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L’appello “Servizio civile, non si può dire no” sbarca in Parlamento

Ieri l’incontro fra i promotori della mobilitazione e oltre 30 fra senatori e deputati di maggioranza e opposizione. I prossimi passi? La verifica dei 200 milioni in più nella legge di Bilancio e l’impegno a ragionare sull’ipotesi di un unico emendamento condiviso che chieda maggiori fondi e una stabilizzazione affinché sia davvero assicurata l’universalità del servizio civile e anche una campagna di comunicazione della Rai per far conoscere questa possibilità a quanti più giovani possibile

di Redazione

L’appello “Servizio civile non si può dire no” è approdato ieri in Parlamento. Una trentina di deputati e senatori su iniziativa di Maria Chiara Gadda (Italia Viva) insieme a Francesca Bonomo (Partito democratico) ed Erica Rivolta (Lega) hanno voluto conoscere le motivazioni che hanno spinto 133 qualificati rappresentanti della società civile, del mondo del Terzo settore e delle rappresentanze giovanili a promuovere una mobilitazione affinché il servizio civile possa davvero diventare universale, ovvero aperto a tutti i ragazzi che ne fanno richiesta.

Al dibattito hanno preso parte una trentina di parlamentari di maggioranza e opposizione (il Pd il partito più rappresentato), ma sono circa il doppio i parlamentari che hanno manifestato interesse e appoggio per l’appello promosso da VITA.

L’incontro, via digitale, è stato moderato dal fondatore di VITA Riccardo Bonacina che presentato il testo dell’appello e ricordato i numeri dello «scandalo: ogni anno in media sono oltre 65mila le domande presentate dai ragazzi e rifiutate per mancanza di risorse». Mentre il direttore di VITA Stefano Arduini ha ricordato come «l’impegno del governo ad aumentare il budget di 200 milioni per il 2021 e il 2022, sia importantissima, ma l’approdo finale non possa che essere quello della reale universalità del servizio civile, per cui sono necessario fra i 500 e i 600 milioni l’anno. Una dotazione da stabilizzare». Il direttore di Avvenire Marco Tarquinio, che ad aprile con la sua testata aveva promosso un manifesto sottoscritto da decine di intellettuali per rilanciare e ripensare il servizio civile e ha sottoscritto l’appello “Non si può dire no” ha ragionato, fra le altri aspetti, su un nodo centrale: «Lo spazio e il tempo per il servizio civile sono una necessità per la nostra Repubblica anche nell’ottica di formare giovani con competenze adatte alla richiesta di soft skills e competenze trasversale del mercato del lavoro». Dopo l’intervento della presidente di Fondazione Ant, Raffaella Pannuti che ha rimarcato l’importanza della presenza di volontari nella sua organizzazione, ha preso il microfono il presidente di Fondazione Terzjus ed ex sottosegretario al lavoro Luigi Bobba per avanzare alcune proposte di restyiling dell’istituto: «per esempio introdurre nella scuola secondaria e nella formazione professionale una sorta di alternanza scuola/servizio civile e valorizzare le esperienze all’estero nel corso del periodo di servizio».

Dopo di che è stato il turno dei parlamentari. Oltre a Maria Chiara Gadda, Bonomo e Rivolta sono intervenuti fra gli altri Vito De Filippo, Valeria Fedeli, Marco Di Maio, Giusy Versace, Sara Moretto, Gianni Pittella ed Elena Carnevali. Tutti hanno dimostrato grande apprezzamento all’iniziativa che ha consentito di riaprire il dibattito proprio nel momento di avvio della discussione della legge di Bilancio 2021. Con diverse sfumature e sottolineature è stata tracciato un percorso di lavoro comune. I prossimi passi dunque? Innanzitutto la verifica “nero su bianco” dei 200 milioni in più nella legge di Bilancio. Quindi l’impegno a ragionare sull’ipotesi di un unico emendamento condiviso che chieda maggiori fondi e evochi la stabilizzazione del Fondo nazionale affinché sia davvero assicurata l’universalità del servizio civile. Infine una campagna di comunicazione della Rai per far conoscere questa possibilità a quanti più giovani possibile, tema su cui si è impegnata in prima persona la capogruppo del Pd in commissione Vigilanza Rai, Valeria Fedeli.


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