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Volontari in cure palliative, arriva la formazione omogenea in tutta Italia

Sancita a dieci anni dalla legge 38 l'Intesa sui percorsi omogenei di formazione dei volontari che operano nella rete di cure palliative. Soddisfazione della FCP, che rappresenta 7mila volontari: «Un passo importante affinché tutti i volontari possano avere, a livello nazionale, competenze omogenee che garantiscano la qualità dell’assistenza a tutela della dignità dei malati bisognosi di cure palliative»

di Redazione

La Conferenza Stato Regioni, nella seduta del 9 luglio ha raggiunto l’Intesa sui profili formativi omogenei per il volontariato nelle reti di cure palliative e di terapia del dolore. Si tratta di un passo atteso da dieci anni, sin dalla legge 15 marzo 2010, n. 38 (articolo 8, comma 4).

«Dopo un lungo percorso e a dieci anni dalla promulgazione della Legge 38/2010, è una grande soddisfazione poter aggiungere un altro tassello al suo pieno completamento. Un tassello importante poiché il volontariato è una risorsa preziosa per le Cure Palliative, ne è parte fondante e contribuisce alla sua sostenibilità, oltre ad essere espressione di solidarietà civile delle nostre Comunità», afferma Stefania Bastianello, Presidente della Federazione Cure Palliative, che raccoglie 92 organizzazioni non profit in cui operano oltre 7.000 volontari.

Il riconoscimento del ruolo fondamentale del volontariato in Cure Palliative e, pertanto, il richiamo alla necessità di attivare adeguati percorsi formativi omogenei su tutto il territorio nazionale è uno dei passaggi più importati della legge 38/2010, annota la FCP, che già dal 2010 ha collaborato con le istituzioni e in particolare con il CTS (Comitato Tecnico Sanitario) del Ministero della Salute, per redigere un documento tecnico sui percorsi formativi dei volontari e successivamente ha dedicato due numeri della collana “Punto e Virgola” alla “Formazione dei Volontari – Core Curriculum del Volontario” (2013) e alla “Selezione dei Volontari” (2018): contenuti che sono stati recepiti nel documento di Intesa approvato nella Conferenza Stato-Regioni del 9 luglio.

Come riportato nell’Intesa, le Organizzazioni di volontariato rivestono un ruolo fondamentale, attraverso la partecipazione dei volontari, nelle équipe multidisciplinari e multiprofessionali dedicate alla presa in carico e all'assistenza dei malati inguaribili e delle loro famiglie. Il volontario è una persona che opera – gratuitamente – all'interno dei servizi di Cure Palliative ponendo al centro del suo operato il malato inserito nel proprio contesto socio-famigliare. Lo accompagna nel percorso di malattia anche in fase terminale, e lo sostiene con interventi – coordinati e integrati con l'equipe curante – finalizzati ad alleviare la sofferenza esistenziale, psicologica e sociale, sviluppando una efficace relazione di aiuto con il malato stesso e con la famiglia.

La formazione del volontario si realizza attraverso un percorso distinto in una prima fase di selezione, poi in una fase di didattica pura volta alla acquisizione di competenze specifiche e quindi dal tirocinio sul campo, per l’affinamento delle competenze relazionali e di lettura dei bisogni del contesto famigliare. La formazione iniziale prosegue con una formazione continua di aggiornamento a cadenza annuale.

L’Intesa raccomanda che le organizzazioni che gestiscono attività di volontariato in Cure Palliative uniformino i loro processi di selezione, formazione e organizzazione del volontariato secondo le indicazioni dell’Intesa stessa. «Questa Intesa del 9 luglio 2020 disciplina finalmente le metodologie che guideranno il processo di selezione e formazione dei volontari, affinché essi possano avere, a livello nazionale, competenze omogenee che garantiscano la qualità dell’assistenza a tutela della dignità dei malati bisognosi di cure palliative», conclude Bastianello.

Foto Pixabay


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