Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Media, Arte, Cultura

«Oltre l’ombra di un mondo chiuso»: ecco la nuova Enciclica di Francesco

Omnes fratres, fratelli tutti. Partendo dall'ammonimento di San Francesco, nella sua terza Enciclica il pontefice richiama l'importanza di «far rinascere un’aspirazione mondiale alla fraternità»: contro il mondo chiuso della finanza e. Un'Enciclica di programma, in otto capitoli e 287 punti. Il testo

di Marco Dotti

Omnes fratres, fratelli tutti: così San Francesco esortava la comunità umana a legarsi in un vincolo affettivo, forte.

«L'essenziale di una fraternità aperta»

L'ammonimento è il cuore e dà titolo alla terza Enciclica di Papa Francesco, firmata il 3 ottobre ad Assisi e diffusa oggi, nella festività francescana.

Alleghiamo il testo in pdf in calce all'articolo.

Guardiamo con attenzione, fratelli tutti, il buon pastore che per salvare le sue pecore (Cfr. Gv 10,11; Eb 12,2) sostenne la passione della croce.
Le pecore del Signore l’hanno seguito nella tribolazione e persecuzione (Cfr. Gv 10,4), nell’ignominia e nella fame (Cfr. Rm 8,35), nella infermità e nella tentazione e in altre simili cose; e ne hanno ricevuto in cambio dal Signore la vita eterna. Perciò è grande vergogna per noi servi di Dio, che i santi abbiano compiuto queste opere e noi vogliamo ricevere gloria e onore con il semplice raccontarle!

San Francesco, Admonitions (6, 1: FF155)

L'Enciclica – il termine "fraternità" vi ricorre trentuno volte – si apre così:

«Fratelli tutti» scriveva San Francesco d’Assisi per rivolgersi a tutti i fratelli e le sorelle e proporre loro una forma di vita dal sapore di Vangelo. Tra i suoi consigli voglio evidenziarne uno, nel quale invita a un amore che va al di là delle barriere della geografia e dello spazio. Qui egli dichiara beato colui che ama l’altro «quando fosse lontano da lui, quanto se fosse accanto a lui». Con queste poche e semplici parole ha spiegato l’essenziale di una fraternità aperta, che permette di riconoscere, apprezzare e amare ogni persona al di là della vicinanza fisica, al di là del luogo del mondo dove è nata o dove abita».

Otto capitoli, 287 punti, per un totale di centoventitré pagine. Fratelli tutti segue di cinque anni la Laudato si' e affronta i temi del lavoro, delle disuguaglianze, dell'unità di popolo di contro alla disgregazione operata dai populismi. Ma prende di petto anche il capitalismo predatorio e l'identità imposta da un globalismo a senso unico.

La finanza e il divide et impera

Attenzione alle parole, attenzione a come il capitalismo predatorio – ammonisce Francesco – se ne serve, invertendone la rotta e il senso. Si legge al punto 12 dell'Enciclica:

«Aprirsi al mondo” è un’espressione che oggi è stata fatta propria dall’economia e dalla finanza. Si riferisce esclusivamente all’apertura agli interessi stranieri o alla libertà dei poteri economici di investire senza vincoli né complicazioni in tutti i Paesi».

Certe parti dell’umanità sembrano sacrificabili a vantaggio di una selezione che favorisce un settore umano degno di vivere senza limiti. (…) Ci sono regole economiche che sono risultate efficaci per la crescita, ma non altrettanto per lo sviluppo umano integrale

Papa Francesco, Fratelli tutti

Ma «i conflitti locali e il disinteresse per il bene comune vengono strumentalizzati dall’economia globale per imporre un modello culturale unico. Tale cultura unifica il mondo ma divide le persone e le nazioni», perché "la società sempre più globalizzata ci rende vicini, ma non ci rende fratelli"».

Siamo più soli che mai in questo «mondo massificato che privilegia gli interessi individuali e indebolisce la dimensione comunitaria dell’esistenza. Aumentano piuttosto i mercati, dove le persone svolgono il ruolo di consumatori o di spettatori».

L'identità dei più forti cancella le differenze

L’avanzare di quello che nell'Enciclica viene chiamato senza mezzi termini «globalismo» favorisce »normalmente l’identità dei più forti che proteggono sé stessi, ma cerca di dissolvere le identità delle regioni più deboli e povere, rendendole più vulnerabili e dipendenti. In tal modo la politica diventa sempre più fragile di fronte ai poteri economici transnazionali che applicano il “divide et impera”».

La comunità mondo può aprirsi, andando verso una fraternità delle differenze. O chiudersi: sussumendo ogni identità (al plurale) nell'unica identità dei più forti. Tertium non datur.

Da qui, il forte richiamo al sociale:

Se non riusciamo a recuperare la passione condivisa per una comunità di appartenenza e di solidarietà, alla quale destinare tempo, impegno e beni, l’illusione globale che ci inganna crollerà rovinosamente e lascerà molti in preda alla nausea e al vuoto. Inoltre, non si dovrebbe ingenuamente ignorare che «l’ossessione per uno stile di vita consumistico, soprattutto quando solo pochi possono sostenerlo, potrà provocare soltanto violenza e distruzione reciproca». Il “si salvi chi può” si tradurrà rapidamente nel “tutti contro tutti”, e questo sarà peggio di una pandemia

Papa Francesco, Fratelli tutti

Etica della comunicazione, emergenza dell'umano

Tra i tanti, importanti passaggi della Fratelli tutti uno snodo cruciale è dato ai temi dell'etica della comunicazione.

