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Economia & Impresa sociale 

Boom dell’usura di vicinato: gli strozzini servono per pagare spesa e bollette

Un fenomeno drammatico che si affianca a quello tradizionale che mette nel mirino i commercianti. I dati? Ancora sottostimati rispetto alla realtà

di Lorenzo Maria Alvaro

Roma, ultime settimane del 2020. Tra le tante notizie di cronaca si legge dell'arresto di due donne, madre e figlia. Il motivo è che il negozio da parrucchiere di cui erano titolari era in realtà la copertura per un sistema di prestiti ad usura con tassi del 104,28% in tutta la città. Non è semplicemente una notizia tra le tante ma la spia di un trend molto più vasto. «L'usura in Italia è un incendio che sta divampando a ritmi vertiginosi», spiega il giornalista ed esperto Salvatore Giuffrida, autore del libro “La mano nera” edito da Infinito Edizioni, «e il Covid ne è il principale propellente».

Usura mafiosa e cravattari
«La vera novità, introdotta dal Covid è il ritorno ad un'usura di vicinato», sottolinea Luigi Ciatti, presidente dell'Ambulatorio Antiusura di Roma, «con la pandemia abbiamo avuto, sin da subito un aumento delle richieste di aiuto del 30% che con l'arrivo dell'estate e la fine del lockdown sono cresciute fino al 50%». E non è solo il tipo di utente a cambiare ma anche il bisogno. «Prima del Covid generalmente le persone che si presentavano erano commercianti che avevano bisogno di una mano nel consolidamento del debito. L'esigenza era quella di riuscire ad abbassare le rate con cui ripagavano i debiti contratti. Oggi invece abbiamo a che fare con persone che hanno bisogno dei soldi per pagare l'affitto, il gas, la luce e la spesa». Quel che è successo è che cambiando le esigenze il mercato degli usurai si è in fretta adeguato al mercato mentre lo Stato è rimasto al palo. «L'usura oggi si compone di due mondi differenti. C'è quella legata al crimine organizzato, che è interessata principalmente al riciclaggio e all'acquisizione di esercizi commerciali e quella di quartiere, quella degli strozzini, che invece lavorano su piccole cifre, tra i 500 e i 1500 euro», continua Ciatti. Seppure non esistano ancora oggi dati precisi e storie da raccontare, il cambiamento è già evidente: «abbiamo ricevuto chiamate da persone che si sono viste rifiutare i prestiti dagli usurai per via dell'esiguità degli importi».

I dati del Comitati di solidarietà per le vittime di usura
Stando ai dati del Comitato di solidarietà per le vittime dell’estorsione e dell’usura (l'organismo statale che esamina e delibera sulle domande di accesso ai benefici del Fondo di rotazione per la solidarietà alle vittime dei reati di tipo mafioso, delle richieste estorsive e dell’usura) si parla di un aumento del 9,6 per cento dei reati di usura solo nei primi tre mesi del 2020: a marzo, rispetto al 2019, è questo l’unico reato in crescita. In base alla relazione annuale del prefetto Annapaola Porzio, pubblicata alla conclusione del suo mandato a capo dell’ufficio del Commissario antiracket e antiusura, nei primi nove mesi del 2020 il Comitato di solidarietà, ha deliberato la concessione di oltre 19 milioni di euro, 15 milioni dal fondo antiracket e il resto per l’usura. In cima alla lista delle regioni che hanno presentato più istanze, la Campania e la Puglia, poi seguite per l’usura da Veneto e Lombardia. I fondi concessi in favore delle vittime di usura dall’inizio del 2020 fino al 31 agosto riguardano per il 77 per cento le attività nel settore del commercio all’ingrosso e al dettaglio, riparazione auto, moto e beni personali. Il 9 per cento per alberghi e ristorazione. Per i benefici in favore delle vittime di estorsione, invece, il 18 per cento dei fondi ha riguardato il settore delle costruzioni e il 12 per cento quello del commercio all’ingrosso e al dettaglio.

