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L’ UICI di Vibo Valentia: buone prassi per non lasciare indietro nessuno

Il distanziamento sociale, imposto per evitare il più possibile il diffondersi del contagio, ha ridefinito i termini della relazione, ma ancor di più ha posto il problema della relazione d’ aiuto verso le persone con disabilità che necessitano del contatto fisico. Per le persone non vedenti o ipovedenti il tatto è certamente uno dei sensi che riduce le distanze e crea l’ opportunità dell’ empatia tra persone e della conoscenza del mondo circostante.

di Maria Pia Tucci

«La fragilità appartiene a tutti» ha detto Papa Francesco nel suo messaggio per la Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità. Che in un altro passaggio continua: «Negli ultimi cinquant'anni sono stati compiuti passi importanti, a livello sia delle istituzioni civili sia delle realtà ecclesiali. È cresciuta la consapevolezza della dignità di ogni persona, e questo ha portato a fare scelte coraggiose per l'inclusione di quanti vivono una limitazione fisica o/e psichica.

In realtà, ci sono persone con disabilità anche gravi che, pur con fatica, hanno trovato la strada di una vita buona e ricca di significato, come ce ne sono tante altre 'normodotate', che tuttavia sono insoddisfatte, o a volte disperate».

Partiamo da qui per raccontare l’ impegno dell’ Unione Italiana Ciechi e ipovedenti (UICI) territoriale “Giovanni Barberio” di Vibo Valentia che, nonostante l’ imperare della pandemia non ha rinunciato al proprio mandato di impegno sociale rimodulando le proprie attività laboratoriali e formative per declinarle sui nuovi bisogni. È nato così il primo corso intensivo in Italia sulla “Disabilità visiva nell’emergenza Covid 19”.

Una iniziativa formativa, sostenuta dal CSV e tenuta da Giovanni Visalli Garufi, Tecnico di Orientamento, Mobilità ed Autonomia Personale e Domestica, che ha avuto lo scopo di far conoscere nel concreto le metodiche necessarie nell’accompagnamento dei ciechi e degli ipovedenti, nonché il corretto utilizzo dei dispositivi di protezione individuale, abbattendo quanto più possibile l’isolamento nel quale le persone con disabilità visiva si trovano durante il lockdown.

Il distanziamento sociale, imposto per evitare il più possibile il diffondersi del contagio, ha ridefinito i termini della relazione, ma ancor di più ha posto il problema della relazione d’ aiuto verso le persone con disabilità che necessitano del contatto fisico. Per le persone non vedenti o ipovedenti il tatto è certamente uno dei sensi che riduce le distanze e crea l’ opportunità dell’ empatia tra persone e della conoscenza del mondo circostante.

«Era ed è importante, anche oggi che siamo nella seconda ondata della pandemia – dice Paolo Massaria, segretario della UICI Vibo Valentia – non far sentire soli i nostri associati. Coloro con i quali ogni giorno facciamo un pezzo di strada verso l’ inclusione». «Siamo partiti dalla paura di quello che significava l’ impossibilità o la riduzione del contatto che, per una persona non vedente o ipovedente è un gesto non solo normale, ma anche necessario nella relazione d’ aiuto e ci siamo chiesti come potevamo,anche in questa fase, garantire la presenza in sicurezza».

La sezione territoriale UICI di Vibo in 24 anni di attività ha arricchito il proprio curriculum sociale realizzando azioni e creando reti con il territorio per ridurre le barriere e soprattutto per creare opportunità di vita autonoma: «Il nostro obiettivo principale e continuo – dice ancora Massaria – è seguire la persona non vedente nell’ arco della vita, sostenendo il percorso personale e delle famiglie dal punto di vista psicologico prima, durante l’ inclusione scolastica poi e riuscire in seguito ad offrire e incoraggiare alla formazione, anche universitaria, nonché all’ inclusione lavorativa, stimolando la creazione di impresa».

Laboratori creativi, ma anche corsi di formazione e avviamento al lavoro, laboratori di teatro, corsi di cucina, eventi e attività di sindacato e sostegno per le persone con disabilità visiva e per le loro famiglie sono le molteplici facce di realtà sociale, riconosciuta a livello nazionale come fautrice di buone prassi, che conta 2 impiegati, 12 giovani operatori del servizio civile, 15 volontari e 300 iscritti e una neonata cooperativa: “Fenice” che si lega alla UICI nel percorso di accompagnamento e inclusione sociale di persone portatrici di ogni forma di disabilità.

Completa il quadro di questa interessante realtà sociale l’ attrezzata sala comunicazione allestita nella sede cittadina. Qui il libri vengono convertiti in audiolibri grazie ad una sala di registrazione insonorizzata e i testi, dopo essere stati digitalizzati possono essere trascritti, grazie ad un software dedicato, stampati in Braille, sempre in sede per poi essere distribuiti per la lettura.

Segno tangibile di questo lavoro culturale e sinergico con il territorio è anche il percorso per non vedenti e ipovedenti realizzato per il Museo Archeologico Nazionale “Vito Capialbi” di Vibo Valentia per il quale la UICI ha stampato e diffuso una guida aggiornata ma anche realizzato, grazie alla collaborazione con la direttrice del Museo dott.ssa Adele Bonfiglio e con i Lions Club le targhette descrittive dei reperti archeologici esposti.