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Caritas, allarme povertà a Roma +50% richieste -70% donazioni cibo

Anche nelle zone centrali della Capitale come a San Giovanni si registrano gli effetti del Covid-19 sull'aumento della povertà: +50% di richieste di aiuti, ma anche -70% delle donazioni di cibo come denuncia Don Antonio Pompili del centro Caritas della Parrocchia di San Martino I Papa.

di Redazione

È allarme povertà a Roma, come denuncia il rapporto delle Caritas parrocchiali di Roma. La pandemia, e le sue conseguenze economiche e sociali sono disastrose: a giugno 2020 sono stati consegnati +600% di beni alimentari rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Le tre mense della Caritas di Roma per i più poveri hanno avuto un aumento del 50% da aprile a giugno. Questo quanto emerge dal Rapporto 2020 "La povertà a Roma: un punto di vista" curato dalla Caritas diocesana di Roma e presentato on line. Sono state 21.160 persone accolte dai Centri Caritas, il 35,3% per la prima volta. Sono state 7.476 le persone che si sono rivolte per la prima ai centri di ascolto delle Caritas parrocchiali nel corso dei primi nove mesi del 2020. Queste si aggiungono alle 40.607 che le parrocchie avevano già preso in carico nel corso degli anni, di queste 13.684 erano quelle seguite con continuità (incontrate più volte nel corso dell’anno).Complessivamente, quindi, le persone che in questa fase hanno ricevuto aiuto dai centri di ascolto parrocchiali sono state 21.160su 48.083 iscritte nei database delle parrocchie.
A patire le difficoltà economiche anche diversi abitanti nella zona centrale di San Giovanni.

Qua il Parroco della Parrocchia di San Martino I Papa, Don Antonio Pompili denuncia la necessità di assistere ulteriormente le persone in difficoltà economica, ma che vanno incontro anche a povertà esistenziale, psicologica. "Vediamo arrivare al nostro centro ascolto e di distribuzione di viveri nuove persone in difficoltà economiche: persone ben vestite, molti tra questi giovani, con una casa di proprietà tante volte, che sino a ieri conducevano una vita normale, ma che nel giro di poche ore non sanno di che mangiare, non sanno come pagare l'affitto, non possono pagare le utenze domestiche e che hanno sicuramente bisogno anche di un grande sostegno umano".

"Nel nostro piccolo – continua Don Pompili – grazie ai volontari del centro Caritas parrocchiale, e della grande generosità dei parrocchiani – sosteniamo questi nuovi poveri con beni di prima necessità: pasta, sughi, latte, tonno e carne in scatola, legumi, olio, omogeneizzati, ma anche sapone, assorbenti. Ogni mese raccogliamo i prodotti alimentari e di prima necessità che i parrocchiani, o persone che conoscono la nostra opera, ci donano e che noi distribuiamo settimanalmente ai nostri assistiti. Purtroppo, prima della pandemia i nostri volontari raccoglievano la spesa che gli acquirenti ci lasciavano alle casse di un minimarket qua vicino. Da diversi mesi ormai, per ragioni di sicurezza, non possiamo più raccogliere le donazioni di prodotti alimentati nel supermercato e chiediamo alle persone di lasciarceli direttamente in Parrocchia. Tra la pandemia, la paura del contagio e incertezza economica abbiamo registrato una diminuzione delle donazioni del 70%. Invitiamo le persone, soprattutto in questo momento di nascita del Signore a donare prodotti alimentari di prima necessità, come accettiamo molto volentieri aiuti di persone volenterose che vogliono dedicare alcune ore del loro tempo nella consegna di alimenti ai nostri amici meno fortunati".

Complessivamente, nel rapporto si legge: 7476 persone si sono rivolte per la prima volta ai centri d'ascolto Caritas parrocchiali, che si aggiungono alle 40607 persone che già vi si rivolgono abitualmente, e nel 64,4 per cento dei casi il nuovo è una donna, mentre il 54 per cento è al di sotto del 45 anni e il 48,7 per cento sono italiani, ma ci sono anche filippini, aumentati considerevolmente (1217, a fronte di 183 dello scorso anno) a causa del lockdown, specialmente perché i collaboratori domestici hanno spesso perso posto. In questa classifica "nera" delle nazionalità seguono peruviani (4,9 per cento), romeni (4,7 per cento) e altre 97 nazionalità.

"Proprio ieri mattina (15 dicembre) è stato presentato il rapporto della diocesi di Roma sulle povertà e nella situazione attuale, quest'anno a causa del lookdown e delle conseguenze economiche che questo ha avuto su tutta la popolazione, sono aumentati in modo vertiginoso i poveri soprattutto coloro che esercitavano dei lavori precari e che l'hanno perduto non hanno avuto più il minimo per la sussistenza e quindi si sono moltiplicati gli aiuti da parte delle parrocchie di altre strutture ecclesiali. Ma non solo. Anche altri enti di beneficenza e la diocesi di Roma ha raccolto, in questo rapporto che viene fatto annualmente, tutti questi dati e mostrando come tra mense e distribuzione di pacchi viveri, buoni pasti, effettivamente tanto è stato fatto".

"Anche qui nella nostra parrocchia di San Martino Primo Papa nel nostro piccolo cerchiamo di mandare avanti questo servizio di distribuzione di viveri. E' un lavoro impegnativo nel quale però non siamo soli. Ma c'è la partecipazione di tanta gente e questo vorrei fare come viva raccomandazione in vista del Natale: non dimentichiamoci dei poveri. Possiamo e dobbiamo contribuire tutti per chi è meno fortunato di noi. E questo lo possiamo fare anche contemplando il presepe come Papa Francesco scrive nella sua lettera sul Presepe "Admirabile signum". Il presepe è il luogo dove vediamo che Dio si fa vicino ai poveri. A partire dal presente guardiamo ai poveri e facciamo quello che possiamo. In tante parrocchie e nella maggior parte delle parrocchie romane ormai si fa molto per i poveri e ciascuno, facendo riferimento alla sua parrocchia, può contribuire a quest'opera di bene".


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