La comunicazione unisce o disgrega, associa o dissocia.

Paradossalmente, mentre crescono atteggiamenti chiusi e intolleranti che ci isolano rispetto agli altri, si riducono o spariscono le distanze fino al punto che viene meno il diritto all’intimità. Tutto diventa una specie di spettacolo che può essere spiato, vigilato, e la vita viene esposta a un controllo costante. Nella comunicazione digitale si vuole mostrare tutto ed ogni individuo diventa oggetto di sguardi che frugano, denudano e divulgano, spesso in maniera anonima. Il rispetto verso l’altro si sgretola e in tal modo, nello stesso tempo in cui lo sposto, lo ignoro e lo tengo a distanza, senza alcun pudore posso invadere la sua vita fino all’estremo

Papa Francesco, Fratelli tutti

La costruzione del nemico passa da un deterioramento dell'etica, ma – si legge nell'Enciclica – questo deterioramento è preparato dalla dissoluzione di ogni rispetto e di ogni pudore nell'altro.

I movimenti digitali di odio e distruzione non costituiscono – come qualcuno vorrebbe far credere – un’ottima forma di mutuo aiuto, bensì mere associazioni contro un nemico. Piuttosto, i media digitali possono esporre al rischio di dipendenza, di isolamento e di progressiva perdita di contatto con la realtà concreta, ostacolando lo sviluppo di relazioni interpersonali autentiche

Papa Francesco, Fratelli tutti

I punti dal 42 al 50 dell'Enclicica Fratelli tutti spiegano dunque come il circolo virtuoso della comunicazione sia diventato autoreferenziale, sterile e abbia sostituito al dialogo una parvenza di dialogo.

Si simula l'altro, lo si riproduce, infine lo si riduce. La sua libertà e la nostra libertà diventano così mere illusioni. Per questo, è forte il richiamo al corpo come elemento di realtà:

C’è bisogno di gesti fisici, di espressioni del volto, di silenzi, di linguaggio corporeo, e persino di profumo, tremito delle mani, rossore, sudore, perché tutto ciò parla e fa parte della comunicazione umana. I rapporti digitali, che dispensano dalla fatica di coltivare un’amicizia, una reciprocità stabile e anche un consenso che matura con il tempo, hanno un’apparenza di socievolezza. Non costruiscono veramente un “noi”, ma solitamente dissimulano e amplificano lo stesso individualismo che si esprime nella xenofobia e nel disprezzo dei deboli. La connessione digitale non basta per gettare ponti, non è in grado di unire l’umanità

Papa Francesco, Fratelli tutti

Società civile: popolo vs. populismo

La categoria di popolo, si legge nell'Enciclica, «a cui è intrinseca una valutazione positiva dei legami comunitari e culturali, è abitualmente rifiutata dalle visioni liberali individualistiche, in cui la società è considerata una mera somma di interessi che coesistono. Parlano di rispetto per le libertà, ma senza la radice di una narrativa comune. In certi contesti, è frequente l’accusa di populismo verso tutti coloro che difendono i diritti dei più deboli della società».

Per queste visioni, »la categoria di popolo è una mitizzazione di qualcosa che in realtà non esiste. Tuttavia, qui si crea una polarizzazione non necessaria, poiché né quella di popolo né quella di prossimo sono categorie puramente mitiche o romantiche, tali da escludere o disprezzare l’organizzazione sociale, la scienza e le istituzioni della società civile».

A unire queste dimensioni – mitica e istituzionale – è la carità. La carità » implica un cammino efficace di trasformazione della storia che esige di incorporare tutto: le istituzioni, il diritto, la tecnica, l’esperienza, gli apporti professionali, l’analisi scientifica, i procedimenti amministrativi, e così via. Perché «non c’è di fatto vita privata se non è protetta da un ordine pubblico; un caldo focolare domestico non ha intimità se non sta sotto la tutela della legalità, di uno stato di tranquillità fondato sulla legge e sulla forza e con la condizione di un minimo di benessere assicurato dalla divisione del lavoro, dagli scambi commerciali, dalla giustizia sociale e dalla cittadinanza politica».

Oltre l'ombra di un mondo chiuso

«Proprio mentre stavo scrivendo questa lettera», scrive Francesco, «ha fatto irruzione in maniera inattesa la pandemia del Covid-19, che ha messo in luce le nostre false sicurezze. Al di là delle varie risposte che hanno dato i diversi Paesi, è apparsa evidente l’incapacità di agire insieme. Malgrado si sia iper-connessi, si è verificata una frammentazione che ha reso più difficile risolvere i problemi che ci toccano tutti. Se qualcuno pensa che si trattasse solo di far funzionare meglio quello che già facevamo, o che l’unico messaggio sia che dobbiamo migliorare i sistemi e le regole già esistenti, sta negando la realtà».

Francesco infine aggiunge:

«Desidero tanto che, in questo tempo che ci è dato di vivere, riconoscendo la dignità di ogni persona umana, possiamo far rinascere tra tutti un’aspirazione mondiale alla fraternità. Sogniamo come un’unica umanità, come viandanti fatti della stessa carne umana, come figli di questa stessa terra che ospita tutti noi, ciascuno con la ricchezza della sua fede o delle sue convinzioni, ciascuno con la propria voce, tutti fratelli!».

Andare «oltre l'ombra di un mondo chiuso» è l'ammonimento che arriva dall'Enciclica: omnde fratres. Oltre i conflitti, per una comunità di comunità: il mondo.

A questo link è possibile leggere l'enciclica, a questo link è possibile scaricarla


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA