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The Human Library: libri viventi per abbattere i pregiudizi

I libri sono le persone narranti, l’ascolto e l’incontro si traducono nel prestito, l’ascoltatore è il lettore, il catalogo è costituito da un abstract e da un titolo che sintetizza l’argomento della storia e il mediatore tra catalogo e lettori è il bibliotecario. Un viaggio nelle Biblioteche Viventi italiane

di Marilù Ardillo

Ogni volta che generiamo un cambiamento nella nostra esistenza accade perché sentiamo un’emozione, di qualunque natura essa sia. È l’emozione che scuote, che risveglia, che provoca una sollecitazione fisica. E che ci costringe a porci delle domande.
Probabilmente da questa intuizione è partito Ronni Abergel, quando nel 2000 a Copenhagen ha creato la Menneskebiblioteket, la cui traduzione inglese è The Human Library.
Ha creato uno spazio sicuro per conversazioni personali che coinvolge due persone che non si conoscono, sedute una di fronte all’altra. E che nel tempo di 30 minuti possono mettere in condivisione la loro storia.

Dopo aver perso un amico che è stato pugnalato, Ronni ha deciso di diventare un attivista non violento. Ha co-fondato nel 1988 la ONG “Stop The Violence Movement”, che ha ottenuto il riconoscimento nazionale per il suo straordinario lavoro con i giovani.
Poco dopo, nella primavera del 2000, per implementare le attività e i valori alla base di “Stop The Violence”, insieme a suo fratello Dany e i suoi colleghi Asma Mouna e Christoffer Erichsen, ha dato vita alla Human Library Organization.
Il primo evento è stato aperto per otto ore al giorno per quattro giorni consecutivi: inaspettatamente ha accolto oltre un migliaio di persone.
«Come possiamo comprenderci, se non abbiamo l’opportunità di parlarci?». Un quesito semplice quello posto da Abergel. E allora lui questa opportunità l’ha creata e ha scelto di calcare la metafora della Biblioteca dandole una connotazione assolutamente innovativa: rendendola vivente.
In Danimarca la biblioteca ha uno spiccato ruolo sociale che la rende un forte collettore della comunità; anche per questo si è scelto di imprimere questa forma a quella che nel tempo è diventata una vera e propria metodologia di apprendimento.
La terminologia è la stessa a cui siamo abituati da sempre: i libri sono le persone narranti, l’ascolto e l’incontro si traducono nel prestito, l’ascoltatore è il lettore, il catalogo è costituito da un abstract e da un titolo che sintetizza l’argomento della storia e il mediatore tra catalogo e lettori è il bibliotecario. A differenza della consueta Biblioteca, nella Human Library ciascuna di queste parti respira. E agisce. E lo fa in virtù di un auspicio: costruire nuove modalità di rete, difendere i diritti umani, generare un cambiamento culturale, favorire l’inclusione sociale, abbattere pregiudizi e stereotipi.
Ascoltare la storia della vita di una persona che non conosciamo, così come facciamo ogni volta che leggiamo un libro, soprattutto se in un contesto di dialogo positivo, ci insegna a sospendere il giudizio, a stabilire un contatto con il dolore nostro e dell’altro, ad accrescere la nostra conoscenza circa realtà che quotidianamente subiscono atteggiamenti di discriminazione ed esclusione.
Ad oggi Abergel e i suoi collaboratori stanno contribuendo ad introdurre la Human Library anche in Sudafrica, Tunisia, Pakistan, India, Indonesia, Ecuador, Perù, Mongolia e Israele.
Sono integrati nelle scuole superiori, si adoperano per fare formazione medica e aziendale, per migliorare la comprensione della diversità e creare comunità più inclusive attraverso la valorizzazione delle differenze culturali, religiose, sessuali, sociali ed etniche.

