Sanità & Ricerca

In Lombardia c’è stata una tempesta virale. Lo dicono i dati

Presentato uno studio realizzato dai ricercatori dell'Ospedale Niguarda di Milano e del Policlinico San Matteo di Pavia e promosso da Fondazione Cariplo. Il virus Sar-CoV-2 ha colpito la regione con un "assalto multiplo e concentrico", almeno due i ceppi in circolazione da metà gennaio. Dallo studio anche importanti indicazioni a chi lavorerà sul vaccino e sulle cure. I risultati a disposizione della comunità scientifica internazionale

di Antonietta Nembri

«Siamo qui per parlare di futuro» a dirlo il presidente di Fondazione Cariplo Giovanni Fosti aprendo la conferenza stampa per presentare i dati di uno studio su Sars-CoV-2 in Lombardia, condotto dall’Ospedale Niguarda di Milano e dal Policlino San Matteo di Pavia, promosso dalla stessa Fondazione. Uno studio che è a oggi il più ampio condotto sul sequenziamento del virus in Lombardia (sono state analizzate le sequenze genomiche virali di circa 350 pazienti di diverse aree lombarde) e che ha permesso di fare una fotografia di quanto accaduto nella regione a partire dall’inizio dell’anno. Ma che permette anche di dire con Alberto Mantovani, coordinatore della Commissione ricerca scientifica di Fondazione Cariplo e direttore scientifico dell’Istituto Humanitas che al di là dell’aver mostrato come la Lombardia sia stata colpita da due tsunami «i risultati dello studio confermano anche che il virus è stabile in una molecola che è l’ancora che il virus usa per infettare le cellule. E questo è un dato importante per gli studi sui vaccini, ma anche per le terapie con anticorpo sia con plasma sia con anticorpi monoclonali».

Il presidente Fosti nell’introdurre l’incontro ha tenuto a sottolineare non solo quanto questa ricerca generi una conoscenza sul Covid-19 «che può contribuire a fare importanti passi avanti per contrastare la pandemia», ma anche quanto la fondazione consideri fondamentale il proprio impegno a favore della ricerca di eccellenza «dal 1991 abbiamo investito oltre 500 milioni». Una ricerca che è a disposizione di tutti secondo la policy open access in uso da tempo in Fondazione Cariplo «Abbiamo bisogno di conoscenza che non sia proprietaria, ma generativa», ha sottolineato Fosti.


Da sinistra: Carlo Mango, Alberto Mantovani, Carlo Federico Perno e Fausto Baldanti

Hanno poi preso la parola Carlo Federico Perno, responsabile scientifico dello studio, già direttore della Medicina di laboratorio del Niguarda e Fausto Baldanti, responsabile del laboratorio di virologia molecolare del San Matteo di Pavia e dell’Università di Pavia. Perno ha premesso: «Abbiamo scelto di parlare con i dati, perché i dati non chiacchierano». E sono proprio i dati a mostrare «inequivocabilmente che il virus è entrato in Lombardia prima di quel che si pensasse in origine e, soprattutto, lo ha fatto con assalti multipli e concentrici di linee virali diverse, in luoghi diversi ma in tempi molto vicini tra loro»

Aiutandosi con una serie di slide Fausto Baldanti ha ripercorso la storia di Sars-CoV-2 a partire dal 30-31 dicembre 2019 in Cina, passando dall’avviso dell’Ecdc (il centro europeo di prevenzione e controllo delle malattie) del 10 gennaio su un nuovo Coronavirus cinese fino ad arrivare alla notte tra il 20 e 21 febbraio con il paziente di Codogno. Tuttavia, ha sottolineato «Il virus ha caratteristiche genetiche molto più simili a quelli oggi presenti in Europa che non a quelli circolanti in Cina. L’ingresso non è diretto dalla Cina ma mediato da una fase europea. Quando è stato riscontrato il primo caso di Codogno era già presente nella zona nord della regione (l’area di Bergamo con Alzano e Nembro, ndr) in una forma leggermente diversa», ha aggiunto Baldanti.

L’analisi comparativa dei genomi virali, derivati da tamponi raccolti dal 22 febbraio al 4 aprile scorso, fa risalire l’ingresso di Sars-CoV-2 in Lombardia alla seconda metà di gennaio. Dato questo corroborato dalla valutazione della sieroprevalenza di anticorpi neutralizzanti il virus nei donatori di sangue dalla Zona Rossa di Lodi che ha permesso di identificare 5 soggetti sieropositivi tra il 12 e il 17 febbraio 2020, oltre che di stimare la diffusione dell’infezione. Perché si sviluppino gli anticorpi neutralizzanti servono tra le 3 e le 4 settimane dopo l’infezione avvenuta quindi presumibilmente intorno alla metà di gennaio.

Sulla Lombardia si è scatenata una tempesta perfetta. Andando a guardare la variabilità virale riscontrata nel territorio lombardo è stato possibile identificare due catene maggiori di trasmissione. Una si è diffusa principalmente nel nord della regione a partire dal 24 gennaio con il territorio di Bergamo al centro, mentre l’altra ha caratterizzato l’epidemia del sud della Lombardia almeno dal 27 gennaio con le province di Lodi e Cremona. Il professor Perno ha però precisato che non si tratta di due ceppi virali differenti dal momento che le mutazioni nucleotiche sono solo 7 su un totale di circa 30mila basi di genoma virale. «La scarsa variabilità virale riscontrata, sia nel tempo sia nelle diverse aree geografiche supporta l’ipotesi di un vaccino efficace» ha spiegato Perno

La presenza del Coronavirus a partire dalla seconda metà di gennaio non esclude che il virus circolasse già in tempi precedenti «Non è possibile esclude che tale circolazione silente, multipla e simultanea di ceppi diversi, possa aver esacerbato la già elevatissima trasmissibilità del virus e aver creato così una tempesta virale in una regione densamente popolata rendendo difficili gli interventi di contenimento della diffusione» hanno sottolineato i ricercatori.

Rispondendo a una sollecitazione Perno ha messo in guardia dal considerare il Coronavirus Sar-CoV-2 più buono «è sempre quello. È il virus più infettivo che abbia mai visto e sembra fatto per restare – diversamente da Sars e Mers – La ricerca mostra che la sua variabilità è scarsa e questo ci fa pensare che abbia mantenuto la sua infettività. Il Covid-19, la malattia, ha perso parte della sua potenza perché è oggi più controllabile, la diagnosi è precoce».

Nel corso dell’incontro Carlo Mango, direttor dell’Area ricerca scientifica e trasferimento tecnologico di Fondazione Cariplo ha presentato un nuovo bando “Data science for science and society” che mette a disposizione 2 milioni di euro con l’obiettivo di sostenere progetti di ricerca multidisciplinari nel campo della Data Science per potenziare la comprensione di temi complessi e socialmente rilevanti al fine di produrre conoscenza utile e orientare politiche processi decisionali di persone e cose. «L’attuale emergenza sanitaria ha reso particolarmente evidente l’importanza de dati nel comprendere fenomeni complessi e attuare interventi puntuale», ha osservato Mango. Il bando è disponibile sul sito di Fondazione Cariplo.

In apertura foto by fernando zhiminaicela from Pixabay


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