Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Comitato editoriale

Quel filo rosso dalla Medicina del lavoro alla riabilitazione post-Covid

Si è tenuta oggi, martedì 17 novembre, la Giornata “Salvatore Maugeri”, che ha ricordato la nascita del fondatore e i 55 anni dalla costituzione della Fondazione a lui intitolata. Mario Melazzini, amministratore delegato di Ics Maugeri ha invitato a «ripensare la medicina territoriale»

di Redazione

C’è un filo rosso che lega l’intuizione originaria di Salvatore Maugeri, scienziato e clinico, che nel 1965 istituì la Fondazione Clinica del Lavoro a Pavia e la storia del gruppo sanitario oggi presente sul territorio nazionale con 17 Istituti, nove dei quali Irccs, Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico riconosciuti dal ministero della Salute.
Quel filo rosso è la passione per la ricerca, è la cura dei pazienti, dal trattamento delle patologie derivate dal durissimo lavoro di braccianti e operai delle catene di montaggio, a quelle dei pazienti post Covid-19, che trovano nei centri Maugeri assistenza nella riabilitazione pneumologica, cardiologica e neurologica.
Quel filo rosso è stato ripreso, oggi, nella Giornata “Salvatore Maugeri” che ha ricordato insieme alla nascita del fondatore, il 17 novembre del 1905, i 55 anni dalla costituzione della Fondazione oggi a lui intitolata.

L’incontro, trasmesso in diretta YouTube, è stata occasione per proiettare un’anteprima del documentario, curato da Jean Pierre El Kozeh, Salvatore Maugeri, il destino di un uomo, ricostruzione con immagini e testimonianze, dagli albori pioneristici della Clinica allo sviluppo dei decenni successivi.
«Quei valori scientifici e professionali del professor Salvatore Maugeri permeano ancora oggi le due realtà che operano nel suo nome», ha assicurato Gualtiero Brugger, presidente di Fondazione Salvatore Maugeri e di Ics Maugeri.

«La passione di mio nonno per la ricerca e per la clinica», ha aggiunto la vicepresidente di Fsm Chiara Maugeri, «sono come lui ha insegnato pratiche da eseguire col duro lavoro e con un carico di umanità verso i pazienti. Tutta la nostra famiglia ha custodito nel tempo questi valori, li ha tramandati, e continuiamo a praticarli quotidianamente attraverso i nostri professionisti all’interno di ogni luogo che porta il nome Maugeri».

Dopo i saluti del sindaco di Pavia, Fabrizio Fracassi, del vescovo, Corrado Sanguineti, l’assessore lombardo al Welfare, Giulio Gallera, ha ricordato l’impegno degli Istituti Maugeri sul paziente fragile e cronico: «La missione Maugeri è diventata la missione di Regione Lombardia: passare dalla cura al prendersi cura, prendersi carico del paziente con tutti i suoi bisogni. Nei prossimi anni avremo molto lavoro da fare insieme».

Ricordando i molti professori dell’Università di Pavia che svolgono l’attività clinica negli Istituti Maugeri, il rettore, Francesco Svelto, ha parlato di «una realtà pressoché unica, di cui mi piace spesso ricordare che è stato il primo spin-off di questo ateneo. Una realtà che, nel Pavese, offre la bellezza di due Irccs Maugeri, Pavia e Montescano, nello spazio di pochi chilometri e la cui importanza abbiamo apprezzato nell’emergenza Covid».

Riagganciandosi al contesto e alle scelte di Salvatore Maugeri nella Medicina del lavoro e tracciando un parallelo col contesto di emergenza presente, Mario Melazzini, amministratore delegato di Ics Maugeri, ha ricordato che «mutate le condizioni generali, allora come ora, c’era un sistema da riformare. La massa emotiva che ha colpito tutti noi, addolorati dall’impressionante numero di morti, dei ricoverati, avviliti dalla mancanza di posti nelle terapie intensive, credo abbia portato in questi mesi a giudizi affrettati, spesso sommari e avendo avuto il privilegio di occupare ruoli di rilievo al servizio delle Stato ritengo sia arrivato il momento di ripensare al sistema senza buttare al vento esperienze positive. La Lombardia», ha proseguito Melazzini, «ha detenuto per oltre un decennio un sistema sanitario ritenuto tra i migliori al mondo. Sono convinto che la legge 23 sull’evoluzione del sistema socio-sanitario lombardo sia ancora oggi uno strumento di partenza eccezionale. Va riprogrammato, rafforzando e valorizzando, come peraltro era stato previsto, la medicina territoriale. È impensabile», ha concluso Melazzini, «non detenere un piano emergenziale per una controffensiva in caso di epidemia, perché tutto, anche l’imprevisto, deve essere calcolato».