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Housing sociale, nato un comitato per rilanciare il tema casa

Legacoop Abitanti, Federcasa, Confcooperative Habitat, Fondazione Housing sociale, Fondazione Compagnia di San Paolo e Fondazione Sviluppo e Crescita Crt sono i promotori del Comitato nazionale che sarò presentato martedì 17 novembre con un convegno online a Urbanpromo, insieme con il rapporto “Rilanciare le infrastrutture sociali in Italia”

di Redazione

Il Comitato Nazionale per l’housing sociale e la sintesi della sezione dedicata all’housing sociale del rapporto Rilanciare le infrastrutture sociali in Italia, coordinato da Edoardo Reviglio e promosso dalla Fondazione Astrid e dalla Fondazione Collegio Carlo Alberto della Compagnia di San Paolo saranno presentati martedì 17 novembre, al convegno di apertura di Urbanpromo, che si terrà in modalità web a partire dalle 9.30 (qui il link all’evento).
Due iniziative caratterizzate dalla volontà di costruire una visione di sistema, mosse dall’esigenza di strutturare una strategia comune, efficace e a lungo termine, capace di rilanciare il tema della casa e di segnare un cambio di passo nell’ambito della partnership pubblico privato.

Il comitato per l’housing sociale

In un momento di grande incertezza, ma anche di significative opportunità da cogliere, in cui l’unione fa la forza, si è costituito nelle settimane scorse il primo Comitato Nazionale per l’housing sociale, che aggrega i soggetti più rappresentativi del settore. Oltre a Legacoop Abitanti ne fanno parte Federcasa, Confcooperative Habitat, Fondazione Housing sociale, Fondazione Compagnia di San Paolo e Fondazione Sviluppo e Crescita Crt.
«Non è stato facile costituire questo comitato perché ognuno di noi rappresenta degli interessi differenti, ma abbiamo portato fino in fondo questo obiettivo nella consapevolezza che questo passo fosse indispensabile per le future sfide che ci aspettano nell’ambito del settore casa», osserva Giordana Ferri, presidente del Comitato Nazionale per l’Housing Sociale e già direttore esecutivo di Fondazione Housing Sociale

È noto come il sistema italiano dell’housing sociale, ma non solo, sia caratterizzato dall’operato autonomo di differenti attori: pubblici (per la maggior parte), privati, non profit e low-profit. Il risultato di questa eterogeneità sono progetti spesso molto interessanti, ma troppo piccoli per rispondere ai requisiti e all’interesse di investitori italiani e stranieri e per essere considerati come parte di un disegno più ampio. La debolezza delle tante risorse messe in campo è infatti causata soprattutto dall’impossibilità di delineare obiettivi comuni verso i quali dirigersi e dalla mancanza di un'unica strategia all’interno della quale agire in modo coordinato, valorizzando il contributo specifico di ciascun attore.
«In questo momento in cui Next Generation Eu richiede al nostro Paese investimenti con elevato impatto sociale e potenziale di crescita», sottolinea Rossana Zaccaria, presidente di Legacoop Abitanti, «crediamo che la casa costituisca un ambito di intervento essenziale se concepito come hub di innovazione dell’infrastruttura sociale, con il coinvolgimento di tutti gli attori».

Il Comitato Nazionale per l’housing sociale si propone di attuare un’azione trasversale e sinergica tra soggetti che operano in realtà molto diverse tra loro ma con obiettivi convergenti. La finalità del comitato è quella di individuare strategie e approcci innovativi e definire una capacità progettuale comune e condivisa da adottare nello sviluppo di progetti di partenariato pubblico-privato. Un tema molto attuale, ma che rischia di essere difficilmente applicabile senza un confronto tra i diversi operatori sui contenuti da perseguire e sulle strategie da adottare.

Il Rapporto

Il Rapporto Rilanciare le infrastrutture sociali in Italia nasce nella cornice del c.d. Rapporto Prodi sostenuto dalla Commissione europea e dall’Eltia (European Long-Term Investors Association) ed è il risultato di un intenso lavoro di sette gruppi e una quarantina di esperti.

Per quanto riguarda l’Italia, il Rapporto propone la messa in opera di un Piano straordinario da realizzare in 15 anni ad un costo stimato di circa 150-200 miliardi per le infrastrutture sociali, previsione realistica e fattibile, con ritorni economici e sociali che permetterebbero al nostro Paese di gestire alcune delle grandi sfide che ci attendono. Se il Piano venisse realizzato nei tempi ed ai costi stimati dal Rapporto, l’Italia si potrebbe dotare di un ottimo sistema di infrastrutture sociali nei tre grandi settori che sono al centro del nostro futuro, quello della sanità, dell’istruzione e dell’edilizia sociale.

In apertura image by Harry Strauss from Pixabay


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