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Venezia Liquida, la verità su una laguna a rischio estinzione

Diretto dal regista veneziano Giovanni Pellegrini e prodotto dalla società Ginko Film il documentario svela, attraverso gli occhi dei suoi abitanti, una città messa a repentaglio da cambiamenti climatici e turismo di massa

di Lorenzo Maria Alvaro

Diretto dal regista veneziano Giovanni Pellegrini e prodotto dalla società Ginko Film, “Venezia Liquida” svela una città che si trova a rischio di sopravvivenza, a causa dei cambiamenti climatici e del turismo di massa. Ne sono testimoni un gruppo di uomini e donne che vivono Venezia giorno per giorno, a diverso titolo, e che hanno accettato di raccontarla da diverse prospettive. Sono il vogatore Nicola, il pescatore Giorgio, la ricercatrice Maria, l'ambientalista Davide, e altri ancora.

“Venezia Liquida”, le cui riprese si concluderanno a fine 2020 e che affronterà le spese di montaggio grazie a un Crowdfunding in corso sulla piattaforma produzionidalbasso.com, intende proporre un inedito ritratto della città veneta, lontano dalla rappresentazione retorica delle sue virtù e il più possibile autentico grazie alla parola di chi crede che un'altra Venezia sia ancora possibile.

Vita.it ha accolto il progetto “Venezia Liquida” dando spazio sulle sue “Storie” a 4 puntate che da luglio fino a settembre mostreranno il percorso di investigazione sulla città condotto dal regista e dalla sua troupe e che troverà la sua forma definitiva in un film la cui uscita è prevista per il 2021.

Così il regista Giovanni Pellegrini si racconta e svela i motivi che lo hanno spinto a dare vita a questo progetto:

«Sono veneziano e come molti miei concittadini posso dire di essere nato in barca. Da bambino mio padre mi portava a vogare con quella che mi sembrava una gondola, poi da ragazzino ho scoperto la “vela al terzo”, la vela praticata con le barche tradizionali e le loro caratteristiche vele colorate, e navigando con la mia sanpierotaho cominciato a conoscere le isole della laguna, un vero e proprio arcipelago dimenticato, dove isole selvagge si alternano a solitari borghi dalle case colorate.

La passione per le barche ha continuato ad accompagnarmi nella mia vita, all’università mi sono laureato con una tesi in storia della navigazione e poi ho intrapreso un’attività turistica con la mia barca, portando i miei clienti a conoscere gli angoli più remoti e sconosciuti della laguna di Venezia. Poi, desideroso di inseguire il sogno di fare film, ho abbandonato l’attività e mi sono iscritto a una scuola di cinema. Ora faccio il regista. L’amore per la laguna è rimasto lo stesso e ancora oggi percorrendo quei canali che ormai conosco a memoria provo la stessa emozione di quando li esploravo per la prima volta.

Da anni sento l’esigenza di raccontare la mia Venezia, una città che vedo scomparire lentamente, soffocata da un turismo che la riempie ogni giorno di più ma che allo stesso tempo la sta svuotando dei suoi abitanti. Vivo con profonda amarezza questa situazione, soprattutto quando sento i miei genitori ricordare assieme agli amici la città della loro infanzia, una città piena di vita e di colore in cui abitavano più di 150.000 persone. Oggi gli abitanti sono poco più di 50.000 e molte zone di Venezia ormai non sono più abitate, al contempo però alcune delle sue strade spesso sono talmente sature di turisti che è impossibile percorrerle.

Ultimamente poi sono successe delle cose che hanno evidenziato ancora di più la fragilità della mia città. Lo scorso novembre siamo stati colpiti da una settimana di acque alte che hanno messo la città in ginocchio. Il 12 novembre la marea ha raggiunto i 187 centimetri sul livello del medio mare, sommergendo alcune zone della città con oltre un metro d’acqua. Tutta Venezia ha sofferto enormemente questo disastro e appena le cose stavano cominciando a ripartire siamo stati colpiti dal lockdown. Certo, tutto il mondo sta soffrendo per via del Covid-19, ma Venezia sembra aver dimostrato ancora di più la sua fragilità. In questi mesi di chiusura forzata e di sospensione delle attività lavorative abbiamo potuto cogliere quanto il turismo abbia modificato la struttura della città, con intere aree trasformate in B&B diffusi e che nei giorni del lockdown erano immerse in un silenzio assordante, quello di una città fantasma.

Questi fatti non hanno fatto altro che fortificare la mia volontà di realizzare questo documentario, che è un sogno nato molti anni fa, convincendomi della necessità di raccontare come, al di là della vetrina turistica, esista ancora una città unica al mondo che sta vivendo un momento cruciale della sua storia millenaria in cui deve decidere se ricostituirsi come una comunità urbana, trasformarsi in modo irrimediabile in un parco a tema o diventare altro ancora.

Credo che “Venezia Liquida” possa offrire allo spettatore una chiave di lettura più universale in quanto il periodo che sta vivendo Venezia è paradigmatico di due dei grandi fenomeni che stanno caratterizzando la nostra epoca: il cambiamento climatico e il fenomeno dell’Overtourism. L’acqua alta è un fenomeno noto a Venezia da secoli, ma purtroppo nel futuro molte città al mondo dovranno imparare a convivere con questo fenomeno. Per quanto riguarda il turismo di massa, a Venezia si è dimostrato come questo modello sia sì remunerativo, ma anche in grado di snaturare ed in qualche modo uccidere i luoghi dove si insinua.

Camminando per Venezia questa trasformazione è a dir poco evidente, ed è sempre più difficile scorgere ancora la vitalità di una città. Il luogo dove l’anima della città continua a sopravvivere è nei suoi canali e nella sua laguna, l’ultimo pezzo di città che appartiene ancora ai veneziani. Di qui la scelta di impostare il film da un punto di vista acquatico. Fare le riprese di questo documentario è stato bellissimo, e quasi vorrei non terminassero mai, ora è arrivato il moneto del montaggio.

Nelle prossime settimane pubblicheremo degli assaggi del film, buona visione!"


“Venezia Liquida” è sostenuto da Legambiente, Associazione Vela al Terzo e Associazione Settemari


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