L'annuncio della ministra Catalfo: «Ho firmato il decreto con il quale è stata reso disponibile il fabbisogno di cassa di 334 milioni di euro necessario al pagamento del cinque per mille 2018, che pertanto potrà avere inizio». Dal Senato, intanto, ok al DPCM sul nuovo 5 per mille
«Ho firmato il decreto con il quale è stata reso disponibile il fabbisogno di cassa di 334 milioni di euro necessario al pagamento del cinque per mille 2018, che pertanto potrà avere inizio»: così in serata di ieri la ministra Nunzia Catalfo ha annunciato l’avvio del pagamento del 5 per mille 2018 agli enti ammessi al beneficio nell’elenco delle Onlus e del volontariato. Tale elenco ha raccolto 10.326.160 preferenze e 652.651 firme generiche al settore sulle 16.477.545 totali, solo per gli enti ammessi, destinando a onlus e volontariato il 67% delle risorse attribuite con il 5 per mille. L'annuncio, la ministra Catalfo, lo ha dato intervenendo ieri pomeriggio alla cabina di regia sul Terzo Settore convocata dal Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. La ministra ha affermato anche che «i competenti uffici ministeriali stanno provvedendo con continuità a tutti i trasferimenti delle risorse finanziarie residue agli enti».
Il DPCM prevede che la pubblicazione degli elenchi degli ammessi e degli esclusi, con relative preferenze ottenute, avvenga entro sette mesi dall’ultimo giorno utile per la presentazione delle dichiarazioni dei redditi (ricordiamo che il 5 per mille può essere destinato non solo attraverso il 730 ma anche con la scheda allegata alla Certificazione unica e al modelle Redditi persone fisiche). Gli importi inferiori ai 100 euro non verranno assegnati all’ente, bensì ripartite all’interno della medesima finalità. L’erogazione del contributo dovrà avvenire entro il termine di chiusura del secondo esercizio finanziario successivo a quello di impiego.
Poche le annotazioni fatte dalla Commissione: la richiesta di valutare l'opportunità di prevedere che una parte anche modesta dell’inoptato possa essere utilizzata per sostenere specifiche gli enti di minori dimensioni, per favorirne la capacità di fundraising e di valutare l'opportunità di far confluire nel cosiddetto "inoptato" anche le risorse rivenienti da soggetti esclusi o i cosiddetti residui (per esempio, gli importi accantonati per enti che non comunicano le coordinate bancarie o nel frattempo hanno cessato l’attività), visto che queste risorse, che pure derivano da una espressione del contribuente, non vengono al momento assegnate.