Cooperazione & Relazioni internazionali

No, i migranti non importano il Covid

I 28 migranti risultati positivi al Covid sono tenuti in isolamento e monitorati da un team di esperti della Croce Rossa Italiana a bordo della Moby Zaza. La situazione è totalmente sotto controllo e non si conosce l'origine del contagio. È bastato così poco per far riesplodere "la caccia al migrante", ma i fatti avvenuti nel Mediterraneo nelle ultime settimane raccontano un'altra storia

di Alessandro Puglia

Sono bastati oggi i titoli di Libero e il Giornale a titolare "Importiamo il virus" o "Sbarcano col virus" dopo il trionfante tweet dell'ex ministro dell'Interno che ha postato la foto della nave Moby Zaza con la scritta 28 clandestini positivi al virus, per dirci ancora una volta che di quelle persone in fuga dall'inferno non sappiamo nulla e che non è stato mai così facile accrescere divisioni.

C'è chi scalpitava dalla sua tastiera e non solo i giornali di una certa parte della politica per trasformare la nave predisposta per la quarantena dei migranti "in nave lazzaretto", "quello che tutti temevano". Niente di più inesatto.

Secondo informazioni ricevute dalla Croce Rossa Italiana la situazione a bordo della Moby Zaza è più che mai sotto controllo, con i 28 soggetti che sono risultati positivi e asintomatici assolutamente isolati. La Croce Rossa con un team di esperti, medici e mediatori culturali, è infatti a bordo della "nave quarantena" sin dal primo giorno come già avvenuto per la nave Rubattino. Ai migranti a bordo (attualmente 257) vengono quotidianamente applicate tutte le misure previste dai protocolli per contrastare il Covid 19, a iniziare dai tamponi che vengono eseguiti in ingresso e in uscita dopo i 15 giorni previsti dalla quarantena.

Inoltre, il virus questo sconosciuto, ci ha dato prova di quanto sia difficile stabilire l'origine del contagio e nel caso dei migranti in fuga da guerre e persecuzioni l'origine del contagio diventa quanto mai un dettaglio significativo. I 28 positivi asintomatici hanno contratto il virus nel loro paese di origine, durante la traversata, nella fase dei soccorsi, in Italia? Nessuno al momento può saperlo, però per frenare la caccia all'untore basterebbe ricordare alcuni fatti di cronaca avvenuti negli ultimi giorni nel Mediterraneo centrale.

Due naufragi, uno a largo delle coste tunisine con oltre 40 morti e uno in Libia con 12 morti. Il corpo di una bambina di poco più di quattro mesi di vita è stato recuparato dalla Croce rossa libica nella spiaggia di Sorman: indossava ancora il suo pigiamino in cui era disegnato un coniglietto aviatore. Il 20 maggio 2020 dalla Moby Zaza si è tuffato in mare un ragazzo tunisino di 22 anni, morto nel disperato tentativo di raggiungere le coste della Sicilia a nuoto. Dal 16 all 22 giugno sono arrivati in Italia 177 migranti mentre 477 sono stati catturati dalla guardia costiera libica e riportati nelle prigioni libiche dove sono costretti a pagare nuovamente alimentando così il traffico di esseri umani. Questi sono i fatti, spesso ignorati dai media, che sono avvenuti nell'ultimo periodo nel Mediterraneo Centrale. E i soccorsi, quanto mai necessari da parte di chi – nonostante la pandemia – continua a salvare vite umane in mare.


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