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Nasce Changemakers United, la piattaforma europea per innovare

Il prossimo 20 maggio con un evento Ashoka, promotrice del progetto, presenterà la mappatura delle 20 soluzioni generate dai partecipanti dal portale. Nel contempo nascerà il Social Innovation Fund il cui obiettivo sarà di accelerarle

di Federico Mento

Siamo nel tempo delle incertezze. Le nostre lenti interpretative faticano a mettere fuoco ciò che sta avvenendo, risulta ancor di più difficile comprendere cosa ci attenderà nei prossimi mesi. In queste settimane, mi è capitato di tornare spesso sulle pagine della Fine del Mondo di Ernesto De Martino.

In uno dei contributi, l’autore racconta dell’incontro avuto con un pastore calabrese, al quale De Martino si rivolse chiedendo informazioni su come arrivare ad un certo bivio stradale. Il pastore salì sull’auto, iniziando a manifestare disagio poiché non riusciva più a scorgere dal finestrino dell’auto il “Campanile di Marcellinara”. Così intenso fu il malessere del passeggero – racconta De Martino – che dovettero tornare indietro e riportare il pastore a portata di sguardo del campanile. Il campanile rappresenta lo spazio fisico, culturale e simbolico che abilitava l’essere nel mondo del pastore, la sua capacità di agire come soggetto. De Martino utilizzò il campanile come l’immagine del mondo rurale prossimo all’”apocalisse culturale”, mentre la modernità che bussava con vigore alla porta aveva come limite l’oblò di un’astronave.

La fine del mondo non rappresenta letteralmente la conclusione del “mondo”, quanto piuttosto l’inizio del “mondo di domani”. La “fine del mondo”, oggetto della ricerca demartiniana, si è consumata con lentezza, senza strattoni improvvisi, mentre oggi la crisi sembra averci proiettato in un immediato passaggio, una frattura nella contemporaneità da cui, secondo alcuni osservatori, potrebbe affiorare l’inizio di una nuova epoca. Non sappiamo, tuttavia, se la perdita del campanile sarà temporanea, come per il pastore di Marcellinara, o piuttosto irreversibile, ciò che possiamo immaginare è che vi saranno dei cambiamenti profondi.

Come organizzazione globale ci siamo lungamente interrogati sul nostro contributo in questa fase. Una riflessione non semplice: Ashoka non lavora “a contatto” con i beneficiari, bensì ha l’ambizione di contribuire a generare cambiamenti sistemici supportando le comunità changemakers. Mai nella vita quarantennale della nostra organizzazione c’è stato un tempo più propizio al tema del cambiamento come quello che stiamo attraversando. Abbiamo deciso di non tentennare dinnanzi alle sirene di una repentina conversione della nostra missione sulla strada dell’emergenza, al contrario pensiamo che il tempo del cambiamento sia adesso.

Da queste considerazioni è nata l’iniziativa “Changemakers United”, una piattaforma europea che ha come obiettivo selezionare, rafforzare e trasferire 20 soluzioni innovative, sviluppate dai nostri Fellow, che affrontino gli effetti della crisi. Il prossimo 20 maggio (link all’evento), in un evento online, presenteremo la mappatura delle 20 soluzioni, potendo contare sulla presenza del Premio Nobel Kailash Satyarthi, Ashoka Fellow dal 1995.

Nei prossimi mesi, queste soluzioni, esito di un paziente lavoro di mappatura che ha coinvolto oltre 120 Fellow europei, saranno accompagnate dallo staff di Ashoka e dai nostri partner, che metteranno a disposizione competenze pro-bono, per arrivare a costituire un warehouse di idee innovative pronte per essere trasferite-replicate. Al medesimo tempo, daremo vita ad un Social Innovation Fund il cui obiettivo sarà supportare l’accelerazione delle soluzioni. Chiudersi in noi stessi sarebbe la soluzione più agevole ed efficiente, rafforzare così le mura perimetrali che proteggono la nostra comunità, al contrario, solo praticando l’empatia, mettendo a disposizione le nostre esperienze, i nostri saperi potremo provare a dare un senso alla “fine di quel mondo” che abbiamo conosciuto, immaginando e costruendo uno nuovo.


*Federico Mento, co-direttore di Ashoka Italia


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