Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Solidarietà & Volontariato

Riconoscenza e riconoscimento: le chiavi per unire impresa e volontariato

Reti del volontariato e impresa sono chiamate a uno sforzo comune: impegnarsi per fare sistema e nel riconoscimento dell'altro. Ne abbiamo discusso con Massimo Mercati (Aboca) e Tiziano Vecchiato (Fondazione Zancan). Ecco il video dell'incontro

di Redazione

«Non si dà virtù senza utile pubblico, né senza ostacoli superati dal virtuoso […] Dunque vi deve essere una proporzione fra le virtù e i premi in ragion composta dell’utile che apportano alla società e dei sacrifici che costano al loro autore».

Parole che risalgono a due secoli fa. Parole attualissime, queste di di Giacinto Dragonetti, un allievo del Genovesi, tra i padri dell'economia civile.

Ed è da questo nesso tra virtù e bene comune, tra riconoscimento dell'agire civile del volontariato e le sue ricadute sui modelli "for profit" che si è svolto ieri il secondo dei nove appuntamenti mensili che Vita organizza con il CSV di Padova nell'ambito di Padova Capitale Europea del Volontariato.

Ospiti: Massimo Mercati, AD di Aboca, un'azienda di famiglia che oggi conta oltre 1500 dipendenti, autore del recente L'impresa come sistema vivente (Aboca edizioni, 2020), Tiziano Vecchiato, direttore della Fondazione Zancan, e i nostri Riccardo Bonacina e Marco Dotti. Come sempre, riproponiamo (qui sopra) il video dell'incontro, andato in diretta sulla nostra pagina Facebook.

Se pensiamo alle parole di Dragonetti, osserva Mercati, allora in un'impresa «il profitto si configura allora come premio e non come incentivo: esso diventa il necessario riconoscimento alla virtù che si esplica nel perseguimento dell’utilità sociale».

Al centro di questo pensiero, ha commentato il sociologo Tiziano Vecchiato, troviamo il concetto di reciprocità che trova un fondamento nell'articolo 4 della nostra Costituzione, che ribadisce che «ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società».

un concetto chiave, in questa prospettiva, è quello di riconoscimento. Il filosofo Paul Ricoeur ricordava come il termine francese "reconnaissance" abbia in sé una doppia valenza: riconoscimento e riconoscenza.

Se si riconosce all'altro «la compartecipazione a una comune tensione verso il bene, allora capiamo che cosa intendesse Dragonetti parlando di premi, distinguendoli dagli "incentivi"», ha commentato Bonacina. Intendeva che l'incentivo è un « prezzo da pagare per indurre qualcuno a fare una cosa che fatica a fare, mentre il premio è un segno tangibile del riconoscimento e della reciproca fiducia». Fiducia, ha concluso Mercati, che interconnette comunità e impresa, lavoro e dono. Volontariato e riconoscimento sociale.

La vera gratuità, aveva d'altronde spiegato Luigino Bruni nella prima di queste conversazioni, tesse relazioni. La falsa – quella di molta "generosità" calata dall'alto, che però non crea sistema – rischia di distruggerle. Per questo serve un impegno corale, affinché le reti di generosità e d'impresa si interconnettano sempre più. In vista di un comune obiettivo: il bene comune.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA