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Genitori in piazza: «Al primo posto c’è la scuola, non le discoteche o le piste da sci»

Il Comitato beneventano dei Meno Uguali, il collettivo Mamme Rana e il comitato Genitori per la Scuola Benevento scrivono al Prefetto della città e ai Ministri dell'Istruzione, Sanità, Infrastrutture e Trasporti: «Quando arriva il tempo dei bambini, dei giovani, il tempo dei non-ancora-elettori? Perché la Scuola viene chiusa prima di ogni altra cosa?»

di Redazione

«ll'Ill.mo Prefetto di Benevento e p.s.t. al PCM, ai Ministeri della Istruzione, Ministero Sanità, Ministero Infrastrutture e Trasporti e p.c. al Presidente della Repubblica», è rivolta a loro la missima scritta dal Comitato beneventano dei Meno Uguali, dal collettivo Mamme Rana e dal comitato Genitori per la Scuola Benevento, che con fermezza denunciano la situazione che si è venuta a creare negli ultimi mesi sul tema scuola.

«Siamo bambini, ragazze, genitori, insegnanti, cittadine», sottolineano le tre realtà. «Siamo tanti e siamo per tante cose. Ma non siamo “Genitori no Dad”. Chi ci etichetta così, non vuole capire o, peggio, ha interesse a mistificare la realtà e ad alimentare la guerra tra genitori, contaminando la convivenza civile, per non far comprendere le nostre ragioni e le proprie responsabilità nella gestione di una pandemia che sta spezzando vite e stravolgendo le nostre esistenze. Noi proponiamo un modello di società che metta al primo posto il benessere dei più fragili, non dei più potenti. Una comunità che metta al primo posto la Scuola, non le discoteche o le piste da sci. Il Sapere, la Cultura, non lo shopping e i cenoni natalizi».

«Abbiamo appreso con crescente sgomento la tragedia del Covid 19», si legge nella lettera. «Abbiamo trattenuto il fiato a lungo mentre si cominciavano a contare le vittime. Siamo stati solleciti e responsabili, nel rinchiuderci in casa, per ricacciare indietro quella orribile minaccia. Quando la prima ondata ha preso ad allentare la sua portata, abbiamo continuato a pazientare per un ritorno alla “normalità”. Abbiamo continuato a resistere, a stringere i denti per sopportare la perdita dell’essenzialità dell’esistenza: la relazione sociale, la condivisione.

Abbiamo assistito, perplessi, all’apertura di qualsivoglia genere di attività. Abbiamo inghiottito la nostra stessa incredulità per la perpetuata ostinazione a mettere all’ultimo posto i bambini e i ragazzi, ultimi a vedere la luce del sole: il loro mondo, la Scuola doveva aspettare…saremmo ripartiti in sicurezza, dopo, poi, a settembre. Dovevamo mantenerci pazienti.

E siamo stati pazienti, abbiamo continuato ad inghiottire la nostra incredulità, abbiamo continuato a pazientare fiduciosi che arrivasse il nostro turno: arrivasse il tempo dei bambini, dei giovani, il tempo dei non-ancora-elettori. Abbiamo cominciato ad accusare le prime crepe dinnanzi alle oltraggiose immagini delle discoteche zeppe di irresponsabili assembramenti, indifferenti, e sbeffeggianti i nostri sacrifici e le migliaia di corpi a terra, ancora caldi. Le brecce cominciavano a profilarsi, ma non ancora era il tempo che la diga della nostra pazienza smettesse di contenere una rabbia montante per l’insulto alla vita, alle vite delle nostre figlie e dei nostri figli. Abbiamo quindi stretto i pugni, e continuato ad ingoiare le Città Spettacolo, così come il teatrino elettorale: il Covid, allora – quando la scuola veniva posticipata per la competizione elettorale, non era una minaccia per la politica regionale e locale.

Il giorno dopo il responso elettorale, il Covid tornava ad essere d’un tratto una minaccia incombente che doveva essere ora prontamente arginata. A Benevento si posticipava l’apertura della scuola, già posticipata nell’intera regione per consentire il gioco elettorale. L’argine sarebbe stato ancora una volta i bambini, i ragazzi, i non-ancora-elettori.

Comincia la scuola, la fatica farraginosa e impaurita delle nuove regole, le tensioni, la collaborazione, le perplessità, le diffidenze. Dodici giorni, dodici miserrimi, infinitesimali, giorni di scuola. Senza un risconto scientifico, statistico, del suo impatto sull’epidemia, senza alcuna evidenza, spiegazione, la Scuola viene chiusa prima di ogni altra cosa. L’ennesimo schiaffo, insulto, oltraggio alla vita della nostra vita: alle nostre figlie e ai nostri figli e alle nostre più o meno faticose esistenze».

«Un pugno al centro dello stomaco. Proprio al centro, preciso, puntuale, della nostra dignità (non può essere che le discoteche, le elezioni, le città spettacolino siano più importanti della Scuola, del Sapere, della Cultura!). La pazienza appare sfibrarsi! La diga continua a creparsi dalle viscere. Scricchiola sempre più. Prendono a levarsi le prime proteste, montano perplessità, dubbi e tanti interrogativi sulla gestione di tutto quanto avrebbe dovuto essere, come tante volte rassicurato dalla classe dirigente e regionale e locale, una ripartenza in sicurezza mettendo al primo posto – ed era doveroso farlo! – la scuola, i nostri bambini, i nostri ragazzi, piccoli grandi eroi schiacciati da una “macchina istituzionale” che nulla ha fatto se non quello di chiudere e ancora procrastinare la chiusura delle scuole come se fossero queste ultime le cause principali di contagio e sua diffusione. Non solo – contrariamente allo stato dell’arte della letteratura scientifica -, si sovrastimano (ma in assenza di qualsiasi stima), il ruolo della scuola e la pericolosità del virus per i bambini, imputati ormai nell’immaginario collettivo campano come gli Untori. (…) Aizzare le paure non sia più facile che fornire spiegazioni, quelle corrette, quelle che sono in grado di riconoscere i limiti evidenti del proprio operato, della Regione Campania e del Comune di Benevento. Spiegazioni che dovrebbero dischiudere nuove possibilità, e rinnovare fiducia invece che indugiare nei problemi da troppo tempo irrisolti. È doveroso che le istituzioni tutte, ricompongano il mosaico degli interessi molteplici, orientino le vele verso la rotta giudiziosa e responsabile laddove non si può decidere il vento. Tutti i genitori, tanto quelli che reclamano l’apertura delle scuole, quanto coloro che optano per la dad, hanno quale unico interesse, primario ed assoluto, quello della salute dei propri figli, salute fisica e psicologica, apparendo, dunque, l’obiettivo il medesimo. E sull’obiettivo comune che chiamiamo le istituzioni, sin qui negligenti e ambivalenti, a darci immediate risposte!

Chiediamo con tutto il nostro fiato l’intervento diretto ed indiretto di Codesta Istituzione Prefettizia perché inoltri presso la Presidenza del Consigli ed i Ministri della Salute, Istruzione, Infrastrutture e Trasporti, la nostra richiesta di intervento immediato, in ragione della non oltre modo tollerabile violazione degli articoli 3, 34, 97, 117 della Nostra Meravigliosa Costituzione Italiana, e provveda quindi, a farsi carico del nostro grido di giustizia, prima ancora che di legalità, agendo attraverso gli istituti preposti dalla Costituzione – art. 120, comma 2 – e dalle Leggi ordinarie – L.241/1990 e L. 400/1988, art. 11.

Che venga ripristinato, mediante eventuale diffida, ricorso alla Corte Costituzionale, ovvero mediante nomina Commissariale, l’Uguaglianza -ovvero rimossi gli ostacoli di qualsiasi natura, formale e sostanziale dei bambini e dei giovani campani in zona gialla, arancione o rossa, ai loro consimili lombardi, veneti, calabresi o siciliani. Cha sia ripristinato il diritto di accesso all’istruzione libera a aperta a tutti, di cui all’art. 34 della Costituzione, non essendo la modalità di didattica a distanza compatibile con la condizione socio-economica e familiare per i bambini e i ragazzi appartenenti alle fasce più bisognose, a rischio dispersione ovvero già da tempo dispersi.

Si chiede al governo centrale di ottemperare al proprio dovere e non facoltà di garantire, l’imparzialità, il buon andamento (art. 97 Cost.) e la trasparenza (L. 241/1990) della Pubblica amministrazione, nonché l’attualizzazione su tutto il territorio nazionale del rispetto della definizione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali e delle norme generali sulla istruzione, di cui alle lettere m) e n) dell’art. 117 della Costituzione italiana, tanto in tempi ordinari che in tempi eccezionali come quelli che stiamo faticosamente fronteggiando. Infine, si invoca il rispetto e l’attualizzazione dell’art. 120 della Costituzione italiana, laddove prevede che il Governo si sostituisca a organi delle Regioni e dei Comuni nel caso di pericolo grave per l'incolumità e la sicurezza pubblica, ovvero quando lo richiedono la tutela dell'unità giuridica o dell'unità economica e in particolare la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, prescindendo dai confini territoriali dei governi locale.Essendo tra l’altro, venuto meno qualsivoglia barlume di leale collaborazione tra i governi centrale, regionale e locale, per le molteplici ed infelicissime ragioni, sopra illustrate.

Infine, si chiede a codesta autorità Prefettizia, in ragione dell’art. 120 della Costituzione e della legge 121/81 di avviare immediatamente la funzione ad esso attribuita di coordinamento in caso di minaccia alla incolumità e alla sicurezza pubblica, nell’ambito sanitario, dei trasporti, dell’istruzione nel territorio provinciale di Benevento. Chiediamo come comitato genitori, insegnanti e cittadini, promotore delle richieste de quo, di prendere parte, ovvero di essere ascoltati, nelle funzioni di coordinamento succitate, al fine che le nostre specifiche richieste possano ottenere realizzazione come appresso riportate: Acquisizione e divulgazione delle informazioni concernenti lo stato epidemiologico cittadino e provinciale; anche in riferimento ai dati inerenti la scuola. Nonché quello concernente il numero dei bambini, ragazzi e giovani attualmente in dispersione scolastica, la apertura immediate delle scuole dell’infanzia, primaria e fino a tutto il ciclo medio inferiore, conformandosi alla normativa nazionale applicata in tutto il territorio della Repubblica italiana, avviare un piano dei trasporti che consenta l’effettivo, e non solo potenziale, rientro delle classi escluse finora dalla didattica in presenza, avviare un serio, approfondito monitoraggio dello stato di sicurezza e sovraffollamento delle classi, delle scuole cittadine e provinciali al fine di individuare le necessarie soluzioni logistiche alternative, Fate presto!!! Perché le crepature della diga del nostro vivere civile solcano sempre più minacciose il suo profilo. Noi vogliamo tessere solidarietà non contrapposizione. Fiducia non senso di abbandono. Vogliamo essere comunità non macerie».

Credit Foto Collettivo Mamme Rana


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