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Economia & Impresa sociale 

Le banche al bivio tra profitti e sostenibilità. Come vincere la sfida?

“Ricostruire l’Italia” è una serie di incontri ideata dal Collegio Carlo Alberto allo scopo di avviare una riflessione sulle principali proposte per rilanciare il sistema economico italiano in uscita dall'emergenza Covid-19. Nella primo di questi si è parlato del doppio obiettivo degli istituti di credito di generare profitti sostenibili e di contribuire ad una società sostenibile. Gli ospiti: il presidente di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros-Pietro e il premio Nobel, Michael Spence

di Lorenzo Maria Alvaro

Le banche hanno un ruolo centrale, accanto ai Governi, per fronteggiare l’attuale emergenza causata dalla pandemia di Covid, distribuendo risorse a sostegno dell'economia e della società.

La crescente ineguaglianza dei redditi – che la pandemia ha ulteriormente evidenziato – e le questioni ambientali richiedono che le istituzioni finanziarie e, più in generale, le grandi società, adottino modelli di business sostenibili. Perfino i più strenui sostenitori del “mercato”, come i grandi fondi americani di private equity, chiedono alle società in cui investono di perseguire obiettivi sul piano sociale e su quello ambientale. E i CEOs al vertice delle maggiori imprese americane, che fanno parte della Business Roundtable, hanno sostenuto, di recente, che i manager non possono più limitare strettamente i loro sforzi alla massimizzazione degli utili per gli azionisti, ma devono includere nella propria funzione obiettivo temi di rilevanza sociale. Il ruolo sociale delle banche deve però essere compatibile con la loro fondamentale stabilità finanziaria. I tassi d’interesse molto bassi ne hanno ridotto la redditività. Anche prima della pandemia le autorità di supervisione sull’attività bancaria sollevavano preoccupazioni, in pubblico, sulla capacità delle banche di coprire il costo del capitale e generare flussi di reddito sostenibili.

A questi temi era dedicato il primo incontro del ciclo “Ricostruire l’Italia” ideato dal Collegio Carlo Alberto dal titolo “L’economia della banca sociale”.

Come riusciranno le banche a conciliare il doppio obiettivo di generare profitti sostenibili e di contribuire ad una società sostenibile e al superamento della crisi post-covid?

Per Gian Maria Gros-Pietro, presidente di Intesa Sanpaolo, «le banche hanno cominciato prima del Covid. Il piano triennale di Intesa prevedeva già uno stanziamento miliardario sulle economie green prima di Next Generation UE. La sostenibilità ambientale, oltre a quella sociale, sono e devono essere anche per gli istituti di credito le strade maestre».

In questo senso sono molto importanti i soldi europei. «Tra gli strumenti da utilizzare c'è il meccanismo europeo di stabilità, il Mes, oltre che il Recovery Fund. Denari liquidi con una sola condizione: che vengano utilizzati nel settore sanitario, direttamente o indirettamente. Settore in cui non c'è dubbio che l'Italia debba investire in questo senso».

«Per le banche cosa cambia con questi strumenti? Che la Banca centrale europea crea liquidità che deve essere allocata. Per farlo si sfrutta il sistema bancario con strumenti di finanziamento che concedono agli istituti un margine in cambio di un rischio», chiarisce Gros-Pietro, «ma se questo è ovvio quello di cui si parla sempre troppo poco è l'orientamento del tipo di investimento che le banche possono operare. Un ruolo che per noi di Intesa è fondamentale. Basti pensare che abbia o allocato 450 miliardi di euro per le operazioni di sostenibilità ambientale».

Il perché sia sostanziale che una banca persegua la sostenibilità è banale per Gros-Pietro: «senza sostenibilità non ci sarà futuro e quindi profitto. Ma senza economicità non può esserci sostenibilità. Basta pensare al riscaldamento climatico. Al momento questo è il filone più importante che si interseca con quella sociale. Oggi investire in sostenibilità ambientale significa investire in settori e società senza futuro prediligendo e spostando gli investimenti in settori verdi. Cerchiamo di individuare un percorso, una road map, che ci permetta di raggiungere un traguardo generale».

Anche per Michael Spence, premio Nobel per l’Economia e professore emerito di Economia e Management ed ex Preside della Stanford Business School, «è fondamentale sfruttare questi strumenti».

«Ovviamente le banche hanno un ruolo fondamentale nella società e nell'economie. Devono avere una maggior consapevolezza che devono cominciare a seguire l'interesse sociale. Se questo non accadrà ne pagheremo le conseguenze come polarizzazione e frammentazione sociale o il global warming. Quello che vediamo attualmente nel mondo della finanza è che temi come i cambiamenti climatici incidono con ricadute importanti. Per fare degli esempi chi volesse comprare una casa al mare oggi dovrà tenere conto dell'innalzamento dei mari o chi volesse una casa in California dovrà fare i conti con gli incendi. Ecco che allora il tema del cambiamento climatico diventa centrale anche per le banche. Quello che devono capire è che con le proprie scelte possono impattare sui problemi sociali del pianeta».

«Con la Pandemia abbiamo generato molto debito. Questo dato del 60% del rapporto tra debito e Pil va gestito e sono le banche a doverlo gestire», continua Spence, «questo è uno dei temi su cui più si dovrà giocare questo nuovo ruolo degli istituti di credito. E in questo senso per quello che riguarda l'Europa è qualcosa che hanno capito prima Mario Draghi e ora Christine Lagarde».

«Oggi la funzione delle banche va vista in modo allargato. Oggi esiste una nuova moneta in circolazione e che sta prendendo il sopravvento sulla valuta finanziaria e si chiama informazione, i dati», conclude Gros-Pietro, «abbiamo chi spende per comprare device e paga per poter immettere informazioni in rete. Sono gli attivati dalla rete. Poi ci sono gli attivatori, coloro che ricevono e usano questi dati. Chi può entrare in questo gioco da attivatore? chi ha molto contatti. Le banche sono uno di questi soggetti. Le banche devono entrare per difendere i propri clienti da questo, offrendo non solo prodotti finanziari ma anche prodotti d'uso nel campo della salute e dell'assistenza».


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