Attivismo civico & Terzo settore

Una Mano alla Vita, i pionieri delle cure palliative

Il presidente della onlus, Pier Giorgio Molinari sottolinea: «concentreremo il 5permille che i contribuenti ci assegneranno quest’anno su un unico progetto dal carattere innovativo, denominato “Hospice Diffuso”»

di Pier Giorgio Molinari

Una Mano alla Vita è stata costituita nel 1986 con lo scopo di curare e assistere a domicilio malati terminali di cancro in un periodo in cui non esisteva alcun tipo di sostegno a favore di questi pazienti che, dimessi dai reparti oncologici degli Ospedali, venivano lasciati totalmente a carico di famiglie spesso disperate e prive di qualsiasi competenza.

Per diversi anni, in assenza di un intervento strutturato da parte del Servizio Sanitario Nazionale, Una Mano alla Vita ha remunerato medici ed infermieri che, al termine del loro turno in Ospedale, si recavano a domicilio di malati per combatterne il dolore da cancro con l’utilizzo degli oppioidi, all’epoca non gratuiti e con un uso pratico difficoltoso a causa di una prescrizione a dir poco farraginosa.

Periodo pionieristico in cui si iniziava a parlare di “Cure Palliative” che ponevano l’attenzione non solo sulla malattia (la cui prognosi purtroppo era infausta) ma anche sui bisogni psicologici e umani del malato e della sua famiglia. Periodo difficile che ha però portato a risultati notevoli, primo fra tutti la creazione della Federazione Cure Palliative, una rete nazionale ora di 92 organizzazioni non profit, la cui attività congiunta di informazione e pressione, ha facilitato l’approvazione di una legge, la n. 38 del 15 marzo 2010, che garantisce a tutti l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore, la gratuità della cura, dei medicinali e dell’assistenza e la presa in carico dei bisogni dei malati terminali, clinici e non.

I progetti che finanziamo, in parte anche con il 5permille, vogliono far sì che i diritti sanciti in tale legge, una delle migliori in Europa, non rimangano sulla carta. Abbiamo scelto come partner con cui collaborare due strutture sanitarie pubbliche, le Unità di Cure Palliative e gli Hospice dell’Ospedale Niguarda di Milano e dell’ASST Nord Milano. Malgrado i passi in avanti compiuti dagli inizi eroici, le loro équipe di assistenza continuano ad avere carenze di personale specializzato. Una parte delle nostre risorse è quindi impiegata nel retribuire medici palliativisti, psicologi ed infermieri da inserire nelle équipe in difficoltà. Da anni consideriamo tuttavia essenziali anche i progetti della cosiddetta “medicina integrativa”, attività quali la pet therapy, la musicoterapia, l’arteterapia e la riflessologia che, in combinazione con le cure palliative, migliorano la qualità di vita dei pazienti consentendo loro di comunicare bisogni, non solo clinici, inespressi.

Ma c’è un nostro progetto dal carattere innovativo, denominato “Hospice Diffuso”, sul quale concentreremo il 5permille che i contribuenti ci assegneranno quest’anno. Da 4 anni due nostri medici palliativisti sono impegnati in attività di formazione in cure palliative dei colleghi di alcuni reparti dell’Ospedale Niguarda con un percorso di lezioni ed audit che consentirà a questi ultimi di gestire e monitorare i pazienti con malattie croniche progressive in fase avanzata, ricoverati nei loro reparti. Tale attività di formazione, unita a quella di consulenza, permetterà al personale medico ospedaliero di individuare precocemente in pazienti affetti da tumore o da altre malattie, ad evoluzione infausta, il bisogno di cure palliative invece che di terapie e medicinali inutili, se non dannosi.

Dal 2018 al 2019 le consulenze presso i vari reparti di Niguarda sono passate da 1120 a 1603, da 570 a 697 presso il Day Hospital oncologico. La collaborazione tra i nostri due medici palliativisti con gli oncologi e gli specialisti d’organo ha permesso di individuare decine di pazienti, che, avviati tempestivamente alle cure palliative, hanno beneficiato di un fine vita qualitativamente più sereno, “accompagnati” dalle loro famiglie in modo condiviso e consapevole. Vorremmo che il nostro progetto continuasse anche nei prossimi anni formando man mano i medici di altri reparti ospedalieri. E il 5×1000 in questo obiettivo ci sarà di grande aiuto.


*Pier Giorgio Molinari, presidente Una Mano alla Vita Onlus


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