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Gli enti di servizio civile: pronti a mettere in campo progetti per 180mila giovani l’anno

Il sostegno del presidente della Cnesc Licio Palazzini all'appello di VITA "Servizio civile, non si può dire di no": «Lo Stato però ci deve dare certezze sulle programmazione»

di Redazione

Oltre che di Asc (Arci Servizio Civile) Licio Palazzini è lo storico presidente della Cnesc (Conferenza nazionale enti servizio civile), il maggiore organo di rappresentanza degli enti: agli associati cella Cnesc fanno riferimento il 35% dei volontari in servizio.

A leggere i numeri oltre al nodo delle risorse, c’è anche quello della capacità progettuale degli enti che, nel 2020 hanno messo campo programmi e progetti per circa 67mila posizioni l’anno, più di quelle messe a bando, ma meno di quelle necessarie per soddisfare le domande dei giovani. Come si spiega?
Quando ci sono le condizioni di stabilità l’offerta cresce, quando si vive sulle montagne russe – e, dopo il 2018, hanno ripreso ad essere molti i progetti cestinati – le organizzazioni pensano a cautelarsi. Certo è che se ci fosse certezza sui numeri, l’offerta di servizio civile aumenterebbe. E lo farebbe mantenendo la qualità necessaria. Perché per allargare l’offerta, non si può “moltiplicare” per due, tre o dieci un singolo progetto portando per esempio da quattro a venti volontari, occorre ripensare e ridisegnare il programma e il progetto nella sua interezza, così come potrebbero realizzarsi interventi in settori innovativi.

A quali numeri siete in grado di arrivare?
Con risorse certe potremmo triplicare l’offerta. Nell’arco di un paio di anni le attuali organizzazioni accreditate (terzo settore ed enti locali) possono arrivare a 180mila posti.

La riforma del servizio civile universale e la conseguente programmazione triennale comportano anche un cambio di passo nella fase di progettazione. Come stanno evolvendo le cose su questo fronte?
Le posso rispondere guardando alla nostra esperienze in Arci Servizio Civile: stiamo facendo uno sforzo importante per fare in modo che enti nostri associati che negli anni passati progettavano in modo separato su medesimi settori – cultura, scuola, assistenza – assumano un programma condiviso che faccia da riferimento per tutti i singoli progetti. Questo ci ha portato a presentare 82 programmi, che comprendono 404 progetti. Così facendo, e qui parlo in generale per gli enti di servizio civile, non solo abbiamo razionalizzato il nostro impatto sui territori, ma stiamo diventando più “riconoscibili” dai nostri stakeholder, in primis dai giovani che hanno più chiara la finalità e il senso del loro servizio. Se questo processo di razionalizzazione che sta coinvolgendo le grandi reti, avviene dentro un quadro di stabilità, questo trend potrà continuare, altrimenti ne risentirà non solo la quantità, ma anche la qualità del servizio.

Per ogni posizione di servizio civile in Italia lo Stato oggi investe circa 5.500 euro l’anno. Di questo importo quanto va all’ente ospitante?
Novanta euro per ogni ragazzo.

Da parte loro invece gli enti quanto investono?
Faccio riferimento all’ultimo rapporto annuale della Cnesc (dati 2019): lo Stato per l’impiego nei nostri enti di circa 16.000 giovani ha impegnato 116 milioni di euro. Questo a fronte di un investimento degli enti della Cnesc di 90 milioni.

Quanti i costi figurativi e quanti quelli monetari?
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