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Libano. La didattica a distanza per i bambini rifugiati siriani

A causa dell'emergenza Coronavirus i centri educativi "Back to the Future" sono chiusi da febbraio: con smartphone e nuove partnership proseguiamo a distanza il progetto sostenuto dal fondo fiduciario regionale dell'Unione europea in risposta alla crisi siriana

di Redazione

Secondo l'UNESCO, in seguito alle misure per contenere la diffusione del COVID-19, il 68,5% dei bambini e ragazzi nel mondo non possono andare a scuola.

In Libano, dall'inizio della pandemia e in linea con la decisione del governo di chiudere tutte le istituzioni scolastiche, il progetto Back to the Future ha sospeso le attività nei suoi centri educativi.

«Stiamo facendo tutto il possibile per non perdere i progressi fatti dai bambini», spiega Davide Amurri chief of party di Back to the Future,«In Libano più di 630.000 bambini siriani rifugiati hanno tra i 3 e i 18 anni; tra questi il 60% non va a scuola. A questa generazione perduta si aggiungono oltre 447.000 libanesi vulnerabili che hanno bisogno di assistenza educativa. Questo è il motivo per cui qui l'istruzione è fondamentale e la chiusura delle scuole ancora più preoccupante».

Il progetto "Back to the Future" mira a fornire un ambiente protettivo e l'accesso a opportunità educative a 16.955 bambini vulnerabili sia siriani sia libanesi. Tra gli interventi previsti per il triennio 2019-2021, oltre alle attività scolastiche ed extrascolastiche, la riqualificazione di 18 scuole pubbliche e 4 centri educativi frequentati da 12.200 bambini e ragazzi. Il progetto è sostenuto dal fiduciario regionale dell'Unione europea in risposta alla crisi siriana e implementato da un consorzio di tre ong: AVSI, War Child Holland e Terre des Hommes Italia.

Educazione a distanza per 264 bambini e ragazzi
Per il programma di alfabetizzazione e matematica di base (BLN – Basic Literacy and Numeracy) 136 studenti utilizzano la piattaforma Kytabi, che offre fiabe, giochi e tutorial per imparare l'arabo, l'inglese e il francese. Le assistenti sociali del progetto, tramite i gruppi WhatsApp con i genitori, condividono contenuti adatti al livello di conoscenza dei bambini e aiutano i genitori a seguire i figli nei compiti.

Nelle prossime settimane i ragazzi di età compresa tra 10 e 14 anni potranno studiare arabo e matematica grazie al programma di didattica digitale Can't Wait to Learn sviluppato da War Child Holland.

Reem e Ahmad
«Ayda è la mamma di Reem (10 anni) e Ahmad (12 anni) che a febbraio avevano iniziato a frequentare le lezioni di matematica e alfabetizzazione di base nel Phoenix Forum centre, nel Libano del sud», spiega Rima, educatrice di AVSI, «Quando a fine febbraio, a causa del lockdown, il centro è stato chiuso e i suoi figli non hanno più potuto frequentare il centro, Ayda ci ha chiesto di continuare a seguirli. Abbiamo iniziato con Whatsapp e da metà aprile ha introdotto anche la piattaforma Kytabi. Ogni giorno Ayda ci invia le foto dei disegni dei suoi due bambini e ci racconta che li appendono insieme nella loro camera».

Il numero di bambini coinvolti è in aumento, nonostante le difficoltà. «Alcuni genitori hanno accesso a un tipo di connessione limitato solo a WhatsApp», spiega Walaa Dandachli, capo progetto di Back to the Future, «Perciò abbiamo deciso di fornire un pacchetto dati per usare internet e stiamo lavorando per ottimizzare gli strumenti che utilizziamo a seconda delle diverse fasce di età».

Attività educative anche per i più piccoli
Il 12 maggio è partita la collaborazione con l'ong locale Seenaryo per proseguire il programma educativo per la prima infanzia (Community-based Early Childhood Education). Seenaryo ha sviluppato contenuti digitali per bambini dai 3 ai 5 anni: storie da ascoltare, canzoni, spunti per attività da svolgere a casa. I 120 bambini hanno ricevuto un kit (cancelleria e un libricino) per questo nuovo percorso, per loro ma anche per i genitori, che potranno sempre contare sullo staff di Back to the Future e hanno accolto con entusiasmo l'iniziativa.

«Speriamo di poter incontrare presto tutti i bambini nei nostri centri educativi», conclude Amurri, «Per questo motivo abbiamo scelto partner che possano convertire le attività on line anche in presenza».