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Pescherecci siciliani sequestrati dai libici: “Governo li riporti a casa”

A pagare il prezzo di questi giochi di potere politico-diplomatici sono ancora una volta i più deboli e indifesi. In questo caso pescatori siciliani, ai quali va tutta la solidarietà e il sostegno di Mediterranea Saving Humans, che vivono solo del loro duro lavoro in mare

di Redazione

È entrato questa mattina nel porto di Pozzallo, a fianco della nostra Mare Jonio, il peschereccio "Natalino", finito martedì sera insieme ad altre tre imbarcazioni italiane nel mirino delle motovedette della Libian National Army, le milizie obbedienti al generale Haftar.

Sono ancora sotto sequestro due pescherecci, “Antartide” e “Medinea”, entrambi iscritti al Comparto marittimo di Mazara del Vallo. I due motopesca sono stati catturati a circa 35 miglia nord di Bengasi, in acque internazionali ma in quel tratto di mare all’interno della cosiddetta ZEE (Zona Economica Esclusiva) che la Libia ha istituito unilateralmente nel 2005 e che si estende per 62 miglia oltre le 12 miglia convenzionali delle acque territoriali nazionali.

Erano circa le ore 21 di martedì quando i due pescherecci mazaresi, che da sempre operano in quelle acque ricche di gambero rosso, sono stati avvicinati da una motovedetta con militari bengasini a bordo che hanno loro intimato di fermarsi e seguirli in porto dove sono arrivati ieri mattina.

Contemporaneamente gli stessi militari, con un gommone, hanno avvicinato gli altri due pescherecci, uno mazarese, “Anna Madre”, e il “Natalino” di Pozzallo, appunto, che si trovavano nelle vicinanze; in entrambi i casi i rispettivi comandanti sono stati trattenuti mentre i pescherecci sono riusciti ad evitare il sequestro.

Sono complessivamente una decina i marittimi e pescatori siciliani adesso sequestrati dalle milizie di Bengasi.

Secondo alcune fonti si tratterebbe solo dell'ennesimo capitolo di una lunga storia di conflitti tra Libia e Italia per il controllo delle aree più pescose. Secondo altri, invece, la ritorsione della LNA del generale Haftar nei confronti del Governo italiano per il rinnovato appoggio alle autorità di Tripoli, ribadito dal ministro degli Affari Esteri Di Maio con la visita al presidente Al Serraj nei giorni scorsi.

In ogni caso a pagare il prezzo di questi giochi di potere politico-diplomatici sono ancora una volta i più deboli e indifesi. In questo caso pescatori siciliani, ai quali va tutta la solidarietà e il sostegno di Mediterranea Saving Humans, che vivono solo del loro duro lavoro in mare.

Nel Mediterraneo centrale, anche in questa vicenda, il diritto internazionale sembra essere carta straccia e che a valere sia solo la "legge del più forte". Con buona pace di chi continua a sostenere che le acque su cui intervengono le milizie e la terraferma libica sarebbero "sicure" per chiunque, si tratti di profughi e migranti o di marinai e pescatori.

Il Governo italiano devi riportarli subito, sani e salvi, alle loro case. Così come ogni vita in pericolo deve essere soccorsa in mare o presto evacuata dalla Libia.


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