Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Sanità & Ricerca

Lo Young Award Eapcct a una giovane tossicologa Maugeri

Premiato dall'European Association of Poisons Centres and Clinical Toxicologists uno studio di Azzurra Schicchi sugli avvelenamenti da Colchicina, una delle intossicazioni peggiori (mortale nel 90% dei casi), fornisce ai clinici una scala di valori per valutare il rischio grave. Schicchi lavora al del Centro Antiveleni Maugeri di Pavia, diretto da Carlo Locatelli

di Redazione

È una delle intossicazioni peggiori, perché si rivela mortale nel 90% dei casi gravi. La Colchicina è un farmaco antinfiammatorio di grande efficacia per la gotta, il cui sovraddosaggio o l’assunzione accidentale in eccesso, fornisce ogni anno, alcune decine di casi di intossicazione. Oppure, viene ingerita la pianta (Colchicum Autumnale – nella foto in apertura) da cui si estrae la colchicina, perché sovente scambiata per Zafferano selvatico.

Una giovane tossicologa del Centro Antiveleni Maugeri di Pavia, Azzurra Schicchi (nella foto), ha messo a punto una scala di gravità dell’intossicazione in grado di aiutare i clinici a determinare l’urgenza degli interventi dinnanzi a questo tipo di avvelenamento in un lavoro che ha ricevuto, negli scorsi giorni, il “Young Investigator Award” attribuito dalla European Association of Poisons Centres and Clinical Toxicologists (Eapcct), cui aderiscono le principali associazioni scientifiche europea e quella americana di tossicologia clinica.

«Si tratta di un nomogramma, un grafico che incrocia valori di intossicazione, tempi trascorsi dalla assunzione e livello di rischio», spiega il direttore del Centro, Carlo Locatelli, «che consente di ottenere un dato obiettivo sulla possibilità di sopravvivenza in base al valore misurato di colchicinemia. Uno strumento che, una volta validato, potrà essere utilizzato per valutazioni prognostiche in urgenza e per le scelte di trattamenti invasivi precoci, come la circolazione extracorporea».

Schicchi, classe 1989, di Cefalù (Pa) , laureatasi e specializzatasi a Pavia, ha basato il suo lavoro scientifico su una casistica molto ampia per questo tipo di avvelenamento: 77 intossicazioni, tutte da farmaci, di cui 25 trattate dal Centro pavese in collaborazione con il Laboratorio di analisi del Policlinico S. Matteo, e 52 su cui ha lavorato il Lariboisière Hospital della Paris-Diderot University, diretto da Bruno Mégarbane, presso la cui Tossicologia ha svolto parte della sua specializzazione.

Schicchi ha analizzato tutte le intossicazioni nel loro decorso, individuando l’esatta correlazione fra il dosaggio di questo alcaloide, ossia la sua presenza nell’organismo, e il tasso di mortalità: «Le prime 24 ore di intossicazione da colchicina», spiega Schicchi, «sono decisive per le attività cliniche che si devono adottare, e questo nomogramma, può fornire ai clinici gli elementi per decidere rapidamente gli interventi da mettere in campo».
«Uno studio», chiosa Locatelli, «che dimostra il valore della ricerca in tossicologia clinica del nostro Centro e dell’Irccs Maugeri. Era la decima volta che una nostra ricerca entrava fra le tre finali, cosa che non accade per le altre strutture gemelle a livello mondiale».

In apertura foto di Sergio Yahni da Pixabay


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA