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Oxfam: A Beirut, a un mese dell’esplosione, ci sono 70mila disoccupati

Il Paese è in ginocchio: inflazione alle stelle, svalutazione dell’80% della lira libanese, metà della popolazione vive sotto la soglia di povertà e i contagi da coronavirus hanno superato i 18 mila. «Dall’Italia necessaria un’accelerazione sull’erogazione dei fondi di prima emergenza, in aiuto alle Ong al lavoro sul campo», chiarisce Silvana Grispino, responsabile di Oxfam Italia in Libano

di Redazione

A un mese dalla terribile esplosione che ha causato 200 vittime e oltre 300 mila sfollati, Beirut è ancora in ginocchio con decine di migliaia di persone che non hanno risorse per rendere di nuovo abitabili le proprie case,un’inflazione alle stelle che fa costare una porta 1.000 dollari, il valore di 2 stipendi. Centinaia di migliaia di persone hanno ancora bisogno di aiuti immediati: cibo, riparo, acqua. Il Paese che importava la maggioranza del cibo necessario al proprio fabbisogno (l’80% dei cereali ad esempio), dopo che il suo principale porto è stato distrutto, sta esaurendo giorno dopo giorno, le scorte di cibo, medicine, beni di prima necessità.Un disastro umanitario – alimentato da disuguaglianze profondissime, dall’aumento dei prezzi e dal Covid-19 – che impedirà il ritorno a una vita dignitosa delle fasce più deboli della popolazione.

«Dopo l’esplosione si calcola che 70.000 persone siano rimaste senza lavoro, con un tasso di disoccupazione arrivato al 33%,mentre l’inflazione ha portato i prezzi dei materiali da costruzione alle stelle, proibitivi per chi già prima dell’esplosione faticava a vivere», ha detto Paolo Pezzati responsabile per le emergenze umanitarie di Oxfam Italia, «Basti pensare che il salario minimo è al di sotto dei 450 dollari al mese, mentre sostituire una finestra ne costa 500, una porta fino a 1.000. Queste famiglie hanno bisogno di aiuti immediati per risollevarsi e ricostruire le proprie vite».

La deflagrazione che ha distrutto il porto di Beirut e parte della città, ha colpito un paese già in default con il 50% della popolazione al di sotto la soglia della povertà, la lira libanese svalutata dell’80% da ottobre, i lavoratori migranti lasciati per strada, denaro liquido praticamente inaccessibile e gli effetti del coronavirus che ha lasciato senza lavoro migliaia di lavoratori occasionali. Il tutto nel contesto del Paese che ospita più rifugiati al mondo in rapporto alla popolazione: quasi 1 abitante su 5 è un profugo siriano.

«Nelle aree più vicine al disastro, metà degli stabilimenti che operavano nel commercio all’ingrosso, dei negozi e delle strutture di ricezione è completamente distrutta», ha aggiunto Pezzati, «Nei quartieri più colpiti il reddito delle famiglie è medio-basso, a volte al di sotto del salario minimo. Chi ha perso il lavoro non ha nemmeno i soldi per mangiare, figurarsi per ricostruire la casa».

Quasi impossibile prevenire il contagio da Covid tra la popolazione
Tutto accade mentre il coronavirus non dà tregua e un test sierologico costa 100 dollari, quindi inaccessibile per la maggior parte delle persone.Con i contagi che hanno superato quota 18.900 e crescono di centinaia al giorno, mentre le strutture sanitarie fanno sempre più fatica a rispondere ai bisogni della popolazione. Una situazione sanitaria sempre più grave, che ha fatto scattare il lockdown, lo scorso 21 agosto

La risposta di Oxfam
Dallo scoppio dell’emergenza, Oxfam lavora con altre organizzazioni libanesi per assicurare che le persone più vulnerabili non siano lasciate indietro e vengano raggiunte dall’aiuto di cui hanno bisogno, con particolare attenzione a disabili, anziani, donne, lavoratori migranti, rifugiati e comunità LGBTQ+. Al momento 9.000 persone ricevono aiuto mediante distribuzione di cibo, assistenza sanitaria e psicologica, sostegno attraverso il cash for work, supporto alla ricostruzione di case e imprese, consulenza legale.

Si può sostenere la risposta di Oxfam sul sito.

Dall’Italia serve un’accelerazione nell’erogazione degli aiuti
«Ieri abbiamo partecipato all’incontro con la vice ministra Del Re tenutosi a Beirut presso la nostra ambasciata»,conclude Silvana Grispino, responsabile di Oxfam Italia in Libano,«Un’occasione in cui abbiamo posto l’attenzione sulla necessità di rafforzare il coordinamento con le ong locali e le organizzazioni della società civile. A nostro avviso infatti la cooperazione italiana può giocare un ruolo chiave nel sostenere le esperienze e le conoscenze delle organizzazioni locali per superare questa difficilissima fase che il Libano sta attraversando».

In questa direzione Oxfam auspica perciò un’accelerazione da parte dell’Italia nell’erogazione degli aiuti di prima emergenza destinati alle ong al lavoro sul campo, con l’obiettivo di soccorrere il maggior numero di persone possibile e alleviare le sofferenze delle comunità più colpite dall’immane tragedia di un mese fa.


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