Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Cooperazione & Relazioni internazionali

Dalla risoluzione sul cessate il fuoco delle Nazioni Unite, uccise oltre 21 mila persone

Save the Children e altre 9 organizzazioni umanitarie denunciano che oltre 21.000 persone sono state uccise dopo la risoluzione sul cessate il fuoco globale delle Nazioni Unite, di cui più di 5.800 civili adulti e bambini presi di mira direttamente

di Redazione

Almeno 21.347 persone sono state uccise in aree di conflitto, tra cui più di 5.800 civili adulti e bambini che sono stati presi di mira direttamente, nonostante l'adozione di una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che chiedeva il primo luglio scorso una cessazione globale delle ostilità. Invece del cessate il fuoco, che avrebbe consentito ai Paesi e alle organizzazioni umanitarie di concentrarsi sulla lotta contro la pandemia di COVID-19, la violenza in corso ha continuato a crescere e sta spingendo milioni di persone sull'orlo della carestia indotta dal conflitto e ostacolando la battaglia contro l’epidemia.

Le principali organizzazioni umanitarie esortano i capi di Stato riuniti oggi al Consiglio di Sicurezza a New York a rinnovare con urgenza la loro richiesta di un cessate il fuoco globale e ad accelerare la capacità di risposta al COVID-19 e l'accesso alle aree colpite da conflitti e crisi umanitarie.

Il Segretario Generale delle Nazioni Unite ha lanciato il suo primo appello per un cessate il fuoco globale a marzo, ma da allora i primi segnali di progresso si sono arrestati, poiché i gruppi armati hanno continuato o addirittura aumentato i combattimenti. Ciò sta contribuendo a un aumento devastante dell'insicurezza alimentare e della probabilità di carestia causata dai conflitti. L'ONU ha emesso un avvertimento la scorsa settimana sul rischio di carestia indotta dal conflitto in Sud Sudan, Yemen, Repubblica Democratica del Congo e Nigeria nord-orientale. Gli impatti economici del COVID-19 hanno peggiorato l'insicurezza alimentare, circa 110 milioni di bambini in più soffrono la fame a livello globale a causa della pandemia.

In Sud Sudan l'aumento della violenza tra le comunità ha contribuito a far sì che quasi 6,5 milioni di persone, più della metà della popolazione del Paese, si trovassero ad affrontare livelli disastrosi di insicurezza alimentare. In Yemen, dove le organizzazioni umanitarie affrontano barriere estremamente impegnative per l'accesso ai più bisognosi, i civili continuano a cadere vittime di attacchi aerei e a soffrire alti livelli di insicurezza alimentare acuta. Nella Repubblica Democratica del Congo gli operatori umanitari sono stati recentemente attaccati e i livelli di fame nel distretto di Ituri sono aumentati a causa del conflitto in corso.

Le organizzazioni umanitarie avvertono che la mancanza di progressi verso la pace sta lasciando milioni di persone a soffrire gli impatti della guerra e della pandemia globale di COVID-19, mentre al contempo limita l'accesso umanitario alle comunità estremamente vulnerabili. Poiché il virus continua ad aggravare la sofferenza e ad alimentare la minaccia di carestia in diverse zone di conflitto, è fondamentale che i leader politici sostengano l'appello per una pausa umanitaria dei combattimenti, facilitando l'accesso sicuro e duraturo agli operatori umanitari e accelerando la risposta al COVID-19 nei paesi colpiti da conflitti e crisi umanitarie.

«La verità è che stiamo pericolosamente esaurendo il tempo. Stanno già risuonando gli avvertimenti sulle potenziali carestie diffuse in almeno quattro Paesi a causa della pandemia di coronavirus. Non è un caso che molti dei Paesi oggi più a rischio fame siano anche quelli impantanati nei conflitti e sono i bambini a pagarne troppo spesso il prezzo mortale. I minori hanno bisogno di più sicurezza e più protezione, ma i combattimenti sono continuati e in alcuni casi peggiorati. Il COVID-19 ha già avuto un impatto devastante sulla vita dei bambini, limitando il loro accesso all'assistenza sanitaria, al cibo, all'istruzione e alla protezione. Una pausa di 90 giorni nei combattimenti, che venga effettivamente assicurata sul campo, potrebbe essere l'ancora di salvezza per aiutare a prevenire la fame di massa e a proteggere una generazione di bambini», ha dichiarato Inger Ashing, Direttore Generale di Save the Children.

Le organizzazioni umanitarie chiedono ai membri del Consiglio di Sicurezza e alla più ampia comunità internazionale di: agire con urgenza per realizzare un’interruzione globale delle ostilità e una pausa umanitaria duratura, rinnovando l’appello per un cessate il fuoco per almeno altri 90 giorni; coinvolgere tutte le parti del conflitto armato, fornendo sostegno politico al Segretario Generale delle Nazioni Unite, ai suoi Inviati Speciali e ad altri attori della mediazione per portare avanti gli sforzi negoziali; accelerare la risposta internazionale al COVID-19 in aree di conflitto armato o colpite da crisi umanitarie, assicurando che il Piano di risposta umanitaria globale e gli appelli umanitari specifici per il singolo Paese siano completamente finanziati; garantire un aumento dell'impegno all’interno dei Paesi per facilitare meglio l'accesso ai più vulnerabili, sostenendo la sicurezza degli operatori umanitari e sanitari, i principi umanitari e il riconoscimento dell'impatto negativo sproporzionato della pandemia su donne, ragazze e ragazzi, persone anziane e persone con disabilità, rifugiati e sfollati interni.

Firmato da: Save the Children, International Rescue Committee, World Vision International, Oxfam America, CARE International, Action Against Hunger, Humanity and Inclusion (Handicap International), Hope Restoration South Sudan, Mwatana Organization for Human Rights, Progressive Voic


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA