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«Le persone con disabilità hanno diritto al piacere»

In occasione della “Giornata internazionale delle persone con disabilità” Armanda Salvucci, presidente di Nessutocchimario, apre il dibattito sul tema e propone di inserire un nuovo articolo alla Convenzione sui diritti delle persone con disabilità che, sottolinea «non cita il tema della sessualità, resta un “non detto”»

di Antonietta Nembri

Si celebra oggi, 3 dicembre, la “Giornata internazionale delle persone con disabilità” e l'adozione della “Convenzione sui diritti delle persone con disabilità”, documento fondamentale che tra i suoi principi generali proclama valori quali il rispetto per la dignità, l’autonomia individuale, la non-discriminazione, la piena ed effettiva partecipazione e inclusione all’interno della società e le pari opportunità: senza nominare mai, però, la sessualità come parte integrante della vita delle persone con disabilità.
Una “rimozione” che non stupisce visto che rappresenta uno dei tabù più radicati nella nostra società. «Invece occorre cominciare a parlarne» spiega Armanda Salvucci, presidente di Nessunotocchimario. Che sottolinea: «Anche se non amiamo le ricorrenze – in fondo siamo disabili anche il 4 dicembre – riconosciamo il valore dei principi sanciti dalla Convenzione. Per questo vogliamo proporre, consapevoli che non è la soluzione ma un gesto simbolico, di inserire nella Convenzione un nuovo articolo, il 19 bis, che segua l'art.19 (Vita indipendente e inclusione nella società) e in cui si affermi che: “va riconosciuto a ogni persona con disabilità il diritto al piacere e alla libertà di esprimere e godere della propria sessualità”».


L'associazione Nessunotocchimario è promotrice del progetto Sensuability che ha l'obiettivo di abbattere gli stereotipi relativi a disabilità e sessualità

Nella Convenzione, ricorda ancora Salvucci (nella foto), all’articolo 23 si parla di diritto alla famiglia, al matrimonio, alla procreazione «ma di sessualità anche qui non c'è traccia, non viene proprio nominata resta un “non detto”».
L'auspicio è che, con questa proposta, sia l'occasione per far nascere un dibattito sul tema, ma soprattutto che si arrivi presto a una sola “dichiarazione” che sia realmente universale e che comprenda e affermi i diritti di tutte le persone, senza alcuna distinzione, anche oltre la stessa Convenzione sui diritti per le persone con disabilità.

«La sessualità non è un diritto come non lo è l’amore. Se pure non ho diritto di essere amata, credo però che sia giusto rivendicare la libertà di essere amata e di amare, di avere una sessualità soddisfacente. Questa libertà può essere agita se e solo se si garantiscono le stesse opportunità per tutti, come poter uscire senza doversi preoccupare di tutte quelle barriere architettoniche e culturali, che sono ostacoli a una vita sociale piena e a un suo riconoscimento» spiega ancora Armanda Salvucci. «Significa garantire la possibilità, nelle situazioni più serie, di accedere ad un’assistenza che faciliti la piena realizzazione della persona abbandonando quelle politiche relative ad una vita indipendente, finora indirizzate al mantenimento dello status quo».


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