Education & Scuola

Alunni stranieri, il buco nero dei 14 anni

Sono il 9,7% degli alunni presenti nelle scuole d'Italia, in leggero calo. Nonostante i miglioramenti, le distanze tra gli studenti italiani e quelli di origine migratoria rimangono notevoli: nell’anno scolastico 2018/2019 gli studenti italiani in ritardo sono complessivamente il 9,1% contro il 30,1% degli studenti con cittadinanza non italiana. Il massimo divario si riscontra nella scuola Secondaria di II grado dove le percentuali diventano rispettivamente 19,3% e 57,0%.

di Sara De Carli

Scende la percentuale di alunni con cittadinanza non italiana nelle nostre scuole. Nell’anno scolastico 2018/2019 su 8.580.000 studenti, quelli con cittadinanza non italiana erano 857.729 di cittadinanza non italiana: il 9,7% del totale contro il 10,0% dell’anno precedente. In particolare, a fronte di un calo complessivo della popolazione scolastica di quasi 85 mila unità (pari all’1%), gli studenti con cittadinanza italiana hanno registrato una flessione di oltre 100mila unità (-1,3%) a fronte, invece, di una crescita di 16mila studenti con cittadinanza non italiana (+1,9%). Sono i dati contenuti nel report "Gli alunni con cittadinanza non italiana" pubblicato annualmente dal Ministero dell'Istruzione.

La quota dei nati in Italia sul totale degli studenti di cittadinanza non italiana è salita al 64,5%, oltre un punto percentuale in più rispetto al 2017/2018 (63,1%): si tratta quindi in larghissima parte di bambini nati e cresciuti in Italia, da genitori non italiani. Nell’ultimo anno tuttavia si è evidenziata una leggerissima ripresa degli studenti neoarrivati: 22.984 in tutto, ossia 1.430 in più rispetto all’anno prima, con un aumento nella scuola Secondaria di I e II grado rispettivamente di 549 e di 934 unità e un decremento di 53 unità nella scuola Primaria.

La maggior parte degli studenti con cittadinanza non italiana si concentra nelle regioni del Nord (65%), seguite dal Centro (22%). La presenza nel Mezzogiorno è di poco superiore al 13%. La Lombardia si riconferma la regione con il più alto numero di studenti (217.933), circa un quarto del totale presente in Italia (25,4%). In rapporto alla popolazione scolastica regionale invece il valore più alto a livello nazionale si registra in Emilia-Romagna, dove gli studenti con cittadinanza non italiana sono il 16,4% degli studenti. In Lombardia sono il 15,5%, in Toscana il 14,1%, in Umbria il 13,8%, in Veneto il 13,6% e in Piemonte il 13,5%. Al Sud l’incidenza degli studenti con cittadinanza non italiana è ovunque inferiore alla media nazionale del 10%, con un indice che varia tra il 7,5% dell’Abruzzo e il 2,6% della Sardegna.

Il 46,3% degli studenti con cittadinanza non italiana proviene da un Paese europeo. A seguire, ci sono gli studenti di provenienza o origine africana (25,7%) e asiatica (20,1%). La cittadinanza più rappresentata è quella rumena, con quasi 158 mila studenti. Nell’insieme, gli studenti di origine rumena e albanese (116mila) rappresentano quasi un terzo degli alunni stranieri in Italia (31,9%). Gli studenti marocchini sono circa 105mila (12,2%) costituiscono la comunità più consistente del continente africano nonché la terza in valore assoluto in Italia. All’interno della quarta comunità rappresentata sui banchi di scuola, quella cinese (54.381 alunni), è da evidenziare il fatto che gli studenti nati in Italia in questo gruppo rappresentano ben l’83,1% del totale.

I tassi di scolarità degli studenti con cittadinanza non italiana sono prossimi a quelli degli italiani nella scuola dell’obbligo, mentre a 17 e 18 anni di età, nell’ultimo biennio della Secondaria di II grado, il tasso di scolarità degli studenti con cittadinanza non italiana diminuisce fino al 66,7% rispetto all’80,7% degli studenti italiani. Il report del Ministero evidenzia questa «brusca interruzione della frequenza scolastica che avviene a 17 e 18 anni e che di conseguenza impedisce a un terzo degli studenti con cittadinanza non italiana di realizzare una formazione più completa per l’inserimento nel mondo del lavoro». Le differenze di genere evidenziano che l’interruzione scolastica investe in misura più preoccupante le ragazze rispetto ai ragazzi: fra i diciassettenni con cittadinanza non italiana, vanno a scuola l’89,9% dei ragazzi e appena il 59,0% delle ragazze. L’altro ambito educativo in cui la scolarità degli studenti con cittadinanza non italiana è nettamente inferiore a quella degli italiani, è la scuola dell’Infanzia: se il 96% dei bambini di quell’età con cittadinanza italiana va alla scuola dell’infanzia, fra i bambini con cittadinanza non italiana residenti in Italia, ci va solo il 79,2%. Anche qui le bambine risultano svantaggiate rispetto ai bambini.

