Cooperazione & Relazioni internazionali

La voce dei migranti non è rappresentata sui media

Le due indagini, realizzate da Ipsos e Osservatorio di Pavia per WeWorld, sulla percezione del fenomeno migratorio da parte degli italiani e la rappresentazione di migranti e migrazioni nei media

di Redazione

La percezione delle migrazioni come problema è sovradimensionata a livello nazionale, sia da parte dell’opinione pubblica che dei media, ma a livello locale e di territori le persone ammettono di non vederne i risvolti negativi: è una delle principali evidenze di due ricerche presentate e messe a confronto oggi a Bologna da WeWorld– organizzazione italiana che da 50 anni difende i diritti di donne e bambini in 27 Paesi – nel corso dell’incontro “Media e migrazioni” e nell’ambito del progetto europeo CIAK MigrACTION.

Le due indagini, realizzate da Ipsos e Osservatorio di Pavia, si sono concentrate rispettivamente sulla percezione del fenomeno migratorio da parte degli italiani e la rappresentazione di migranti e migrazioni nei media. All’incontro hanno partecipato, tra gli altri, il Presidente di WeWorld Marco Chiesara, l’Assessore al Lavoro e alle Attività Produttive del Comune di Bologna Marco Lombardo, Anna Meli (COSPE), Manuela Malchiodi dell’Osservatorio di Pavia e Chiara Ferrari di IPSOS.

Nel sondaggio di Ipsos a emergere è la differente percezione dell’immigrazione: se chiediamo agli italiani quali sono per loro i problemi principali, pensando al contesto nazionale 1 italiano su quattro (27%) risponde migrazioni, se lo chiediamo a livello del proprio Comune è solo 1 italiano su 10 (12%). Un dato ancora più interessante se messo a confronto con l’analisi realizzata dall’Osservatorio di Pavia su come i Media trattano il tema migratorio (meno del 4% nei tg prime time). I migranti in tv sono passivi, mal rappresentati e quasi mai interpellati direttamente, una categoria indistinta, insomma, che permette allo spettatore di mantenere il proprio stereotipo. «I due rapporti evidenziano il sovradimensionamento del fenomeno migratorio a livello nazionale, sia sui media che nella percezione dell’opinione pubblica. Una percezione che crolla quando si chiede alle persone che peso riveste il problema dell’immigrazione nel proprio quotidiano” commenta Marco Chiesara, Presidente di WeWorld. “Il tema dell’immigrazione è nazionale ma poco locale, serve a smuovere le pance a livello politico, viene raccontato sui media, dove però i migranti restano spesso passivi, senza voce. Quindi i cittadini lo registrano come un problema a livello di sistema Paese, ma poi nella vita “reale” difficilmente ne sperimentano davvero effetti negativi. Per superare gli stereotipi è necessario mettere al centro della narrazione mediatica l’individuo-migrante, la sua voce e la sua storia, riconoscendo l’altro come persona e non come categoria. Solo così possiamo contrastare il clima d’odio che dilaga, non solo nel nostro Paese. Un’Europa più inclusiva è un valore per tutti i membri».

Migranti e lavoro nei media italiani. L’indagine dell’Osservatorio di Pavia, “Migranti e Lavoro nell’informazione Italiana”, ha preso in considerazione il tema del lavoro, indagando livello, tipo di attenzione e linguaggio riservati dai principali telegiornali di sette TV generaliste e da parte di dieci quotidiani alla condizione professionale dei migranti. Le notizie sui migranti riguardano il 3,7% del totale delle notizie in TV. Due temi la fanno da padrone: atti di razzismo e intolleranza da una parte, e diritti dei migranti e delle minoranze etnico-religiose dall’altra. Altro tema molto affrontato è quello degli arrivi di migranti sul suolo italiano. Restano in coda l’Inclusione e le storie di successo, come i percorsi professionali di successo dei cittadini immigrati nel nostro Paese.

