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Sovraindebitamento, bene l’emendamento al Decreto Ristori ma ora occorrono risorse

La soddisfazione per l’obiettivo raggiunto si accompagna, però, alla consapevolezza della assoluta necessità di elaborare una strategia di sistema mediante cui affrontare la grave crisi socio-economica che il nostro Paese sta vivendo. Non bastano tuttavia gli interventi normativi. Serve individuare strumenti adeguati affinché il debitore privato in grave difficoltà, ma che dimostra di potere ripartire, possa essere accompagnato nel percorso di transizione. In una parola: risorse

di Antonella Sciarrone Alibrandi

Un significativo passo in avanti nella costruzione di soluzioni efficaci per gestire situazioni di grave difficoltà economica di consumatori, famiglie e più in generale soggetti non fallibili è stato compiuto nel nostro Paese con l’approvazione, in sede di conversione dei decreti Ristori, di un emendamento che modifica della legge n. 3/2012 in materia di sovraindebitamento.

Grazie all’emendamento Pesco, sono state infatti anticipate alcune soluzioni disciplinari più efficaci e moderne contenute nel Codice della crisi di impresa e dell’insolvenza, la cui complessiva entrata in vigore è stata rinviata al 1° settembre 2021 per effetto della pandemia. Numerose sono le novità di rilievo. Innanzitutto, vengono introdotte le “Procedure familiari”, per consentire ai membri della stessa famiglia di accedere ad un’unica procedura di composizione della crisi da sovraindebitamento quando sono conviventi o quando il sovraindebitamento ha un'origine comune.

Fa, inoltre, ingresso nel nostro ordinamento l’esdebitazione del debitore incapiente, in forza del quale il debitore persona fisica meritevole, che non sia in grado di offrire ai creditori alcuna utilità, diretta o indiretta, nemmeno in prospettiva futura, può accedere all’esdebitazione solo per una volta, fatto salvo l’obbligo di pagamento del debito entro quattro anni dal decreto del giudice laddove sopravvengano utilità rilevanti. Ancora, vengono maggiormente responsabilizzati i finanziatori, che subiscono delle limitazioni nell’ipotesi di concessione imprudente del credito.

L’emendamento, infine, prevede una norma transitoria che consente ai sovraindebitati che hanno già presentato una domanda di accordo o un piano di giovarsi, se è ancora in corso il procedimento di omologazione, della nuova disciplina.
Frutto del lavoro svolto nell’ambito di un Tavolo di lavoro costituito da tempo in Università Cattolica, su invito della Caritas Ambrosiana e della Fondazione San Bernardino e in collaborazione con numerosi giuristi e associazioni di consumatori, l’emendamento in discorso è senz’altro un valido strumento per arginare il crescente indebitamento privato post-Covid e i conseguenti effetti negativi sul sistema economico-produttivo italiano.

La soddisfazione per l’obiettivo raggiunto si accompagna, però, alla consapevolezza della assoluta necessità di elaborare una strategia di sistema mediante cui affrontare la grave crisi socio-economica che il nostro Paese sta vivendo. Ciò significa non limitarsi a interventi isolati e temporanei ― come sono quelli introdotti dalla pur utile decretazione d’urgenza ―, ma agire in una prospettiva di lungo periodo, condivisa da tutti gli attori coinvolti (debitori, creditori, società civile), in cui ogni intervento assume maggiore efficacia in quanto concepito in una visione d’insieme.

Non bastano tuttavia gli interventi normativi. Serve individuare strumenti adeguati affinché il debitore privato in grave difficoltà, ma che dimostra di potere ripartire, possa essere accompagnato nel percorso di transizione. In una parola: risorse. Prevedere forme di sostegno economico significa mettere in atto adeguati sistemi di garanzia a favore dei debitori, definendo una strada alternativa alla progressiva espansione di attività finanziarie di natura criminosa. A partire dall’usura, favorita anche dalla farraginosità burocratica dell’amministrazione statale che esclude milioni di sovraindebitati dal circuito creditizio legale. Combattere il “welfare criminale”, l’assistenzialismo deviato che la malavita offre ai soggetti più fragili, richiede dunque che il sovraindebitamento non si trasformi in corsia privilegiata per l’accesso a fonti di credito provenienti dalla criminalità. Un esito possibile solo attraverso l’elaborazione di strategie coordinate e condivise, che risultino praticabili non solo per i soggetti sovraindebitati ma vantaggiose per tutto il Paese.

*prorettore dell'università Cattolica di Milano, docente di Diritto dell'economia


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