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Roma, morti 7 senza tetto, per Sant’Egidio inacettabile ritardo delle istituzioni

Appello per l’apertura immediata di edifici pubblici e alberghi attualmente chiusi per il Covid-19 – Raccolta straordinaria di coperte e indumenti per proteggere dal freddo, che quest’anno si aggiunge all’isolamento creato dalla pandemia. Agli 800 posti letto offerti durante tutto l’anno, il Comune di Roma è riuscito finora ad aggiungerne solo alcune decine in più per l’inverno

di Redazione

Dall’inizio di novembre sono morte in strada, solo a Roma, ben 7 senza fissa dimora. L’ultimo, Mario, 58 anni, il 6 gennaio, nei pressi della stazione Termini, proprio davanti ad un albergo chiuso per l’emergenza Covid. Un numero inaccettabile per la Capitale d’Italia, che chiama direttamente in causa le istituzioni, non solo per i mesi che sono passati, ma per l’immediato futuro. Anche perché l’inverno, quest’anno, arriva nel cuore di una pandemia non risolta che ha aggravato la condizione di chi vive per strada accentuandone l'isolamento. Di fronte al freddo – che certamente, in questa stagione, non può considerarsi un’eccezione – occorre agire in fretta scavalcando l’ordinaria, colpevole, burocrazia che dispensa gli aiuti con il contagocce.

Basta pensare che, agli 800 posti letto offerti durante tutto l’anno, il Comune di Roma è riuscito finora ad aggiungerne solo alcune decine in più per l’inverno, mentre la Caritas e le altre associazioni accolgono complessivamente 1.700 persone, cioè il doppio. Per i circa 3.000 senza fissa dimora che, a Roma, passano ancora la notte all’aperto, Sant’Egidio chiede alle istituzioni – con un piano coordinato dalla prefettura – la disponibilità immediata di edifici e stabili di pronto utilizzo, del Comune o dello Stato, nonché di alberghi e altre strutture attualmente chiuse per il Covid-19 – anche con la messa disposizione di appositi contributi per i proprietari – e, più in generale, una sinergia con la società civile che in questi mesi ha mostrato generosità negli aiuti a chi è più fragile.

La Comunità di Sant’Egidio – che, oltre all’accoglienza ordinaria, ha anche aperto, per l’ospitalità notturna, la chiesa di San Callisto a Trastevere e avviato alcuni progetti (tra cui “Housing First” e “Riparto da casa”) per fornire risposte alloggiative alle persone fragili e ai senza dimora – si chiede perché le istituzioni non possano fare altrettanto. La Comunità lancia inoltre un appello in tutto il Paese per una raccolta straordinaria di aiuti a favore di chi vive per strada. A Roma e in numerose città italiane è possibile partecipare alle iniziative della Comunità, sia portando coperte, sacchi a pelo e accessori di lana nei centri di raccolta, sia unendosi di persona alle distribuzioni in programma. Per informazioni consultare www.santegidio.org


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