Politica & Istituzioni

Il pericolo della morte sociale

In una lettera a “Il Corriere della sera”, Monsignor Corrado Sanguineti, vescovo di Pavia, invita il Governo a porre più attenzione a l’istruzione e la formazione, nelle scuole pubbliche (statali e paritarie) e nelle università, invita a dare spazio alle attività di teatri e di cinema, così come alla coltivazione delle arti e della musica e chiede di non dimenticare, come fatto anche del Dl Ristori, il Terzo settore. Ecco alcuni passaggi della lettera

di Redazione

… Scrivo come vescovo di una città bella e ricca di storia, Pavia, e come pastore avverto crescere nella gente disagio e stanchezza, talora rabbia; come cittadino, ho a cuore l’Italia, nazione dotata di risorse d’ingegno e di creatività. Tutti trepidiamo per l’epidemia che sta coinvolgendo il mondo e in modo accentuato l’Europa, e c’è un clima di paura e di tensione, in parte motivato dalle difficoltà sanitarie e sociali, in parte favorito da una comunicazione a volte ossessiva sul Covid, che rischia di diventare l’orizzonte totale della vita.

(…)

Se sono primarie la vita e la salute dei cittadini, sono altrettanto importanti le condizioni di vita assicurate dal lavoro e dallo svolgimento delle attività economiche, così come dovrebbero essere altrettanto prioritarie l’istruzione e la formazione, nelle scuole pubbliche (statali e paritarie) e nelle università: non possiamo condannare un’intera generazione a un altro anno scolastico e accademico svolto solo «in remoto»! Il danno, soprattutto per gli alunni delle scuole di ogni ordine e grado, sarebbe pesante, data anche la disparità sociale che priva non pochi ragazzi di mezzi e ambienti adatti per seguire la didattica a distanza. Impariamo da Francia e Germania, che, pur avendo attivato un nuovo lockdown, oltre a permettere numerose attività lavorative, non hanno interrotto, almeno per ora, le lezioni nelle scuole e in parte nelle università. Un Paese vive non solo di salute e di lavoro, ma anche di cultura e di spiritualità: per questo motivo, occorre, appena possibile, dare spazio alle attività di teatri e di cinema, così come alla coltivazione delle arti e della musica. In caso di lockdown, se sono servizi essenziali i negozi di alimentari, i supermarket, le farmacie, gli uffici postali, sono servizi essenziali anche quelli che si realizzano nei luoghi di culto, cattolici o di altre espressioni religiose, soprattutto con le attuali norme di sicurezza e con concorso ridotto di persone alle celebrazioni. Uno Stato intelligentemente laico tutela la dimensione religiosa della vita, che si esprime e si alimenta in luoghi e gesti che danno orizzonte e respiro a tanti uomini e donne.

Perciò, sarebbe miope risolvere la sfida del Covid ricorrendo a un nuovo lockdown generalizzato, (…)

Non deve, infine, mancare un aiuto efficace e rapido per le tutte categorie che vedono ridotte o interrotte le attività lavorative, nel campo della ristorazione, dello spettacolo, del divertimento, dello sport. Faccio notare che nel recente Dl «Ristori» sono, per ora, dimenticati gli enti del Terzo Settore, non commerciali, che svolgono una funzione sociale di grande valore.

Credo che su queste linee occorra un grande sforzo d’intesa e di lavoro comune tra tutte le forze politiche e sociali, e da parte della Chiesa italiana, oltre all’impegno nel campo della carità e del volontariato, condiviso con altri soggetti responsabili e attivi, c’è la volontà d’essere una presenza positiva e costruttiva nel Paese, che ha bisogno di uno «scatto» di coesione, di creatività e di passione, in un’attenzione vigile al bene intero delle persone e delle famiglie.

Corrado SanguinetiVescovo di Pavia


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