Cooperazione & Relazioni internazionali

Il nesso tra inquinamento e Covid19, una sfida alla mobilità

A colloquio con Damiano Di Simine, responsabile scientifico di Legambiente Lombardia per capire i dati del contagio in Lombardia. «Non sembra il nesso sia così netto. Ma è auspicabile che si possa agevolare il trasposto attivo, a piedi e in bicicletta». Contenuto a cura del gruppo di lavoro Zoe

di Giovanni Maria Capetta

La prima ipotesi che il coronavirus sia agevolato nella sua circolazione dalla presenza del particolato atmosferico ad oggi non ha evidenze definitive. «Più plausibile, invece, che in una popolazione che è la più esposta in Europa all’inquinamento atmosferico, gli effetti della patologia respiratoria causata dal virus possano aver trovato dei soggetti più fragili e quindi dei dati di mortalità più severi che altrove», sottolinea Damiano Di Simine, responsabile scientifico di Legambiente Lombardia. Questa è un’ipotesi più concreta, ma ci sarà bisogno di dati retrospettivi per convalidarla. «Da tener conto, però, che esiste un dato di mortalità, indotto dall’inquinamento atmosferico che è fuori discussione: se il Coronavirus si aggira intorno ai duecento- trecentomila morti nel mondo, dobbiamo considerare che per l’inquinamento nel mondo vi sono tre milioni di morti all’anno. Inoltre è bene evidenziare che il dato fortemente anomalo della mortalità in Lombardia per Covid-19 non può essere attribuito all’inquinamento, perché altrimenti non si spiegherebbe il dato molto inferiore in Veneto che ha tassi di inquinamento anche superiori a quelli lombardi. La differenza è da ricondurre alla scelta di servizio sanitario operata in Lombardia negli ultimi trent’anni che ha puntato ad altissime prestazioni per quanto riguarda le terapie elettive, ma ha lasciato da parte tutto quello che è medicina preventiva, di base, sul territorio, pagando un costo molto elevato in vite umane e danni economici». Anche l’uscita dall’emergenza potrà comportare problemi rilevanti, soprattutto sul fronte della mobilità. «Le persone non saranno più disposte a stiparsi in mezzi pubblici sovraffollati e il sistema dei trasporti non sarà in grado di moltiplicare i suoi mezzi per aumentare in modo significativo l’offerta. Ci sarà quindi purtroppo un aumento della mobilità privata e non si potrà neanche riempire bene le automobili per rispettare le norme di distanziamento. Se nei grandi agglomerati per il pendolarismo bisognerà inevitabilmente tener conto di ciò, è auspicabile che nelle stesse grandi città si possa agevolare il trasposto attivo, a piedi e in bicicletta, salutare dopo tre mesi di immobilità forzata».


Zoe è un gruppo di lavoro che da anni collabora per la realizzazione di format televisivi. In questo momento difficile, ha deciso autonomamente di produrre dei contenuti video utilizzando le piattaforme di comunicazione che il lockdown consente. L’obiettivo è quello di risultare utili, fornendo un piccolo contributo ad una corretta informazione e dando voce a tutti coloro che possano aiutarci ad interpretare questa crisi epocale. VITA è lieta di poter ospitare il loro prezioso lavoro.


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