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Sanità & Ricerca

La Salute mentale nelle società liquide

Mentre i dati mostrano un incremento di circa 1 milione di confezioni di antidepressivi in regime di assistenza convenzionata si assiste a un progressivo depauperamento dei servizi. Ma per una maggiore tutela serve una presa di coscienza che riguarda l'intera Polis

di Matteo Ruggeri* e Angelo Palmieri

Secondo le statistiche più recenti, 1.691 persone ogni giorno si recano in Pronto Soccorso con diagnosi principale di natura psichiatrica, il 3% del numero totale degli accessi. Di contro a ciò si registra una diminuzione del personale specializzato di 2.476 unità rispetto alle stime precedenti.

Assistiamo ad un complessivo depotenziamento del sistema di offerta dei servizi territoriali, delle strutture residenziali e dei ricoveri ospedalieri.

Sono circa 12mila in meno gli utenti che sono entrati in contatto per la prima volta con i Dipartimenti di Salute Mentale.

Alla luce di queste carenze di tipo strutturale i dati mostrano un incremento di circa un milione di confezioni di antidepressivi in regime di assistenza convenzionata (da 35 mln del 2018 a 36 mln del 2017) e di quasi mezzo milione di confezioni di antipsicotici (5mln a 5,5 mln).

È opportuno ricordare che la spesa per la salute mentale è ferma al 3,5% del Fondo Sanitario Nazionale rispetto ad una previsione di spesa del 5%.

Le cifre sopraindicate delineano un quadro delle politiche in materia di salute mentale che potremmo sintetizzare in meno personale e servizi, più accessi in pronto soccorso e un maggiore consumo di psicofarmaci.

Come alcuni operatori affermano, la progressiva riduzione di risorse professionali ed economiche espone i Servizi ad un rischio di “depauperamento motivazionale” oltre a metterne in crisi efficacia e qualità.

Ma al di là dei dati e delle carenze strutturali e motivazionali, è l'intero orientamento del sistema di tutela della Salute Mentale a presentare elementi ormai obsoleti e non più coerenti rispetto alle reali necessità delle società moderne.

Si rende necessario un piano di interventi che si snodino lungo alcune direttrici principali. In primo luogo è necessaria una ri-configurazione dell’attuale sistema di offerta di servizi e interventi sociosanitari. Ciò dovrebbe avvenire anche mediante soluzioni organizzative che favoriscano una maggiore interconnessione e radicamento dei Servizi con le comunità ed attraverso la definizione di modelli di cura e di residenzialità flessibili e modulari in relazione all’intensità e al carico assistenziale.

In questo senso è molto importante il ruolo di professionalità sanitarie integrate e coordinate a supporto dei medici che siano in grado di garantire la continuità dell'assistenza.

In secondo luogo, è necessaria l'implementazione del lavoro di tipo comunitario, con la sperimentazione del “budget di salute”, inteso come strumento per l'impiego di risorse con un forte orientamento progettuale e multidimensionale.

In terzo luogo è necessario attuare una programmazione delle risorse economiche e professionali con una chiara visione strategica che sia condivisa da tutti i portatori di interesse. In questo senso, è imprescindibile un coordinamento ed una integrazione tra servizi, ma anche tra operatori, utenti, familiari, associazioni, Enti del Terzo Settore, comunità locale.

In ultima analisi è necessario un approfondimento sulle problematiche che riguardano la fascia minorile e adolescenziale, sotto il profilo della prevenzione e interventi precoci a carattere psicologico e psicosociale.

A tal proposito risulta basilare l’approccio comunitario focalizzato sulla promozione della salute e degli stili di vita sani, in una fascia di età in cui ha esordio la prevalenza di disturbi psichici.

Paradigmatica è l’esperienza attuata in alcuni territori “dell’educativa di strada” come progetto di contenimento del disagio giovanile.

In uno scenario socio-economico e sanitario contraddistinto da una “deflazione delle aspettative” le patologie psichiatriche sono legate in larga misura ad una serie di incertezze che caratterizzano il nostro vivere in una “società liquida”.

Ancor di più nell'attuale crisi pandemica, appare importante la gestione dei disordini da stress post traumatico che coinvolgono sia le persone che hanno sperimentato la malattia, sia i loro cari, ma anche gli operatori sanitari.

L’assistenza e più in generale la presa in carico, nelle sue molteplici ed essenziali declinazioni, torni ad essere quel Prometeo slegato dalle catene, proteso ad affermare la centralità della persona umana nelle sue fragilità da sanare.

L'esperienza della pandemia conferma come la salute mentale sia da intendersi non tanto in senso individuale quanto come una condizione che interessa l'intera comunità.

Una responsabilità, dunque, di tutta la polis, per affermare il ben-essere di ciascuno e trasformare ogni “passo incerto” in un abbrivio di speranza.

* Ricercatore, Istituto Superiore di Sanità – Professore di Politica economica ed Economia applicata, St Camillus International University of Health and Medical Sciences
**Sociologo

In apertura photo by nikko macaspac on Unsplash


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