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La maternità surrogata è un abbandono programmato

In Ucraina 46 neonati attendono i loro genitori, "parcheggiati" in un hotel dalla società che gestisce accordi di utero in affitto. «Aspettavamo una voce dalle autorità del nostro Paese, dove la maternità surrogata è un reato. Invece è silenzio totale», dichiara Paola Crestani, presidente del Ciai. «Chiediamo al Governo italiano che prenda sotto tutela i bambini commissionati da coppie italiane e che verifichi l’idoneità delle coppie prima di affidare loro i bambini».

di Sara De Carli

Sono passati quasi venti giorni da quando la Biotexcom ha pubblicato su YouTube il video dei 46 neonati “parcheggiati” in culline allineate in un grade salone dell’Hotel Venezia, in Ucraina, in attesa che i genitori vadano a prenderli. Una scena surreale, con 46 neonati inquadrati e messi in bella mostra, lindi e rosei, fra gli occhi sorridenti di giovani donne in divise con fenicotteri, il volto coperto dalla mascherina d’ordinanza, come se fosse tutto normale, a parte l’intoppo del lockdown. Come se la maternità surrogata non destasse scandalo più, come se non fosse – come lo chiama invece Paola Crestani, la presidente del Ciai, un «abbandono programmato».

«Aspettavamo una voce dalle autorità del nostro Paese, dove la maternità surrogata è un reato, ma il silenzio totale ci spinge a denunciare una situazione veramente grave, che questo fatto ‘inusuale’ porta alla luce in tutta la sua drammatica realtà», dichiara Crestani. Il Ciai è stato il primo ente ad aver introdotto in Italia l’adozione internazionale nel 1968 e sollecita oggi una risposta dalle autorità del nostro Paese rispetto ad un tema che ora si manifesta in tutta la sua gravità. Usa, Italia, Spagna, Gran Bretagna, Cina, Francia, Germania… siamo citati subito al secondo posto nel video, qualcosa vorrà dire. Ci raccontano che i bambini crescono e prendono peso, che fanno ginnastica e il bagnetto, che ogni giorni le tate coi fenicotteri sulla divisa li portano all’aperto per una passeggiata, fanno parlare la pediatra che li segue. Non basta, evidentemente. «Occuparsi di adozione internazionale per noi, da più di 50 anni, significa battersi per la tutela dei diritti dei bambini ed in particolare di quelli senza famiglia. Battaglie contro le malpratiche dell’adozione internazionale, le compravendite dei bambini a scopo di adozione, la cosiddetta “adozione in pancia”, lo sfruttamento del corpo e della dignità delle donne a questo scopo. La pratica della maternità surrogata, non dimentichiamolo, è reato nel nostro Paese e infatti le coppie che la praticano ricorrono all’escamotage del riconoscimento da parte del padre del figlio generato su commissione che verrà poi ‘adottato’ dalla moglie»: ricorda ancora Crestani.

«Ma la maternità surrogata è, di fatto un abbandono programmato e stimolato dall’offerta economica tanti anni di esperienza accanto ai bambini che l’abbandono lo hanno sperimentato fanno comprendere come questo possa avere conseguenze sul benessere psicofisico delle persone», prosegue Crestani. «Ci uniamo alla richiesta rivolta da molte organizzazioni femministe che si sono appellate all’ambasciatore italiano in Ucraina Davide La Cecilia e al Ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Rispetto alla situazione creatasi a Kiev chiediamo al Governo italiano che prenda sotto tutela i bambini che sono stati commissionati da coppie italiane e che si faccia carico di verificare, oltre ai rilievi penali della vicenda, l’idoneità delle coppie, attraverso gli stessi criteri e procedure del percorso adottivo, prima di affidare loro i bambini», conclude Crestani.

Oggi intanto Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa greco-cattolica ucraina e l’arcivescovo Mieczyslaw Mokrzycki, presidente ad interim della Conferenza episcopale ucraina hanno firmato un documento che prende posizione contro la pratica dell’utero in affitto. L’agenzia Sir riferisce che nel comunicato, i vescovi cattolici ucraini affermano di sostenere l’appello del Commissario per i diritti umani del Parlamento ucraino «di vietare la tratta internazionale di minori in Ucraina a livello legislativo, chiedendo e intimando di vietare la maternità surrogata di qualsiasi specie (altruistica o commerciale) e di assicurare ai neonati la tutela necessaria e la possibilità di adozione da parte delle famiglie».


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