Sanità & Ricerca

Pazienti e comitati territoriali insieme nel coordinamento LaSanitàsiCura

Circa settanta sigle denunciano lo sfascio della sanità isolana e chiedono alla Regione un impegno più deciso nella lotta alla pandemia. “La situazione è drammatica e tantissime persone che non hanno le risorse per accedere ai servizi a pagamento decidono di non curarsi” spiega la portavoce del sud Sardegna Laura Pisano

di Vito Biolchini

Sarà anche vero che la Sardegna è una delle regioni con rt più basso e che il numero dei contagi non è commensurabile a quello di altre regioni, ma in che casella finiscono i 44 giorni di seguito in cui Oristano è rimasta senza pronto soccorso (e dopo una settimana ora è stato nuovamente richiuso), o i 43 deceduti “fantasma” a Nuoro, ricomparsi all’improvviso dopo settimane di dati evidentemente falsati? E le mille mail inviate all’ufficio Igiene pubblica di Nuoro che oggi ancora attendono di essere aperte? E il milione e mezzo di visite mediche saltate dall’inizio della pandemia, di cui oltre trecentomila da settembre?

Soltanto guardando anche a questi numeri si capisce lo sfascio della sanità isolana e la reazione di circa settanta tra associazioni di pazienti e comitati territoriali che hanno costituito il coordinamento LaSanitàsiCura e che chiedono alla Regione un impegno più deciso nella lotta alla pandemia.

La situazione è drammatica, la sensazione è che da un lato si sia fatto ben poco per prepararsi ad arginare la prevedibile ripresa della pandemia in autunno, dall’altro che la risposta al Covid-19 stia penalizzando il bisogno di salute di tutta la cittadinanza” spiega la portavoce per il sud Sardegna Laura Pisano. Quattrocento decessi da settembre sui 563 dall’inizio dalla pandemia sono la dimostrazione di una sanità pubblica incapace di comprendere la gravità della situazione, “e infatti perché si ha la sensazione che la politica rincorra sempre e solo l’emergenza”.

“Gli interventi di prevenzione, come gli screening antitumorali, non si effettuano più o si effettuano con un ritardo che potrebbe renderli inefficaci” continua Pisano. “Migliaia di persone con malattie croniche, come pazienti oncologici, pneumologici, diabetici, malati di Alzheimer, talassemici, malati psichiatrici, trapiantati d’organo, non riescono a ottenere una visita di controllo dai pochi specialisti rimasti nei rispettivi servizi. Nel frattempo il diffondersi incontrollato dell’epidemiarende ogni giorno più evidente la carenza di assistenza territoriale e l’insufficiente dotazione di posti letto, specie quelli di terapia intensiva, degli ospedali sardi. Le operatrici e gli operatori della sanità sono in grande affanno e combattono a mani nude” spiega Pisano.

Il Coordinamento denuncia liste d’attesa lunghissime e un continuo ricorso al privato a pagamento. “Dai dati in nostro possesso le prestazioni specialistiche della sanità pubblica in Sardegna quest’anno sono solo la metà di quelle fornite nel 2019, ciò vuol dire che milioni di prestazioni e di visite non hanno trovato risposta e ciò è inaccettabile. Uno smantellamento dello stato sociale, una disuguaglianza fra chi è in condizioni di poter pagare le prestazioni e chi non può, non può davvero essere minimamente tollerata. Non tutte le persone hanno i soldi e tantissime decidono di non curarsi” conclude Pisano.

Il coordinamento ha predisposto un ordine del giorno che attraverso l’Anci regionale, verrà trasmesso a tutti i 377 comuni della Sardegna perché sia discusso, adottato e trasmesso al presidente della Regione.