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Comitato di Bioetica: il vaccino come bene comune

Il Comitato Nazionale di Bioetica ha pubblicato oggi un suo parere sugli aspetti etici della ricerca, costo e distribuzione dei vaccini contro il Covid-19

di Redazione

Il Comitato Nazionale di Bioetica ha pubblicato oggi un suo parere sugli aspetti etici della ricerca, costo e distribuzione dei vaccini contro il Covid-19.

Punto primo, il CNB evidenzia come «sul piano etico l’emergenza pandemica non debba portare a ridurre i tempi della sperimentazione, indispensabili sul piano scientifico, bioetico e biogiuridico, per garantire la qualità e la protezione dei partecipanti». Secondo, il Comitato «ritiene che il vaccino debba essere considerato un ‘bene comune’, la cui produzione e distribuzione a favore di tutti i Paesi del mondo non sia regolata unicamente dalle leggi di mercato. Questa raccomandazione non deve rimanere un mero auspicio, ma piuttosto un obbligo a cui deve far fronte la politica internazionale degli Stati. Nelle scelte di distribuzione «si richiami al principio morale, deontologico e giuridico generale della uguale dignità di ogni essere umano e di assenza di ogni discriminazione, oltre che al principio integrativo della equità, ossia della particolare considerazione di vulnerabilità per specifici bisogni». Il CNB «non esclude» l'obbligatorietà «in casi di emergenza, soprattutto per gruppi professionali maggiormente esposti all’infezione e alla trasmissione della stessa».

Sarà di particolare importanza – scrive il CNB – «spiegare alla popolazione in modo trasparente che i criteri di priorità nelle vaccinazioni sono stabiliti sulla base dell’identificazione di gruppi ‘più a rischio’ per l’attività lavorativa svolta o per le condizioni di età e di salute: l’esclusivo obiettivo della determinazione delle priorità consiste nell’esigenza etica di proteggere il più possibile ogni persona, nel rispetto dei principi di uguaglianza, alla luce dei doveri di solidarietà sociale (artt. 2 e 3 Cost.)». Il CNB «esclude dunque fin da ora il ricorso a lotterie o al criterio first come, first served: le prime perché basandosi sulla casualità, hanno come effetto la non considerazione delle differenze esistenti e delle particolari vulnerabilità; il secondo perché finirebbe con l’agevolare, in modo discriminatorio, chi ha più facilità di accesso ai vaccini, per ragioni logistiche o di possibilità di acquisire informazioni».

Qui il documento integrale.


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