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Berruto: «Il silenzio degli sportivi europei? Colpevolmente assordante»

Mentre negli Stati Uniti lo sport professionistico si ferma in blocco per protestare contro le violenze della polizia e il razzismo in Europa l'unica voce sportiva è stata quella di Lewis Hamilton. «È una responsabilità unicamente degli atleti esprimersi su quello che succede nel mondo», sottolinea il direttore della Scuola Holden ed ex allenatore della Nazionale italiana di pallavolo che aggiunge: «per Trump lo sport non deve fare politica? Sbaglia, tutto è politica»

di Lorenzo Maria Alvaro

Il mondo americano degli atleti professionisti, dal basket al tennis, dal calcio al baseball, rappresentato per due terzi da stelle di colore, ha detto basta. L’eco della loro protesta ha superato le convention democratica e repubblicana che Donald Trump ha chiuso ieri sera. «Ormai l’Nba è un’organizzazione politica», ha tuonato il tycoon. La protesta silenziosa dei campioni del canestro, che non erano stati così visibili dopo l’uccisione di George Floyd, con il ferimento con sette colpi di pistola alla schiena di Jacob Blake, a Kenosha in Wisconsin, è esplosa diventando un detonatore potentissimo. I Milwaukee Bucks hanno deciso di non scendere in campo per gara-5 dei play off contro gli Orlando Magic. un gesto che ha contagiato tutte le altre leghe professionali del continente.

In Europa invece i gesti di sostegno alla campagna Black Lives Matter sono stati sporadici e mai frutto di una presa di posizione degli sportivi. La Premier League ha deciso a giugno di far scendere in campo le squadre con il nome della campagna al posto del nome dei calciatori, ma è stata una scelta di Federazione più che della categoria dei giocatori professionisti. In Italia molte squadre hanno sostenuto le manifestazioni americane sui social, ma con una modalità più di banale comunicazione che non con un reale coinvolgimento. Spesso i gesti di sostegno nel vecchio continente non sono stati altro che operazioni di marketing. L'unica eccezione è quella di Lewis Hamilton che in Formula Uno si sta esponendo molto sui temi della discriminazione razziale. In queste ore, riferendosi alle iniziative di boicottaggio degli eventi sportivi negli Stati Uniti dopo le sanguinose vicende di Kenosha ha spiegato che «è incredibile quanto stia succedendo (negli Usa ndr) da parte di tante persone, sia del mondo sportivo, sia esterne al fianco dei giocatori, per spingere il cambiamento. Peccato non ci sia una reazione importante, ma già si vede qualcosa di bello. Se io intraprendessi delle iniziative qui, in Belgio (dove si corre il prossimo gran premio ndr), non so se avrebbero lo stesso effetto che in America, ma vado fiero di quel fanno negli Usa. Io farò quel che posso in vista del GP, vedremo, ma dovremmo parlarne insieme per sensibilizzare tutti». Per Mauro Berruto, direttore della Scuola Holden ed ex allenatore della Nazionale italiana di pallavolo, «la responsabilità dell'immobilismo italiano, ma direi europeo, è totalmente dei singoli atleti». L'intervista


Che differenza c'è tra lo sport amerciano e quello europeo?
Tutto quello che è successo negli Stati Uniti propone una diversa percezione degli atleti. Come è successo in questo ultimo caso, ma che è solo l'ultimo di una lunga seria, in una delle leghe più legate al business al mondo come la Nba, gli atleti hanno deciso di fermare tutto. Solo a ruota proprietari e federazioni hanno seguito a ruota la scelta. Questo non succede mai in Italia e in Europa. Qui generalmente sono le federazioni a prendere decisioni

Si riferisce alla Premier League, con le maglie dedicate?
Esattamente. Ma anche alla vicenda Covid con il Lockdowen e quell'indecoroso balletto sulla chiusura o meno dei campionato. Tutto sull atesta degli atleti rimasti totalmente in silenzio. Tanto che poi Damiano Tommasi si dimette da presidente dell'Associazione Italiana Calciatori. Quello che stanno facendo in America è un a lezione per noi, una lezione a chi nel nostro Paese in particolare non prende mai posizione

Quindi lei non la pensa come Trump, uno sportivo può fare politica?
Lo sport è politica, esattamente come lo sono l'arte, la medicina e la scienza. Tutto è politica. E non è una cosa di cui vergognarsi, anzi. A maggior ragione gli atleti di fama planetaria non solo hanno il diritto di dire quello che pensano ma ne hanno il dovere. Fa parte del bagaglio di un campione la capacità di usare la propria posizione per esprimere delle idee

La palla insomma lei, la rilancia decisamente nel campo degli sportivi…
Assolutamente. È proprio il ruolo che uno sportive che decide o meno di giocare a fare la differenza. I Milwaukee Bucks hanno innescato un effetto domino partendo da una decisione unilaterale. Il silenzio lo vedo come un'occasione mancata e che non rende onore e dignità al ruolo dello sportivo e dell'atleta

Oggi sono arrivate le dichiarazioni di Hamilton unica voce europea a prendere posizione…
Sinceramente mi aspettavo un suo gesto, me lo auguravo. Devo dire che però speravo in qualcosa di più. Di una presa di posizione più eclatante. Mi sarebbe piaciuto che Lewis decidesse di non scendere in pista

La Formula Uno però è un ambiente molto politico e un gesto del genere potrebbe essere un problema rispetto ai contratti, è possibile fare una scelta così drastica da parte di un pilota?
Non credo che per un giocatore dei Milwaukee Bucks sia molto diverso rispetto al tema dei vincoli. L'inginocchiarsi prima dei Gp è una bella immagine e una bella fotografia. Il rischio è che rimanga un gesto senza conseguenze positive. Come hanno capito i giocatori Nba se parlare non serve più allora bisogna fare qualcosa di più. Fermare un'attività agonistica ha un significato profondo

C'è chi ritiene però che i fatti degli States non c'entrano con l'Europa…
Mi chiedo in che mondo vivano. Si parla di questioni che fanno riferimento agli esseri umani e ai diritti degli esseri umani., Non penso esista qualcuno che si possa chiamare fuori

Però in Italia e in Europa la polizia non spara per strada, questo è vero…
Certo. Ma allora potrei rispondere che qui abbiamo migliaia di persone che arrivano via mare e via terra scappando da guerre, carestie e povertà. E assistiamo quotidianamente a dichiarazioni secondo cui sarebbe giusto affondarli in mare o rimandarli dagli inferni da cui provengono. Non vedo grande differenza tra i 17enne che spara per difendere il confine del suo giardino e chi difende con questo tipo di considerazioni i confini del Paese. Forse l'unica differenza è che il ragazzino amerciano si sporca le mani in prima persona. Quesot per non dire che il calcio italiano nel 2020 ha ancora diverse curve di tifosi in mano a gruppi neo fascisti. Non mi sembra che qui nella vecchia Europa ci manchino razzismo e temi sociali su cui battersi


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