Sostenibilità sociale e ambientale

Green Logistics: esiste davvero una logistica sostenibile?

La logistica punta a campagne green e di responsabilità sociale, ma è importante che l'etichetta "green logistics" corrisponda alla realtà. Tredici associazioni di settore si sono unite, firmando un documento

di Marco Dotti

Si chiama green logistics e, detta così, è solo l'ennesima etichetta. Ma dietro la (presunta, possibile, attuabile?) svolta verde della logistica dovrebbe esserci ben più di un'etichetta.

Dovrebbe esserci un processo, capace di minimizzare gli impatti e regolare gli effetti socio-ambientali (importante sottolineare quel "socio-", non solo "ambientali") della scala logistica in tutte le sue fasi: approvvigionamento, deposito, inventario, evasione ordini, trasporto, relazione con il cliente.

Motori di nuova generazione, un eventuale utilizzo di veicoli a Liquefied Natural Gas (LNG), batterie al litio, dispositivi a riduzione d'impatto possono certo ridurre, pare fino al 90%, le emissioni di particolato, di CO2 (15%) e di ossidi di azoto (35%), comportando una risparmio significativo sul costo del carburante per l'uso delle flotte aziendali.

Basta questo? Non basta. La logistica ha un impatto sistemico, non lineare, sullla sostenibilità. Per capire cosa fare e come orientare e rendicontare gli investimenti green, tredici associazioni di settore e non (Anita, Assiterminal, Assologistica, Confetra, Fercargo Federchimica, Federconsumatori, Fedespedi
Freight Leaders Council , Green Logistics Expo, Stati Generali fell’innovazione, SosLogistica Unrae – Sezione Veicoli Industriali) hanno redatto un documento programmatico, la Carta di Padova.

I firmatari della Carta intendono promuovere azioni concrete a medio e lungo termine su quattro pilastri:

  • Formazione, cultura e comunicazione
  • Innovazione aperte e trasformazione digitale
  • Metriche e presupposti scientifici per la sostenibilità
  • Risorse e Governance

Il documento – che potete leggere in allegato in calce all'articolo – parte dalla constatazione che «il maggior usso di merci in circolazione, favorito anche dal sempre più utilizzato commercio elettronico, ha richiesto uno sforzo crescente orientato ad ottimizzarne i processi, spingendo l’intero settore ad investire in tecnologia ed innovazione».

Tali investimenti, oltre che in termini di efficienza generale, andrebbero valutati anche in chiave performance energetico-ambientali contribuendo, si legge nel documento, «a diffondere il concetto e l’importanza di perseguire una logica circolare di economia».

Un’efficienza, prosegue la Carta, «ricercata anche in situazioni emergenziali – come quella recentemente affrontata a causa della pandemia da COVID- 19 – che ha ulteriormente sottolineato l’importanza di avere a disposizione un sistema resiliente».

In quest’ottica, la Carta di Padova si propone come un primo elemento di sintesi “rispetto ad obiettivi convergenti verso un nuovo modello di sviluppo sostenibile in cui a farla da padrone sia l’agire secondo una logica di sistema, per valorizzare tutto ciò che accomuna la complessità dell’offerta di servizi logistici e i relativi benefici per imprese e comunità».

Quali azioni concrete verranno intraprese è ancora presto per dirlo, anche se nella Carta vengono tracciate delle priorità.

Sarebbe opportuno, però, che il tema della Green Logistics venisse affrontato anche nei suoi impatti sociali, coinvolgendo soggetti della società civile organizzata. Soggetti che, sempre più, si stanno accorgendo che non basta una filiera etica e sostenibile, se poi l'ultimo miglio dissipa tutto.


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