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Borrelli: «Servizio Civile? Il Governo non ha alcun interesse a investire»

«Dopo mesi trascorsi a riconoscerne i tanti meriti, in particolare durante l'epidemia da Covid-19, l'esito è stato il ritiro, da parte del Governo, dell'unico emendamento che prevedeva fondi adeguati. È chiaro che il servizio civile non è nell’agenda politica». Il contributo del presidente del Forum Nazionale Servizio Civile

di Enrico Maria Borrelli

Dopo mesi trascorsi a dibattere sul rilancio e sul potenziamento del servizio civile, riconoscendogli non ultimo il merito di aver ingaggiato 30mila giovani e migliaia di organizzazioni del terzo settore durante l'epidemia da Covid-19, per sostenere i più fragili e rispondere ai bisogni delle comunità locali, l'esito di tanta attenzione è stato il ritiro, da parte del Governo, dell'unico emendamento al Decreto Rilancio che prevedeva fondi adeguati ad avviare tutti i progetti presentati dagli enti lo scorso 29 maggio.

A mantenere alta l'attenzione sul servizio civile è stata invece Forza Italia, dalle difficili fila dell'opposizione, che grazie al proprio movimento giovanile e al diretto interessamento di alcuni parlamentari, in primis l'ex ministro Mariastella Gelmini, hanno chiesto e ottenuto un milione di euro aggiuntivi.

Un risultato simbolico, ne siamo tutti consapevoli, che testimonia tuttavia due cose: la prima è che il servizio civile non rientra nell’agenda politica di questo governo. La seconda, a mio avviso più preoccupante, è che per attuare quanto previsto dall’ambiziosa quanto squattrinata riforma del servizio civile (Dlgs n.40/2017), lo Stato non intenda assolutamente investire.

Eppure sulle pagine dell’Avvenire abbiamo letto in questi mesi interventi accorati di intellettuali, accademici, forze sociali ed esponenti politici, tra i quali non è mancato neanche il premier Giuseppe Conte.

Tutti concordi nel riconoscere l’enorme valore del servizio civile e nel sottolineare quanto potenziale vi sia ancora da esplorare, da mettere al servizio del Paese, dei suoi bisogni, dei suoi giovani. Persino delle future emergenze (che scongiuriamo!).

Potenziarlo e rilanciarlo, questo è il motto. Un dibattito animato ma, per la maggior parte dei casi, partecipato da chi il servizio civile neanche sa come funziona. Come non apprezzare infatti la generosa disponibilità degli accademici che si offrono di aiutare a fare formazione ai giovani (non sapendo che si tratta di 2.400.000 ore per i soli 30.000 giovani attualmente in servizio, distribuiti per altro in tutte le regioni d’Italia e in decine di paesi esteri). Come non condividere il richiamo alla maggiore solidarietà dovuta dagli enti di servizio civile, ignorando che vi siano già oggi persone e strutture impiegate a tempo pieno senza alcun sostegno economico da parte dello Stato. Come non riconoscere, infine, l’importanza educativa e formativa per i giovani che, come in tanti vorrebbero, dovrebbero prestare servizio gratuitamente (25 ore a settimana per 12 mesi) se non anche obbligatoriamente. Come non riconoscere, in questo dibattito, il totale disorientamento al quale ci inducono politiche e politici, senza voler in alcun modo affrontare il principale nodo alla base di una riforma seria, quanto reclamata, del servizio civile: le risorse economiche necessarie a renderlo una politica strutturale, che coinvolga un numero sempre maggiore di giovani e offra l’indispensabile sostegno economico ai progetti e agli enti nei quali i giovani dovranno vivere la loro esperienza di servizio alla Patria.

Per dirla con le parole esemplificative di una funzionaria regionale: non ve lo ha mica detto il medico che dovete fare servizio civile. E queste parole le ritengano indirizzate a loro i 32.488 volontari in servizio, i 358 enti titolari di accreditamento, i 12.073 enti di accoglienza e le decine di migliaia di Operatori Locali di Progetto che presidiano le 50.658 sedi di attuazione distribuite su tutto il territorio nazionale e in moltissimi Paesi esteri. E votassero di conseguenza.


*Enrico Maria Borrelli presidente del Forum Nazionale Servizio Civile


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