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C come collaborazione, d come desiderio: sei parole per la ripartenza

Sei parole per la ripartenza della scuola, affidate ciascuna a una diversa componente. Collaborazione ai genitori, desiderio agli studenti, coraggio ai dirigenti, passione per gli insegnanti… Ecco il messaggio del vescovo di Padova, mons. Claudio Cipolla, che invita le comunità cristiane «ad avere attenzione e cura per la scuola tutta»

di mons. Claudio Cipolla e vescovo di Padova

Siamo alla vigilia di un anno scolastico che si presenta già segnato dall’incertezza. Come vescovo mi sento invitato a proporre una parola di speranza a quanti operano e “fanno” la scuola a diverso titolo: famiglie, studenti e tutti coloro che prestano il loro servizio in questo ambito. Una parola che possa aiutare a iniziare bene il nuovo anno, nonostante la complessità della situazione. Una parola che chiama a ulteriore responsabilità quanti sono cristiani: a essi infatti è affidato il Vangelo con la sua carica di speranza che diventa passione e coraggio, di visione del futuro che si fa fedeltà e desiderio, di spirito di collaborazione con tutti e di comunione per costruire il bene.

Ai genitori consegno la parola collaborazione, riprendendone il significato etimologico di “fatica e lavoro condiviso”: la vostra collaborazione con l’istituzione scuola esige il pieno riconoscimento del ruolo complementare che essa svolge rispetto alla prioritaria responsabilità educativa che vi compete e, di conseguenza, il superamento della logica della contrapposizione e della mera pretesa. Per collaborare ci vuole fiducia reciproca, al di là della formale sottoscrizione del patto di corresponsabilità; presenza, non delega; coinvolgimento, non estraneità al progetto educativo. Soprattutto in questo frangente così delicato, siete chiamati a collaborare anche nel rispetto delle indicazioni anti-contagio, sentendovi responsabili non solo della salute dei vostri figli e delle vostre famiglie ma anche dei compagni di classe e degli insegnanti.

Agli studenti dedico la parola desiderio: penso che questa sia la parola giusta per voi, cari ragazzi, sebbene possa sembrarvi distante dalla vostra sensibilità rispetto alla scuola. Ripensando ai mesi di lockdown, sono certo che condividerete questa scelta. Accanto al desiderio di riprendere una vita normale (della quale la scuola è parte importante), vi auguro di nutrire il desiderio di riallacciare relazioni belle e di tornare a imparare con entusiasmo. È significativo che il verbo “studiare” significhi proprio desiderare: che la scuola possa stimolare i vostri interessi, promuovere i vostri talenti, accrescere le vostre conoscenze e aiutarvi a diventare parte di una comunità che chiede la vostra presenza attiva. Aiutatevi reciprocamente anche ad accettare le regole di comportamento che l’emergenza sanitaria impone: certo costano sacrificio ma sono utili a salvaguardare la vostra salute e quella delle persone che vi stanno accanto.

Ai dirigenti rivolgo la parola coraggio: ne avete dimostrato molto assumendovi la responsabilità dei compiti che vi sono stati via via affidati in questi mesi e ora arrivate, dopo un’estate di lavoro, a dover ricominciare facendovi carico delle paure, delle fatiche e delle richieste di molti. Posso immaginare quanti problemi giungeranno in queste settimane sopra le vostre scrivanie, quanti pensieri turberanno i vostri sonni e soprattutto il senso di impotenza e di inadeguatezza che avvertirete nell’impossibilità di trovare una soluzione a ogni questione e una risposta a tutti coloro che si rivolgeranno a voi. “Coraggio” è allora anche l’augurio a non lasciarvi cadere le braccia, a non tirarvi indietro, a sopportare con i vostri insegnanti le fatiche, raccontando anche i vostri sentimenti e le vostre preoccupazioni; a riconoscere che da soli non potete fare tutto e che la cosa più importante è tentare di lavorare insieme, condividendo obiettivi e difficoltà.

Agli insegnanti riservo una parola che forse a loro riguardo è abusata e scontata: passione. Ritornate in cattedra (se c’è ancora, visti gli spazi limitati) con il gusto della vostra professione che è anche la vostra vocazione: fate percepire ai vostri alunni che siete lì per loro e che ciò che richiedete anche in modo esigente è perché li stimate e desiderate il loro bene. Che trascorrendo il loro tempo con voi, non sentano noia ma serenità e gusto per le cose che insegnate. Per i colleghi possiate essere dei veri compagni di cammino: oggi più che mai per far fronte alla fatica del momento presente bisogna saper valorizzare ciò che ci unisce al di là delle contrapposizioni e delle divergenze. Siate felici, nonostante tutto, di aver scelto questo lavoro e sentitevi circondati di stima e gratitudine.

In particolare agli insegnanti di religione, con i quali il Vescovo ha un legame speciale, affido il mandato di essere testimoni di comunione nell’ambiente scolastico; siate facilitatori nelle relazioni, costruendo reti di fiducia e di rispetto. Al di là dei programmi, certamente importanti, prendetevi ancora più cura dei vostri alunni, specialmente quelli che vivono situazioni di fragilità: tutti, alunni, colleghi e genitori, trovino in voi persone premurose e affidabili, capaci di ascolto e di vera solidarietà.

Al personale amministrativo e ausiliario consegno la parola fedeltà: in questo clima di diffusa incertezza e timore, non sarà semplice svolgere il vostro lavoro con accresciuta responsabilità e costanza. Eppure proprio dal vostro impegno dipenderà il buon esito delle misure messe in campo per garantire il diritto allo studio e la sicurezza di chi abita la scuola. Vi auguro di affrontare con spirito di servizio anche le situazioni più difficili e delicate.

Photo by Susan Holt Simpson on Unsplash


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