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Raccolte fondi natalizie 2020? Una non profit su due teme un calo

Oltre il 50% delle organizzazioni si aspetta donazioni inferiori rispetto al 2019. Più ottimiste quelle che operano in campo sanitario. A dirlo un sondaggio a partecipazione libera promosso da Atlantis Company dedicato ai pronostici sulle iniziative di fundraising in vista del prossimo Natale. Il sentimento di incertezza è dominante, ma non manca la voglia di sperimentare nuove strade

di Redazione

Come andranno le raccolte fondi di Natale? Se negli anni passati la domanda era di quelle con una risposta abbastanza prevedibile, nell’era Covid è tutto cambiato. Addio banchetti, eventi e iniziative tradizionali. La domanda quindi non è banale ed è stata al centro di una survey promossa da Atlantis Company. Il risultato è che nel complesso il 53% delle associazioni che hanno partecipato al sondaggio a partecipazione libera si aspetta risultati inferiori a quelli del 2019. A condividere questa opinione sono soprattutto le piccole realtà che, evidentemente colpite in misura maggiore dagli effetti della crisi in atto, al 66% hanno risposto di aspettarsi risultati in calo. Il pessimismo ha contagiato, in misura minore (il dato parla del 45%).
Ad affrontare le imminenti campagne con spirito positivo sono soprattutto le associazioni con mission legate al settore sanitario, che nella maggior parte dei casi (60% circa) non hanno accusato un calo delle donazioni nei primi sei mesi del 2019; i dati confermano quindi la tendenza generale dei donatori a privilegiare le cause sanitarie in questo 2020 segnato dalla pandemia da Covid-19.

«L’impatto di questa crisi sulla raccolta fondi è stato e sarà negativo per tutto il Terzo Settore, ma contemporaneamente ha dato un forte impulso al cambiamento, costretto molte organizzazioni a ripensare in corsa la loro strategia di fundraising, l’organizzazione interna e gli strumenti operativi» osserva Francesco Quistelli, ceo di Atlantis Company. «Anche se adesso ci sembra tutto molto difficile, coglieremo i frutti positivi di questo processo già nei prossimi mesi. Una cosa di certo non è cambiata: i donatori chiedono relazione, condivisione, trasparenza. Chiedono di essere parte di un progetto e di vivere emozioni positive. Chi coglie questo spirito avrà un grande futuro, e farà le giuste scelte».

Passando agli strumenti su cui le organizzazioni hanno deciso di puntare, emerge una diffusa preferenza per le campagne di digital fundraising (33%), su cui hanno deciso di investire soprattutto le realtà di grandi e medie dimensioni. Anche l’offerta di regali solidali (33%) si conferma un punto fermo nella strategia di raccolta fondi di molte organizzazioni, a discapito invece del direct mailing e del telemarketing.
Il target su cui i fundraiser vogliono concentrare le forze è quello dei donatori già acquisiti (73%), in particolare gli small e i middle. Minore invece l’investimento su major donors e prospect: a questi ultimi le organizzazioni si rivolgono in particolare per la vendita di prodotti solidali.

«Concentrarsi con ancora maggiore attenzione sui donatori attivi presenti nel proprio database sarà la scelta ideale per molte organizzazioni non profit e gli strumenti digitali sono un’ottima soluzione per costruire una solida relazione e coinvolgere i donatori più fedeli», commenta Francesco Quistelli.

La maggior parte delle organizzazioni (66% circa) ritiene che le donazioni corporate non impatteranno in grande misura sulle entrate complessive di raccolta fondi. Chi invece ritiene di sì punta soprattutto sulla regalistica aziendale.
Infine dalla survey emerge una discreta apertura agli eventi digitali: soprattutto le grandi e medie organizzazioni hanno già deciso che sposteranno online le iniziative natalizie. Molti però ancora non lo sanno (40% circa), mentre una minoranza sembra non credere nello strumento o non avere le risorse necessarie per poterlo sperimentare (20% circa).


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