In valori assoluti, 10 province assorbono da sole il 41,4% del totale degli studenti con cittadinanza non italiana: prima in graduatoria è la provincia di Milano con 92.104 studenti (+3.147 rispetto al 2017/2018), seguita da Roma e Torino con rispettivamente 63.488 e 39.405 presenze. Le altre province con maggior numero di studenti sono nell’ordine: Brescia (33.053 studenti), Bergamo (25.757), Firenze (22.311), Bologna (22.013), Verona (20.718), Modena (18.541) e Padova (17.880). Quando però si considera l’indicatore degli studenti con cittadinanza non italiana in rapporto alla popolazione scolastica locale, la graduatoria delle province cambia decisamente, evidenziando al primo posto la provincia di Prato dove, gli alunni di cittadinanza non italiana rappresentano il 26,8% del totale. Seguono le province di Piacenza (22,7%), Mantova (18,5%), Asti, Parma, Cremona e Brescia (poco sopra il 18%). La provincia di Brescia ha un numero di studenti con cittadinanza non italiana tra i più elevati, sia in termini assoluti sia in percentuale.

In base alle disposizioni ministeriali del 2010, il numero di alunni con cittadinanza non italiana con ridotte conoscenze della lingua italiana non deve superare di norma il 30% degli iscritti in ciascuna classe e in ciascuna scuola. Il limite del 30% può essere innalzato a fronte della presenza di alunni con cittadinanza non italiana già in possesso di adeguate competenze linguistiche. Sono il 6,4% le scuole con un numero degli studenti con cittadinanza non italiana superiore al 30% del totale, in crescita. Complessivamente il 18,3% delle scuole non ha alcun studente con cittadinanza non italiana; il 58,9% ne ha fino al 15%; il 16,4% ne ha tra il 15 e il 30%. Da segnalare l’aumento delle scuole in cui gli studenti di origine migratoria rappresentano la maggioranza: dal 2017/2018 al 2018/2019 le scuole “over 50%” sono passate da 729 a 805, di cui oltre la metà (483) sono scuole dell’Infanzia. Seguono 247 scuole dell’istruzione Primaria, in aumento di 24 unità rispetto al precedente anno scolastico. Con riferimento al tema della concentrazione a livello di classe, i dati segnalano un costante leggero aumento delle classi con oltre il 30% di alunni con cittadinanza non italiana: 5,9% nel 2018/2019 rispetto al 5,6% nel 2017/2018, al 5,3% nel 2016/2017 e al 5,0% nel 2015/2016. I dati però comprendono gli studenti di origine migratoria nati in Italia: escludendo questi alunni, le classi con oltre il 30% di alunni con cittadinanza non italiana nati all’estero si riducono allo 0,5%.

Nell’anno scolastico 2018/2019 l’81,8% degli studenti stranieri con 10 anni di età frequenta regolarmente la quinta classe di scuola Primaria. A 14 anni, corrispondenti alla frequenza della prima classe di Secondaria di II grado, la percentuale degli studenti di origine migratoria con percorso di studio regolare si ferma al 58,6% mentre il 39,4% frequenta ancora una classe di scuola Secondaria di I grado. A 18 anni la percentuale di studenti regolari è scesa al 36,2% contro il 63,8% in ritardo. Tra gli studenti di Secondaria di II grado in ritardo si annoverano circa 35.600 studenti di età 19-20 anni e oltre, di cui il 39,8% si trova ancora al primo o al secondo anno di corso. Il ritardo scolastico colpisce gli studenti più delle studentesse. I dati di trend segnalano comunque miglioramenti rispetto al passato: nel 2010/2011 gli studenti con cittadinanza non italiana in ritardo erano il 23,5% a 10 anni, il 61,5% a 14 anni e il 79,2% a 18 anni contro – rispettivamente – il 18,2%, il 41,4% e 63,8%. Nell’ambito della tendenza positiva, i dati confermano che il primo biennio di scuola Secondaria di II grado è cruciale nel causare un ritardo scolastico.

Nel 2010/2011 nel passaggio d’età da 14 anni a 15, l’incidenza dei ritardi aumentava di oltre 10 punti percentuali (da 61,5% a 71,6%); nel 2018/2019 la percentuale degli studenti in ritardo a 15 anni aumenta rispetto ai quattordicenni di 12,5 punti percentuali passando dal 39,4% al 51,9%. La stessa tendenza si osserva anche tra i 15 e i 16 anni. Nonostante i miglioramenti, le distanze tra gli studenti italiani e quelli di origine migratoria rimangono notevoli: nell’anno scolastico 2018/2019 gli studenti italiani in ritardo sono complessivamente il 9,1% contro il 30,1% degli studenti con cittadinanza non italiana. Il massimo divario si riscontra nella scuola Secondaria di II grado dove le percentuali diventano rispettivamente 19,3% e 57,0%.

Gli alunni con cittadinanza non italiana sono quelli a più alto rischio di abbandono del sistema formativo e di diventare NEET. Nel 2018 l’indicatore ELET (Early Leaving from Education and Training) riferito agli studenti stranieri è pari al 37,6% a fronte di una media nazionale del 14,5%, a sua volta distante di 4 punti percentuali dall’obiettivo europeo 2020 uguale al 10%.


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