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Per i diritti dei bambini serve più indignazione

Fortissime disuguaglianze territoriali caratterizzano il vissuto di bambini e adolescenti in Italia, dalla salute all'istruzione, dall'accesso alle opportunità educative al diritto di vivere in un ambiente sano. Il Covid-19 ha fatto da lente di ingrandimento di una realtà che già in passato il Comitato Onu sui diritti dell'infanzia aveva raccomandato di sanare. Oggi siamo tutti più consapevoli che questo è il punto su cui non sono ammessi ritardi né fallimenti

di Sara De Carli

Giorgia lunedì ha dato voce alla sofferenza giovanile, silenziosa e trattenuta dentro le mura di casa per decreto, senza trovare giusto spazio nelle rappresentazioni degli adulti.

Almas e Carlo martedì hanno restituito la difficoltà, per chi vive l’esperienza di essere allontanato dalla propria famiglia, di fare un percorso e in contemporanea di doversi «prendere in carico la propria famiglia che è rimasta ferma».

Federica mercoledì ha lanciato un accorato appello: “Come possiamo amare la natura se non possiamo viverla?"

Nafissa ieri ha rivendicato il diritto che questa situazione del Covid «non incida sul nostro diritto all’istruzione e all’ascolto»:

Sofia e Luca questa sera daranno voce al vissuto dei più giovani, con i loro 13 anni.

Nella “Children’s Week” che il Gruppo CRC e Vita hanno promosso per avvicinarci alla Giornata Internazionale dell’Infanzia e dell’Adolescenza, la voce delle ragazze e dei ragazzi è risuonata con chiarezza e potenza. Una voce consapevole e responsabile, lontanissima tanto dal registro del lamento quanto da quello della pretesa e diversissima dalla rappresentazione che noi adulti troppo spesso ne facciamo, ma giustamente indignata.

Quell’indignazione a cui ieri sera anche Marco Rossi Doria ha richiamato. «Serve un forte impegno propositivo – e ne abbiamo tanto – ma anche un po’ di indignazione nazionale sulla questione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Siamo un Paese ricco, che fa pochi figli e che ha 3,5 milioni di bambini e ragazzi in povertà relativa e assoluta e che non riesce a risolvere il problema della dispersione nonostante una commissione parlamentare d’inchiesta e una cabina di regia abbiano scritto cosa bisogna fare. Noi sui territori ci siamo, facciamo tutti la differenza, ma quello che ci deve essere è una delega presso la Presidenza del Consiglio o nel Governo che coordini tutte le competenze sull’Infanzia e l’adolescenza, questo è fodnamentale per dare una spinta sulle tante cose che non sono state risolte e che il Rapporto CRC denuncia da vent’anni. Il Recovery Fund ha nel nome i ragazzi, è un debito che pagheranno i ragazzi, abbiamo bisogno di dire che una quota parte di queste risorse devono andare a loro».

Il tema delle risorse, della necessità di un coordinamento maggiore a livello istituzionale, centrale e locale, di un maggior raccordo fra i vari attori in campo sarà al centro dell’ultimo appuntamento della Children’sWeek, in diretta venerdì 20 novembre alle 18 sulla pagina Facebook di Vita, con la partecipazione della ministra Elena Bonetti, della senatrice Licia Ronzulli, dell'onorevole Paolo Siani, della professoressa Chiara Saraceno e con un videomessaggio della ministra Lucia Azzolina. In sintesi, l'auspicio è quello del passaggio a una visione finalmente strategica.

«Per garantire l’attuazione dei diritti sanciti nella Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, occorre rilanciare una rappresentazione sociale e culturale dell’infanzia come valore da salvaguardare e promuovere», sottolinea Arianna Saulini, coordinatrice del Gruppo CRC. «Solo un approccio olistico e sistemico, che ponga al centro l’impatto sui bambini e sui ragazzi delle varie norme, misure, fondi e interventi, sia a livello centrale che locale, può produrre l’auspicata inversione di rotta rispetto all’aumento del disagio sociale. La risposta all’emergenza è l’occasione per mettere in pratica i principi della CRC, con una visione finalmente strategica rispetto alle nuove generazioni. Il nuovo ambizioso Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e soprattutto la Strategia organica di impiego di ingenti risorse europee, dal nome esplicito “Next Generation”, potrebbero rappresentare l’opportunità per un cambio di passo prevedendo misure strutturali e organiche e un orizzonte temporale più lungo».

Serviva per forza una pandemia per accorgersi delle tante criticità che riguardavano – già prima – i nostri bambini e ragazzi? Certamente no, ma almeno oggi la pandemia, facendo da lente di ingrandimento, ha reso tutto ciò evidente e difficilmente ignorabile. «Da queste serate colgo il fatto che tutti ospiti hanno mostrato di avere le idee chiare, abbastanza coerenti fra loro fra loro e anche in linea con le raccomandazioni che abbiamo fatto nell’11° Rapporto», sottolinea Arianna Saulini. C’è consapevolezza diffusa delle criticità, anche a causa del Covid. C’è una aspettativa grande sui fondi europei e noi abbiamo una storia di aspettative deluse rispetto all’utilizzo dei fondi europei che non possiamo permetterci più. Per questo il Rapporto afferma con decisione che servono azioni di sistema per ridurre le disuguaglianze presenti sul nostro territorio. Colgo anche la provocazione di Marco Rossi Doria: un po’ di indignazione serve perché ci sono cose che non hanno costo, come l’anagrafe degli studenti o il numero dei bambini con disabilità in età prescolare piuttosto che sapere in tempo reale quante sono le persone di minore età fuori dalla propria famiglia di origine».

Per rivedere tutti gli appuntamenti della "Children’s Week":

Una generazione in bilico, tra social e distanziamento sociale

Fragilità di bambini e adolescenti, solitudine delle famiglie: quali risposte?

Povertà e ambiente: l’agenda per le nuove generazioni

Uguali diritti, diverse attuazioni: le conseguenze delle disuguaglianze

Oltre il Covid-19: una strategia per i bambini e gli adolescenti

Photo by Anna Samoylova on Unsplash


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