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Education & Scuola

Scuola: l’istruzione viene prima dei banchi

Il tema della riapertura a settembre doveva e dovrebbe essere affrontato di pari passo a un ragionamento di lungo periodo per imparare a prevenire e controllare l’emergenza senza continuare ad accumulare altro ingiustificabile ritardo

di Adelaide Iacobelli

Esattamente al contrario della ricorrente citazione «bene o male, purché se ne parli», per descrivere il modo con cui viene trattato il tema della riapertura delle scuole dovremmo dire «bene o male, purché NON se ne parli».

In effetti, ripensando alle questioni più dibattute dell’ambito scolastico ricordiamo il tema del poter bocciare chi non si era collegato nelle ore di didattica a distanza o le modalità di svolgimento dell’esame di maturità o, ancor più tristemente, il plexiglass nelle classi o i banchi con le rotelle. Tutti argomenti che, nel bene e nel male, ci consentono solo apparentemente di parlare di scuola, senza affrontare la realtà preoccupante in cui vive da tempo il nostro sistema di istruzione.

Dando per assodato che una pandemia inevitabilmente stravolge tutto ciò che ci riguarda, è difficile però non osservare che il sistema scolastico del Paese, già debilitato, non ha avuto la forza necessaria per reagire. Nonostante si sia attivata quanto prima la serietà e la passione dei dirigenti scolastici, dei docenti e degli studenti, vivere in uno dei Paesi europei che investe meno sulla scuola ci ha reso estremamente vulnerabili. Ora, però, avremmo l’opportunità di reagire, di riconoscere gli errori commessi e rilanciare sul futuro.

Il tema della riapertura a settembre dovrebbe essere affrontato di pari passo a un ragionamento di lungo periodo per imparare a prevenire e controllare l’emergenza senza continuare ad accumulare altro ingiustificabile ritardo.

Programmare l’apertura delle scuole non è solo delegare ai Dirigenti scolastici ogni scelta in nome dell’autonomia scolastica, ma è ripensare la scuola e il suo rapporto con il territorio, investire nell’assunzione e nella formazione continua della classe docente, disegnare nuovi spazi altamente tecnologici e sostenibili per le infrastrutture scolastiche, valorizzare gli studenti e sostenere economicamente le situazioni di maggiore vulnerabilità, ripensare i processi di apprendimento perché si nutrano di curiosità e di stupore, non di voti e di classificazioni.

Ci auguriamo che di tutto questo si parli quanto prima, perché come adulti, giovani e bambini possiamo entrare al più presto nella scuola inclusiva e innovativa che da tempo aspettiamo.

*Segretaria Nazionale del Movimento Studenti di Azione Cattolica


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