Le reti Rai sono quelle che più trattano temi legati alle migrazioni (58,2%), con uno sforzo importante soprattutto del TG3. I notiziari Mediaset nel loro insieme dedicano al tema circa la metà del tempo rispetto alla Rai (28,1%), mentre il TG La7 presenta un dato (13,7%) che si avvicina a quello del TG2 (15%). Tra le notizie Rai si evidenzia lo sforzo di cercare storie positive di inclusione e successo professionale di cittadini immigrati, mentre queste storie sono assenti su Mediaset. Parlando di migranti e lavoro, in TV si tratta soprattutto del settore agricolo e di categorie di lavoratori più modeste, come i braccianti, in particolare su Mediaset e LA7. Il tema più trattato è la regolarizzazione di colf e badanti (58,5%) seguita a distanza dallo sfruttamento del lavoro (17%), mentre si parla decisamente meno di storie di successo professionale (7,3%). In generale, i lavoratori immigrati non sono quasi mai interpellati su questo tema, che pur li riguarda direttamente, mentre predominano le voci dei politici italiani. I migranti sono presentati soprattutto come categoria indistinta, e hanno un ruolo passivo nei notiziari, sono solo oggetto di discorso (nel 69,5% delle notizie; nel 13,4% hanno ruolo attivo ed esprimono opinioni; nel 17% delle notizie sono i protagonisti della narrazione).

L’indagine rileva poi come il tema dei migranti sia molto ideologico e divisivo. Ma mentre i notiziari Rai cercano di attenersi alle regole dell’equilibrio tra forze politiche, sulle reti private si sono osservati posizionamenti impliciti o espliciti. Dal TGLA7, dove si osserva un giudizio esplicito e favorevole alla regolarizzazione, alle reti Mediaset dove predomina l’atteggiamento contrario.

Carta stampata tra “Accoglienti” e “Diffidenti”: Avvenire la testata più “accogliente”. L’indagine divide i quotidiani italiani in 4 categorie, in base al linguaggio usato per trattare il tema delle migrazioni e dei migranti: Avvenire si caratterizza come la testata più “accogliente”, come dimostra il frequente uso del termine stranieri, che assimila i migranti a qualsiasi soggetto esterno all’Italia. Tra gli “Osservatori” Il Sole 24 Ore, che usa un linguaggio neutro sul tema. Repubblica, Corriere della Sera, il Foglio, La Stampa, Il Fatto quotidiano sono tra gli “Interpreti”: usano un linguaggio attento all’interpretazione delle dinamiche politiche legate alle migrazioni. Infine, i “Diffidenti”: La Verità, Il Giornale e Libero, quotidiani di centrodestra che definiscono i migranti sottolineando la loro provenienza dall’esterno o la loro presenza irregolare in Italia (“immigrati”, “clandestini”).

L’Indagine IPSOS: la percezione dei migranti nell’Italia del Coronavirus. L’indagine IPSOS per WeWorld, che ha indagato la percezione del fenomeno migratorio da parte dell’opinione pubblica italiana ai tempi del Covid-19, conferma la diffusione degli stereotipi tra gli italiani, soprattutto sulla diffusione della malattia. In particolare: con il superamento dell’emergenza sanitaria, le preoccupazioni per l’immigrazione tornano a crescere a livello nazionale (27%, al quarto posto tra le maggiori preoccupazioni degli italiani a livello nazionale) mentre a livello locale (problemi da affrontare nei singoli Comuni), la problematica dell’immigrazione è meno percepita (12%, al 7 posto); in entrambi gli ambiti, resta più forte la preoccupazione per l’andamento dell’economia e del lavoro, definito il più grave e importante per l’Italia dall’80% degli intervistati a livello nazionale. Secondo gli italiani, il settore in cui gli immigrati hanno dato un contributo maggiore durante l’emergenza sanitaria è quello agricolo. Nonostante la rilevanza del contributo nel settore sanitario, questo risulta essere il meno riconosciuto. Resta diffuso lo stereotipo sugli immigrati portatori di malattie: per il 43% degli intervistati, gli immigrati sono un pericolo perché portano malattie in Italia; per il 37%, gli immigrati presenti in Italia hanno favorito l’aumento dei contagi da Covid-19. Quasi il 40 degli italiani è contrario allo Ius soli e quasi il 50% allo Ius culturae; più del 30% sostiene il diritto alla cittadinanza solo per chi ha entrambi i genitori italiani. Si registra un complessivo appoggio alla sanatoria: il 64% degli intervistati si dichiara favorevole. Inoltre, il 38% ritiene che potesse essere fatto di più. Dato probabilmente derivante dall’abbondante esposizione della sanatoria sui Media che ha influenzato l’opinione pubblica.


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