robone, Università dell’Insubria; Donato Romano, Università di Firenze; Alessandro Rosina, Università Cattolica del Sacro Cuore Milano; Annalisa Rosselli, Università di Roma Tor Vergata; Carla Rossi, Università di Roma Tor Vergata; Fiorenzo Rossi, Università di Padova; Renato Ruffini, Università statale di Milano; Enzo Rullani, Università Ca' Foscari di Venezia; Francesco Rullani, Università Ca' Foscari di Venezia; Alberto Russo, Università Politecnica delle Marche; Margherita Russo, Università di Reggio Emilia; Gaetano Sabatin, Università di Roma Tre; Rodolfo Saracci, International Epidemiological Association, Lione, Francia; Antonio Santangelo, Università di Torino; Chiara Saraceno, Collegio Carlo Alberto Torino; Claudio Sardoni, Università di Roma La Sapienza; Maria Savona, University of Sussex; Domenico Scalera, Università del Sannio; Pasquale Scaramozzino, Università di Roma Tor Vergata; Fabiano Schivardi, Università Luiss Roma; Camille Schmoll, Université de Paris; Vincenzo Scoppa, Università della Calabria; Raffaele Scuderi, Università di Enna Kore; Mario Sebastiani, Università di Roma Tor Vergata; Alfonso Senatore, Università della Calabria; Antonio Sileo, Università Bocconi; Annamaria Simonazzi, Università di Roma La Sapienza; Giovanni Sistu, Università di Cagliari; Francesco Sobbrio, Università Luiss Roma; Stefano Solari, Università di Padova; Rodolfo Soncini Sessa, Politecnico di Milano; Eleanor Spaventa, Università Bocconi; Luca Storti, Università di Torino; Lucia Tajoli, Politecnico di Milano; Roberto Tamborini, Università di Trento; Piero Tani, Università di Firenze; Maria Letizia Tanturri, Università di Padova; Renata Targetti, Università di Pavia; Andrea Terzi, Franklin University Switzerland di Lugano; Mario Tiberi, Università di Roma La Sapienza; Patrizio Tirelli, Università Milano Bicocca; Ermanno Celeste Tortia, Università di Trento; Giuseppe Travaglini, Università di Urbino; Ugo Trivellato, Università di Padova; Gilberto Turati, Università Cattolica di Milano; Gianfranco Tusset, Università di Padova; Stefano Usai, Università di Cagliari; Silvia Vacca, Scuola di economia civile; Gianni Vaggi, Università di Pavia; Enzo Valentini, University of Macerata; Elena Vallino, Politecnico di Torino; Paolo Vanin, Università di Bologna; Alberto Vannucci, Università di Pisa; Francesco Vella, Università di Bologna; Gessica Vella, Università della Calabria; Marco Ventoruzzo, Università Bocconi; Cecilia Vergnano, University of Amsterdam; Luciano Vetoretto, Università Iuav di Venezia; Gianfranco Viesti, Università di Bari; Daniele Vignoli, Università di Firenze; Paolo Vineis, Imperial College London; Claudio Virno, economista; Antonio Viscomi, Università Magna Graecia di Catanzaro; Annamaria Vitale, Università della Calabria; Marco Vivarelli, Università Cattolica del Sacro Cuore Milano; Tommaso Vitale, Sciences Po Urban School; Stefano Zamagni, Università di Bologna; Marco Zurru, Università di Cagliari; Guglielmo Faldetta, Università di Enna Kore; Daniele Fano, Skills Together; Pietro Fantozzi, Università degli Studi della Calabria; Francesco Farina, Università LUISS Roma; Francesco Fasani, Queen Mary University London; Vincenzo Fasone, Università di Enna Kore; Carlo Ambrogio Favero, Università Bocconi; Giulia Felice, Politecnico di Milano; Francesco Ferrante, Università di Cassino e del Lazio Meridionale; Livio Ferrante, Università di Catania; Vincenzo Ferrari, Università della Calabria; Giovanni Ferri, Università Lumsa; Simone Ferro, Queen Mary University of London; Valerio Ficari, Università di Roma Tor Vergata; Stefano Figuera, Università di Catania; Marianna Filandri, Università di Torino; Lapo Filistrucchi, Università di Firenze; Nicola Fiorita, Università della Calabria; Achille Flora, Università Orientale di Napoli; Sonia Floriani, Università della Calabria; Michela Floris, Università di Cagliari; Francesco Forastiere, Epidemiologia e Prevenzione


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