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Cooperazione & Relazioni internazionali

Nobel per la Pace al World Food Programme, l’impegno di Coopi

Un riconoscimento importante per il lavoro svolto anche da COOPI - Cooperazione Internazionale, partner del Programma Alimentare Mondiale in molti progetti, in particolare nella Repubblica Centrafricana

di Redazione

Il Programma Alimentare Mondiale (PAM) è stato insignito, venerdì 9 ottobre, del Premio Nobel per la Pace per «i suoi sforzi per combattere la fame, per il suo contributo al miglioramento delle condizioni per la pace in aree colpite da conflitti e per il suo agire come forza trainante per evitare l'uso della fame come arma di guerra e di conflitto». Il direttore esecutivo del PAM, David Beasley, ha dichiarato: «Il Premio Nobel per la pace non è solo per il PAM. Lavoriamo a stretto contatto con i governi, le organizzazioni e i partner del settore privato la cui passione per aiutare gli affamati e i vulnerabili è pari alla nostra. Senza di loro non potremmo aiutare nessuno»​.

Un riconoscimento importante per il lavoro svolto anche da COOPI – Cooperazione Internazionale, partner del PAM in molti progetti, in particolare nella Repubblica Centrafricana. Claudio Tarchi, Area Manager di COOPI in RCA, racconta: «La partnership tra COOPI e PAM è iniziata nel 1997 con un'azione a favore degli sfollati interni di Bangui, fuggiti nel sud-ovest a causa dei conflitti tra soldati lealisti e forze ammutinate. Dal 2001, COOPI, in collaborazione con il PAM, ha avviato attività per la gestione del sito di rifugiati congolesi a Lobaye e nel 2006, nell'ambito dell'Operazione Zougoulou, ha lavorato anche a Markounda e Ouham-Pendé. Dal 2013 in poi, la collaborazione con il PAM non si è mai interrotta, neppure nei momenti più difficili della crisi umanitaria – ancora in corso nel Paese. Grazie a questa collaborazione, COOPI ha potuto lavorare in diversi siti per sfollati, tra cui il sito costruito all'aeroporto di Bangui con 100.000 sfollati, e ha potuto ampliare le sue attività anche nei siti di Bambari, Bria, Zemio, Obo, Alindao, Birao e Bangassou»​.​

Nel 2020, COOPI è il principale braccio operativo del PAM nella Repubblica Centrafricana. Ogni giorno, COOPI concentra i suoi sforzi e si impegna a migliorare la sicurezza alimentare e a prevenire la malnutrizione nelle comunità vulnerabili rafforzando la loro resistenza alle continue crisi. In particolare, da gennaio 2020 ad oggi, nell'ambito del progetto Distribuzione generale di cibo, trasferimenti in contanti e blanket feeding ai bambini di 6-59 mesi nelle aree di Bambari (Ouaka), Alindao (Lower Kotto), Bria (Upper Kotto), Bangassou (Mbomou), Obo e Zemio (Haut-Mbomou), sostenuta dal PAM, COOPI ha raggiunto 283.061 beneficiari e ha distribuito 6.689 tonnellate di cibo, compiendo così passi concreti verso l'eliminazione della fame nella Repubblica Centrafricana.

Dalla RCA alla Repubblica Democratica del Congo, dalla Siria al Sudan, passando per la Somalia e la Nigeria, COOPI lavora al fianco del PAM in situazioni di emergenza per migliorare le condizioni delle popolazioni più vulnerabili (rifugiati, sfollati, donne incinte e bambini), attraverso l'accesso al cibo e ai beni di prima necessità come medicine e zanzariere. A tal fine, le attività sul campo non si limitano alla distribuzione diretta di prodotti primari, ma mirano a migliorare la resilienza di queste popolazioni sia nel settore agricolo che attraverso attività generatrici di reddito; inoltre, il personale COOPI monitora e contrasta in maniera costante la morbilità e la mortalità per malnutrizione, soprattutto nelle fasce d'età più critiche.

COOPI riconosce che per raggiungere l'Obiettivo Fame Zero entro il 2030 è necessario continuare ad impegnarsi nella distribuzione di cibo e medicinali a fianco del PAM e delle popolazioni colpite dalle emergenze, da sempre al centro della nostra azione. Nel 2020, insieme al PAM, abbiamo aiutato più di 600.000 persone.

Credit foto: Silvano Pupella. L'immagine fa riferimento ad una distribuzione di viveri finanziata dal World Food Programme a Bria, in Repubblica centrafricana, nei confronti degli sfollati a causa della grave crisi umanitaria in atto nel Paese dal 2013.


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