Il primo convegno italiano sulle Human Library è stato inaugurato il 6 Ottobre 2017 a Pistoia, nella Biblioteca San Giorgio. Nel 2015 grazie all’Associazione Culturale Pandora a San Giovanni Valdarno (AR) nasce la Human Library Toscana, una delle poche in Italia ad aver ricevuto il riconoscimento da parte dell’organizzazione internazionale.
È Sandra Gambassi, presidente dell’Associazione Pandora, a gestire le attività della Human Library Toscana, insieme a Paolo Martinino che ne è diventato il coordinatore.
Altre Biblioteche Viventi popolano le città di Verona, Milano, Bergamo, Treviso, Torino, Palermo e Bruxelles, dove tre ragazzi italiani lavorano in particolare con il comune di Saint-Gilles.
Allestire una Human Library richiede un grande impegno, una pianificazione attenta e una preparazione accurata. Gli organizzatori di solito provengono da ambienti diversi: ci sono persone che lavorano in grandi istituzioni, educatori sui diritti umani, attivisti dei diritti civili ma anche bibliotecari o gruppi di giovani e volontari. Chiunque può entrare a far parte della comunità degli organizzatori in tutto il mondo, basta condividere gli stessi valori e rispettare le regole della metodologia. Solo in questo modo si può continuare a mantenere integro il movimento e incrementarne l’impatto sociale.

Chi vive ai margini normalmente non ha la possibilità di esprimere il proprio punto di vista: questo movimento globale serve soprattutto a questo, a generare una corale di voci inascoltate, perché si creino nuove connessioni, perché si rafforzi la fiducia all’interno della comunità, si favorisca uno strumento di consapevolezza che incrementi l’empatia e prevenga i conflitti.
Stare seduti a pochi centimetri dall’altro e avere un tempo e uno spazio all’insegna dell’intimità e del raccoglimento, non può che avvicinare le persone. E cambiare gli stati d’animo, che poi cambiano le convinzioni, che poi cambiano le azioni.
In virtù di questo, la Human Library Toscana in questi anni ha portato il suo catalogo di circa 50 libri viventi in luoghi ed eventi selezionati accuratamente, come la Festa dei popoli, il Festival dei Diritti, il Festival dell’Educazione, il Meeting Internazionale Antirazzista, e ha celebrato con autentica compartecipazione la Giornata Internazionale del Rifugiato e dell’Omofobia, Bifobia e Transfobia, mettendo a disposizione di centinaia di lettori-ascoltatori una serie di esperienze umane che, come ii libri più belli, dopo l’ultima pagina spesso ci entrano dentro e continuano a vivere nel nostro tempo.
La Human Library Toscana sceglie di lavorare, in un comune o un quartiere, in sinergia con altre Associazioni del territorio, individuando e raccogliendo insieme le storie più significative per poi proporle attraverso una formazione specifica.

Nei “Questionari di fine esperienza” i lettori-ascoltatori possono restituire quanto ricevuto esternando il proprio sentire, possono lasciare i propri contatti e decidere di diventare nuovi libri viventi. Possono raccontare la storia per cui sono stati giudicati, attribuendole un titolo come “Extracomunitaria”, “Mamma diversa di bambino disabile”, “Un cinese”, “Da clandestino a prete”, “La vita in un bicchiere”.

La maggior parte dei lettori-ascoltatori alla fine di ogni prestito-ascolto suggerisce di allungare i tempi della conversazione: segno evidente di quanto abbiamo bisogno di rimanere aggrappati agli altri, alla loro bellezza.

Martedì 7 Luglio 2020 alle ore 18:00 la Fondazione Vincenzo Casillo dialogherà in diretta sulla sua pagina Facebook con Sandra Gambassi e Paolo Martinino, referenti della Human Library Toscana, offrendo loro Un Caffè Verde e promettendovi uno dei loro Incontri che fanno bene.


Le foto sono state gentilmente concesse da Human Library Toscana (credits Lucia Baldini) e Human Library Organization


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