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Gadda: «Cari colleghi parlamentari, al servizio civile non si può dire di no»

Dopo l'appello di VITA al Governo, la deputata di Italia Viva si sta attivando sia alla Camera, sia in Senato: «La campagna “Servizio Civile, non si può dire no”, è una opportunità anche per la politica di dimostrare che sui temi importanti non ci si divide. Con questo spirito ho proposto a tutti i colleghi di incontrare i promotori della campagna e lavorare ad una proposta comune»

di Maria Chiara Gadda

Il servizio civile universale è qualcosa in più di una opportunità per i nostri giovani. È espressione di un modello culturale positivo che si sta facendo strada nella società, all’interno delle istituzioni e anche nei processi legislativi di riforma. L’emergenza sanitaria in corso ha messo in luce molte fragilità del nostro modello economico e di welfare, ma allo stesso tempo alcuni elementi su cui fare leva per intercettare le sfide che questo momento storico impone. Responsabilità sociale, innovazione intesa nelle sue molteplici accezioni, co-progettazione e co-gestione dei processi in modo sussidiario tra pubblico, imprese e terzo settore, crescita e benessere nelle aree urbane così come in quelle interne e rurali, formazione, educazione e competenze, sono i nodi su cui innestare la reale transizione verso un modello economico circolare e sostenibile.

Se la politica saprà intercettare questa sfida, grazie anche alle nuove risorse messe a disposizione dall’Unione Europea, sarà possibile recuperare la fiducia dei cittadini e la speranza nel futuro.

Per questo motivo, è fondamentale che il Parlamento e le Istituzioni raccolgano l’appello firmato da una rete di importanti realtà del Terzo Settore e da 132 rappresentanti della società civile, del mondo accademico, religioso e promosso da VITA, a favore del servizio civile universale. La campagna “Servizio Civile, non si può dire no”, è una opportunità anche per la politica di dimostrare che sui temi importanti non ci si divide. Con questo spirito ho proposto a tutti i colleghi di Camera e Senato di incontrare i promotori della campagna e lavorare ad una proposta comune da presentare nei prossimi provvedimenti, anche attraverso una specifica finalizzazione delle risorse a disposizione.

Con la recente riforma del servizio civile, infatti, prestare un servizio alla comunità in attività di interesse generale sarebbe dovuta diventare una opportunità concreta per ogni giovane tra i 18 e i 28 anni. I nostri ragazzi hanno voglia di mettersi in gioco, non è un caso che tra il 2010 e il 2019 le richieste da parte dei giovani siano arrivate a oltre 780mila. Ma ogni anno oltre 65mila domande vengono rifiutate, a causa della carenza di posti messi a bando, inficiando così proprio quel carattere di universalità che la riforma ha voluto inserire.

L’economia civile e il Terzo settore hanno avuto in questi anni tassi di crescita costanti. Si tratta di oltre 350mila istituzioni non profit, 5 milioni e mezzo di volontari, oltre 800mila occupati, con elevate professionalità, in ambito socio-assistenziale, culturale, ricreativo e sportivo dilettantistico. Il servizio civile potenzia questo modello generativo che valorizza le competenze, e rappresenta quindi una opportunità per i ragazzi così come per le istituzioni territoriali, e gli enti del terzo settore.

Mobilitare maggiormente questa grande riserva di energie destinate al bene comune significherebbe investire di più e meglio su attività e servizi per le persone più fragili, per contrastare il digital divide dei bambini e delle famiglie più povere, per dare continuità all’assistenza delle persone con disabilità, per fare volontariato nelle mense o negli empori solidali, leggere un libro o distribuire cibo e medicinali agli anziani soli, per dare spazio alla creatività e alla educazione non formale, in modo da rendere le nostre comunità più inclusive, più innovative e persino più belle.

Oggi più che mai – con una crisi sanitaria, economica e sociale ancora in campo – ne abbiamo davvero un gran bisogno.


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