I dati del Dipartimento di Pubblica Sicurezza
I numeri ufficiali in realtà dicono poco. «In alcuni contesti territoriali – si legge nel reportdel Dipartimento di Pubblica Sicurezza – l’avvento del Covid19 ha ampliato le condizioni favorevoli alla diffusione dell’usura in uno scenario già compromesso da povertà e disagi economici». In alcune regioni gli aumenti sono considerevoli: «Campania (con 17 casi; +21,43%) e Lazio (con 16 casi; +45,45%)» ma anche in Emilia Romagna, Lombardia e Puglia, seppur con numeri più esigui. «Dalle spese primarie al pagamento di dipendenti e fornitori, questi i campi in cui si annida il rischio dell'usura, sia familiare sia d'impresa» dice il report. Senza contare i casi numerosi dove l’usura resta nascosta al riparo da ogni denuncia.

Un fenomeno difficile da quantificare
Il fenomeno dell’usura continua ad avere un giro d’affari enorme ma impossibile da definire con precisione. «Parliamo di decine di miliardi l’anno. Ma riuscire ad averne un quadro esaustivo è pressoché impossibile», sottolinea Giuffrida che chiarisce: «questi dati, che comunque sono allarmanti, vanno moltiplicati in modo esponenziale. Per avere un'idea più precisa del problema bisogna fare riferimento ai dati di sovraindebitamento e di richieste di aiuto che gli italiani stanno facendo alla Caritas. Più aumenta la povertà, più aumenta il bacino di riferimento per gli usurai».

I numeri della Caritas Italiana
Il rapporto Povertà della Caritas è impietoso: «nel periodo maggio-settembre 2020, il 45% delle persone che si sono rivolte alle strutture dell’organismo della Cei lo ha fatto per la prima volta mentre negli stessi mesi del 2019 la percentuale di “nuovi poveri” si fermava al 31%», sottolinea Luciano Gualzetti, direttore della Caritas Ambrosiana, che grazie ai 390 centri di ascolto di cui 130 solo a Milano, «riscontra l'aumento vertiginoso di quelle persone che prima stavano a galla e invece oggi sono scivolate nell'indigenza. Da notare come sia bastato un solo mese di lockdown per mandare in crisi intere categorie. Penso ad anziani, domestici, professionisti delle pulizie o piccoli esercenti e commercianti». Gualzetti è anche presidente della Consulta Nazionale Antiusura e in questa veste sottolinea come, «non sono in grado di dare numeri certi sull'aumento dell'usura, perché è un tipo di problema che emerge sempre sul lungo periodo, ma i dati di allarme ci sono tutti. E in modo informale so per certo che esista un'usura, legata alla criminalità organizzata, a tasso zero». A chi si chiede il senso Gualzetti risponde: «è il modo in cui le mafie controllano il territorio e i cittadini e in qualche modo si dimostrano più affidabili e utili dello Stato i cui aiuti stentano ad arrivare ancora oggi».

Che fare?
Per ogni tipologia di usura servono risposte ad hoc. «La nostra proposta, per quanto riguarda l'usura mafiosa è che venga istituito un tracciamento di tutte le acquisizioni di società dell'epoca covid in modo da poi analizzarle una per una, definendo condizioni di acquisto e provenienza dei fondi» sottolinea Ciatti, «mentre per quello che riguarda l'usuraio da piccole cifre è necessario superare l'impossibilità dell'accesso al credito, è principalmente un tema bancario». Per Gualzetti c'è infine anche un ultimo aspetto: «troppo spesso chi finisce in mano all'usuraio non se ne rende conto. Con Confcommercio e la Cooperativa Goel per questo abbiamo costruito dei corsi per insegnare alle persone a riconoscere i segnali che identificano una modalità mafiosa e spiegare come reagire e comportarsi».


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