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Didattica online, ma come funziona per i ragazzi con disturbi specifici dell’apprendimento?

Dislessia, disortografia, disgrafica e discalculia. Per i ragazzi con DSA la didattica a distanza può rendere ancora più complesso il percorso formativo. Dall’associazione italiana dislessia consigliano: nessuno stravolgimento del piano formativo personalizzato e cambiare i metodi di valutazione, non conta più “cosa” si apprende, ma “come” lo si apprende

di Anna Spena

Gli studenti di tutte le scuole di ordine e grado non faranno ritorno nelle aule prima del prossimo settembre. La didattica a distanza è l’unico strumento che hanno a disposizione oggi. Ma come funziona questo nuova metodologia di insegnamento per tutti gli alunni che hanno disturbi specifici dell’apprendimento (DSA)? Si stima che in Italia le persone con DSA siano circa 2 milioni. E nell’anno scolastico 2017/2018 le certificazioni DSA (relative a dislessia, disortografia, disgrafica e discalculia) sono state 276.109. «È responsabilità della scuola», spiega Cristina Fabbri, docente e formatrice dell’associazione italiana dislessia, «garantire la qualità dei processi di apprendimento per tutti gli studenti, anche a distanza».

«La didattica a distanza», continua, «ha trovato impreparati alunni e docenti. Sono passati ormai due mesi dalla chiusura fisica degli istituti e si sono susseguite tre fasi: una prima di confusione totale sul da farsi, una seconda di stabilizzazione dove si sono date delle regole precise per utilizzare tutti una stessa piattaforma e veicolare li lezioni e contenuti e una terza fase, nella quale ci apprestiamo ad entrare, di riflessione più profonda sulla questione della valutazione».

L’associazione Italiana dislessia è stata inserita nella sezione "inclusione via web" del Ministero dell'Istruzione. E ha costituito una "task force", coordinata da Maria Enrica Bianchi, docente e membro del consiglio direttivo AID, a cui docenti, studenti e genitori possono rivolgersi, tramite la mail daddislessia@aiditalia.org, per avere suggerimenti e consigli concreti su come affrontare queste e altre difficoltà.

«Per i ragazzi o bambini con disturbi specifici dell’apprendimento», spiega Fabbri, «i tempi dell’organizzazione del lavoro “da casa” sono diversi rispetto a quelli della presenza fisica in classe. gli studenti con DSA faticano a gestire in autonomia argomenti nuovi, senza la relativa spiegazione. Anche l’eseguire i compiti senza agganci cognitivi chiari, diventa una difficoltà superata solo grazie a genitori costretti a improvvisarsi insegnanti. Se i docenti non concordano con cura i compiti assegnati e le attività della giornata il carico per i ragazzi con DSA può diventare insostenibile. Chi ha un Disturbo Specifico di Apprendimento, infatti, fatica già nelle lezioni in presenza, ad organizzare i materiali, a gestire il diario, a reperire le schede. Troppi input, differenti dislocazioni dei materiali, possono rendere veramente complesso reperire le attività e dare un senso alle proposte dei docenti. I ragazzi possono sentirsi disorientati e incapaci di fruire della Didattica a distanza».

«Adesso», scrive Maria Rita Salvi, dirigente scolastico e formatrice scuola AID, sul sito dell’associazione«dobbiamo concentrarci sulla fluidità del lavoro che stiamo svolgendo e non sul creare nuovi ostacoli». «Innanzitutto», continua, «modificare i piani di apprendimento personalizzati disorienta la famiglia ed anche lo studente. Cerchiamo di garantire continuità con la precedente situazione, evitando di concentrare troppo l’attenzione sui cambiamenti dovuti all’emergenza. Non è necessario modificare il Piano di Studi Personalizzato, prima di tutto perché questo documento individua gli obiettivi che lo studente deve raggiungere. Non sarà possibile, lo dice il Governo per decreto, raggiungere tutti gli obiettivi delle programmazioni didattiche di questo anno scolastico, ma ci saranno tempi appositamente individuati per recuperare. Questo vale per tutti gli studenti, quindi anche per gli studenti con DSA. Il vero problema è la valutazione, ma non solo per i ragazzi con DSA, per tutti. La valutazione, in tempi di didattica a distanza, cambia prospettiva. Valuta non tanto quello che lo studente sa ma come lo sa, non si concentra su verifiche, compiti in classe, interrogazioni tradizionali, ma guarda a come lo studente cerca informazioni, a come struttura le conoscenze, a come le organizza in un documento, a come le presenta al docente o alla classe, a come riesce a collegarle con altri apprendimenti, a come si orienta nel lavoro, a quanto è puntuale, partecipe, motivato, quanto riesce ad essere autonomo».


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