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Tampone gratuito per rientrare in classe: positivo 1 alunno su 451

Nel comune comasco alunni e docenti si sono sottoposti a tampone rapido il 7 e l'8 gennaio, per rientrare in sicurezza dopo le vacanze. L'iniziativa realizzata grazie a un'azienda del territorio. «Nella scuola servirebbe uno screening ogni 14 giorni, come in ospedale», dice l'assessore. E intanto l'Emilia Romagna lancia i test rapidi gratuiti in farmacia per 2 milioni di studenti e insegnanti: anche con i grandi numeri, si può fare

di Sara De Carli

Uno studente positivo su 451 alunni testati. Zero positivi fra gli adulti. È questo il risultato dello screening preventivo realizzato nelle scuole del comune di Cadorago, in provincia di Como, dopo le vacanze natalizie. Nei giorni 7 e 8 gennaio grazie a un finanziamento della locale Sacco System, presso l’auditorium comunale studenti, docenti, collaboratori scolastici e personale amministrativo sono stati sottoposti a test antigienico rapido Covid-19 per un rientro in classe in sicurezza. Coinvolte le scuole dell’infanzia di Cadorago, Bulgorello e Caslino al Piano (tutti nel territorio comunale) e i tre plessi dell’Istituto Comprensivo che si trovano nel Comune: la primaria di Caslino al Piano, la primaria di Cadorago e la secondaria di Cadorago. Scuole chiuse per ordinanza del sindaco giovedì 7 e in parte venerdì 8: tutti gli alunni sono rientrati in classe entro le 11 di venerdì 8, a screening terminato.

«Sono stata molto felice quando il sindaco mi ha contattato con questa proposta», commenta la dirigente dell’IC di Cadorago, Barbara Pintus. «È una iniziativa che ci ha permesso di rientrare tranquilli e in massima sicurezza. Non la definirei un’iniziativa importante, direi piuttosto “fondamentale”, perché basata sulla prevenzione. Docenti e personale scolastico sono risultati tutti negativi, l’unico caso emerso fra gli studenti è stato messo in quarantena ma venendo da due settimane di vacanze siamo tutti a scuola, in presenza, con molta serenità. Sono empaticamente molto vicina ai colleghi superiori e ai ragazzi, ritengo che avere rapporti a distanza con i compagni e i docenti non sia semplice nè dal punto di vista didattico né di formazione, dal momento che le relazioni sono fondamentali per la crescita. Razionalmente so che se hanno deciso in questo modo è per l’obiettivo di protezione della salute, ma devo dire che nelle nostre piccole realtà il problema dei trasporti non c’è, la maggior parte degli alunni viene a scuola a piedi o accompagnati in auto dai genitori».

Soddisfatta anche l’assessore si servizi sociali di Cadorago, Rosa Maria Muraca, medico. «L’adesione allo screening è stata attorno all’80% da parte degli adulti e del 50% per gli alunni. È un buon risultato, le campagne di screening in generale impiegano anni per decollare e se lei pensa a quanti pochi alunni per classe accettano l’invito di ATS a fare il tampone di controllo per rientrare in classe dopo essere stati in quarantena come contatti stretti di un positivo… capisce che il 50% per uno screening preventivo non è affatto poco», dice l’assessore. «Peraltro sono certa che se lo rifacessimo fra quindici giorni la percentuale di adesione sarebbe anche più alta, forse addirittura al 90%: in ogni “prima volta” si scontano anche le perplessità legate alla novità e i dubbi sulla logistica. Invece è andato tutto benissimo, non ci sono stati assembramenti, i clown e giocolieri volontari della nostra Croce Azzurra hanno allietato i bambini, gli operatori sono stati delicatissimi… Siamo contenti di aver potuto dare un segnale forte di quanto teniamo alla scuola e ai nostri ragazzi e soprattutto c’è la soddisfazione di aver evitato quantomeno una classe in quarantena».

Un solo ragazzo positivo, confermato poi dal test molecolare, per la dottoressa Muraca significa anche «che le famiglie anche in vacanza hanno osservato le regole e presumibilmente continueranno a farlo» a dispetto della narrazione prevalente sull’irresponsabilità individuale degli italiani. Poi certo, questa è una fotografia, oggi le cose potrebbero già essere diverse: «Con il Covid-19 nelle scuole avrebbe senso fare un tampone rapido a tutti ogni 14 giorni, come negli ospedali», dice la dottoressa.

Questa volta, in questo comune da 8mila abitanti, le risorse le ha messe un’azienda, proprietà di una famiglia del paese. Un’operazione costata circa 20mila euro, esempio di una «sinergia tra pubblico e privato che ha funzionato molto bene e che spesso è assolutamente necessaria tenuto conto delle scarse risorse economiche che vengono destinate ai comuni anche in questo momento di emergenza…». Un esempio piccolo, per dire che si può fare. Dal 21 dicembre l’Emilia Romagna ha attivato un accordo con le farmacie per tamponi rapidi gratuiti, una volta al mese fino al 30 giugno, su base volontaria, per studenti, personale scolastico e relativi familiari. Target di popolazione: 2 milioni di persone, circa un residente su due. Ecco, anche con i grandi numeri, volendo, si può fare.

Invece si torna a parlare di ritorno a scuola in presenza, per tutti gli studenti delle superiori, rimandato al 1° febbraio. Con gli studenti del Trentino Alto Adige rientrati (unici in Italia) il 7 gennaio, quelli di Toscana, Abruzzo e in Valle D’Aosta rientrati oggi e tutti gli altri ancora in DAD. Elena Carnevali, capogruppo Pd in commissione Affari sociali di Montecitorio, e Flavia Piccoli Nardelli, capogruppo Pd in commissione Istruzione e Cultura alla Camera, hanno chiesto con un emendamento ai decreti emergenza Covid «di modificare il piano vaccinale anticipando la campagna per il personale docente e scolastico alla prima fase anziché farli partire dalla seconda in cui rientrerebbero nei servizi essenziali. Riteniamo utile e urgente, dopo aver messo in campo risorse e mezzi per garantire continuità educativa e didattica, agire per raggiungere l’apertura ordinata e celere delle scuole di ogni ordine e grado».

Photo by Kelly Sikkema on Unsplash


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