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Basta minori dietro le sbarre con le madri. Una speranza dal Decreto giustizia

In discussione in queste ore un emendamento di Cittadinanzattiva per case famiglie protette per detenute con figli minorenni. «Una soluzione per un problema di cui si parla poco e che chiede soluzioni urgenti. Nonostante le buone leggi ed una giurisprudenza favorevole, la presenza di bambini nelle carceri, assieme alle madri detenute, rappresenta un paradosso gravissimo ed irrisolto», commenta Laura Liberto, coordinatrice di Giustizia per i diritti

di Redazione

Ci sono ancora bambini ristretti assieme a madri detenute e che si trovano costretti a trascorrere i loro primi anni di vita all’interno degli istituti penitenziari. Oggi un passo importante e significativo può essere fatto per dare una risposta a questo problema: tra gli emendamenti al “Decreto giustizia” in discussione alla Commissione Giustizia del Senato ce n’è uno promosso da Cittadinanzattiva che recepisce una parte importante delle proposte dell’organizzazione. Si tratta di una disposizione finalizzata a favorire la rapida individuazione e realizzazione di nuove case famiglia protette per detenute con figli minorenni, ove promuovere percorsi di reinserimento, grazie ad apposite convenzioni tra il ministero della Giustizia e gli enti locali. La proposta di emendamento vede come prime firmatarie le senatrici Cirinnà, Valente e Rossomando. Una proposta che rappresenterebbe una prima soluzione concreta, sia nell’emergenza che al di là di essa, per consentire percorsi del tutto alternativi alla detenzione nel circuito penitenziario di bambini e delle loro madri
«Questa è una questione che non desta interesse nel dibattito pubblico, ma riveste un obiettivo valore perché ha direttamente a che vedere con la tutela di soggetti particolarmente vulnerabili», commenta Laura Liberto, coordinatrice di Giustizia per i diritti di Cittadinanzattiva.

«Si tratta di piccoli numeri», continua Liberto, «nei momenti di massima capienza le presenze hanno sfiorato la sessantina, nelle ultime settimane sono ridotti a poche unità, ma con il rischio che rientrino in carcere una volta superata la fase emergenziale. Nella maggior parte dei casi, si tratta di donne e bambini provenienti da contesti di grande marginalità e disagio sociale. Nonostante le buone leggi ed una giurisprudenza favorevole, la presenza di bambini nelle carceri, assieme alle madri detenute, rappresenta un paradosso gravissimo ed irrisolto. Le diposizioni in materia, infatti, restano spesso inattuate per una serie di limitazioni, di natura sia giuridica che economica, tra cui la mancanza sul territorio di case famiglia dedicate ad ospitare i piccoli con le loro madri».

Durante l’emergenza sanitaria che negli scorsi mesi ha pesantemente interessato anche gli istituti penitenziari, la nostra organizzazione – si legge in una nota di Cittadinanzattiva – ha più volte richiamato l’attenzione delle istituzioni su questa situazione, sollecitando il Governo ad adottare misure volte a mettere in sicurezza i bambini presenti nelle strutture di pena, assieme alle loro madri, anzitutto per scongiurare il pericolo, anche solo potenziale, di una loro esposizione al contagio.

Non solo. «Non ci siamo limitati a richiedere l’adozione di provvedimenti provvisori», conclude Liberto, «ma le nostre proposte sono tese a predisporre soluzioni definitive e durevoli ed a cogliere l’occasione per evitare che i bambini, una volta superata la fase dell’emergenza, tornino a fare ingresso in carcere. Ci auguriamo, quindi, che la proposta trovi la più ampia condivisione nell’iter parlamentare di conversione del Decreto Legge e che si cominci, così, a restituire necessaria centralità alla tutela della salute psicofisica dei bambini, al di sopra di ogni altra ragione».

In apertura image by Mabel Amber from Pixabay


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