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Urgenza in Madagascar: salvare dalla fame famiglie e persone

I salesiani del Madagascar chiedono a Missioni Don Bosco di assicurare continuità alla distribuzione di alimenti a 70 nuclei familiari e a una casa-famiglia nella città di Ivato. Il Covid-19 è solo l’ultimo anello di una emergenza sanitaria costante

di Redazione

Due mesi di supplenza all’aiuto che non può partire come di consueto dagli Stati Uniti d’America a causa della pandemia da Covid-19. I salesiani di Ivato in Madagascar si sono rivolti a Missioni Don Bosco per non interrompere la distribuzione di alimenti essenziali a 70 nuclei familiari della cittadina, vicina all’aeroporto della capitale dello Stato africano, distante 18 chilometri.

250 sacchi di riso prodotto localmente, 70 sacchi di fagioli, 25 taniche di olio per cucinare sono la riserva per la sopravvivenza due mesi della fascia più povera della popolazione costituita da circa 500 persone, in maggioranza donne. A queste riserve si deve aggiungere il detergente per curare l’igiene in maniera particolare durante l’espansione in corso dei contagi da coronavirus: 360 saponette, anche queste prodotte in un laboratorio malgascio. L’eccezionalità della richiesta ci consente di conoscere la situazione di questo angolo di Madagascar, Paese in cui Missioni Don Bosco sostiene anche altri progetti.

Un Paese escluso dallo sviluppo economicoCollocato al vertice della biodiversità (a fianco dell’Amazzonia), questo Stato è salvaguardato dalla sua insularità da contaminazioni naturali e culturali, ma è anche condannato per questa stessa ragione a un isolamento dai flussi dello sviluppo. Ci ricorda don Graziano De Lazzari, economo di Ivato, che “il Madagascar è un Paese povero, il quinto tra i più poveri de mondo”.La località in cui si trova l’opera salesiana si trova sull’altipiano centrale, a 1.300 metri di altitudine; fa parte della grande periferia di Antananarivo, conta 28mila abitanti. In questo periodo là si vive l’autunno, con giornate umide e nottate fredde a circa 11 gradi: “Stiamo entrando nel periodo dell’inverno australe” osserva il religioso per sottolineare che il fabbisogno alimentare richiede maggiori apporti calorici in questo periodo che cade mentre “le famiglie povere si trovano in maggiore difficoltà per la pandemia”.

Ivato è “il dormitorio di chi lavora alla capitale. La gente vive alla giornata grazie a piccoli lavori: lavanderia per conto delle famiglie benestanti, lavaggio auto, carico e scarico di merce al mercato” spiega don Graziano. “In questo periodo di confinamento che dura già da più di due mesi e che è previsto debba continuare per un periodo indefinito, visto l’aumento quotidiano dei casi di contagio, le famiglie senza un lavoro fisso sono ancora più in difficoltà perché le norme di igiene e sicurezza sanitarie prevedono distanziamenti e restrizioni a vari livelli”.

I salesiani aiutano queste persone con il riso vitaminizzato e cereali che la Congregazione fa arrivare due volte l’anno dagli Usa. il secondo container per il 2020, previsto per il mese di giugno, non può partire a causa delle restrizioni anti-contagio. Il progetto sottoposto a Missioni Don Bosco prevede la distribuzione di riso, di legumi, di olio e di sapone due volte la settimana per un periodo di due mesi, in attesa che la spedizione da oltreoceano possa essere sbloccata. “In questo periodo sottoposto alla pandemia del covid-19 è urgente poter assicurare la sussistenza alle fasce più deboli e senza altre possibilità di aiuto” rimarca l’economo di Ivato.

La comunità salesiana è composta da sette confratelli, dei quali tre sono direttamente coinvolti nell’aiuto alle famiglie povere e disagiate, non solo per i casi di nutrizione ma anche di malattia o costruzione di piccole case. Tutta la comunità salesiana partecipa alla preparazione dei sacchetti con il necessario da distribuire: l’economo cura la parte organizzativa e gli acquisti, il direttore si incarica di ricevere e di distribuire i pacchi con l’aiuto di un terzo confratello. Nella stessa casa ha sede una emittente, Radio Don Bosco, strumento che non serve solo all’intrattenimento ma anche alla comunicazione sociale una volta di più necessaria in questo tempo.

La distribuzione dell’aiuto alimentare è governata con precisione: “Ogni nucleo è provvisto di un quadernetto con i dati anagrafici per poter effettuare un monitoraggio dei bisogni: in questo modo si possono regolare gli aiuti e mantenere un contatto più puntuale con ciascuno dei membri” spiega don Graziano, da buon padre di questa grande famiglia. “Abbiamo iniziato con le nostre risorse a comprare riso, fagioli e il sapone per le mani: facciamo la distribuzione due volte la settimana, come in precedenza. Non avendo un magazzino capiente per stoccare il tutto, prenderemo ogni quindici giorni i quantitativi necessari. Ci stiamo organizzando per evitare doppie o mancate consegne, istituendo una lista e fornendo un carnet di registrazione per ogni destinatario”.

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A beneficiare del sostegno alimentare sono i diretti destinatari, 310 donne e 190 uomini, ma anche il loro vicinato o, meglio, le loro famiglie allargate: un numero che non si riesce a stimare con precisione. I nuclei sono in gran parte costituiti dalla madre e dai figli, con il padre che ha lasciato la casa. C’è poi una casa-famiglia con 25 bambini ospiti.

Su questa situazione si è abbattuta la pandemia: “i casi di contagio stanno aumentando quotidianamente” riferisce don Graziano, “ma per ora a Ivato i decessi sono due”. Ma questo è “solo” un problema che si aggiunge a quelli gravi già presenti. Preoccupa la febbre dengue, una malattia infettiva causata da un altro virus endemico, che si manifesta inizialmente in maniera simile al Covid-19 per poi degenerare in alcuni casi in forma emorragica e poi di shock con conseguente morte. Così come lontana da soluzione è la prevenzione per la diffusissima malaria.