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Welfare & Lavoro

Impronte per il futuro, da bene confiscato a bene comune

Le stanze del “re del videopoker” oggi sono abitate da innovazione sociale, partecipazione, rigenerazione urbana, progetti che si fanno spazio e costruiscono legalità laddove vigeva la legge dell’ abusivismo e del malaffare grazie a Impronte a Sud Welfare Lab promosso dal consorzio Macramè che porta con sé azioni di coinvolgimento sociale e cittadinanza attiva e che assume, nel simbolo e nella prassi, valore di comunità.

di Maria Pia Tucci

A due passi dal Castello Aragonese, nel cuore del centro storico di Reggio Calabria, tra i palazzi stile liberty che ricordano alla città le ferite sanate del dopo terremoto del 1908, c’è Via Possidonea.

Al civico 53 si lavora per ridare anima ad un immobile di 3 piani che è stato di proprietà di Gioacchino Campolo, uomo riconosciuto dalle cronache come il “re dei videopoker”.

Appartamenti-dormitorio per lavoratori stranieri che prestavano servizio nella fattoria, anch’ essa posta sotto sequestro, che Campolo aveva a Gallico, quartiere affacciato sullo Stretto della zona nord della città.

Quelle stanze oggi sono abitate da innovazione sociale, partecipazione, rigenerazione urbana, futuro, progetti che si fanno spazio e costruiscono legalità laddove vigeva la legge dell’ abusivismo e del malaffare grazie a Impronte a Sud Welfare Lab promosso dal consorzio Macramè che porta con se azioni di coinvolgimento sociale e cittadinanza attiva e che assume, nel simbolo e nella prassi, valore di comunità.

«Abbiamo parlato con le persone che in quella via, ci abitano o ci lavorano, che vivono, insomma, quel luogo – racconta Laura Cirella – . Abbiamo chiesto loro cosa c’era prima e cosa immaginano potrà esserci o cosa vorrebbero ci fosse».

La risposta non tarda e il «calabrese che vuole essere parlato», come diceva Corrado Alvaro, restituisce alle parole la partecipazione e immagina grazie ai laboratori del progetto, il futuro di quel palazzo.

Qui, dove al piano terra continua il lavoro la sartoria sociale soleinsieme, sono stati immaginati un centro di informazioni per i lavoratori del terzo settore, aule di studio e di lavoro condiviso e un centro organizzativo di progettazione e gestione delle emergenze sociali.

Uno sportello di prossimità a cui le persone potranno fare riferimento.

Una scommessa di futuro diventata presente che rappresenta la prima esperienza di welfare di comunità a Reggio Calabria che ha salutato l’anno 2020 festeggiando la restituzione alla città del bene confiscato ristrutturato nei suoi spazi esterni ed interni e sanato dagli abusi edilizi esistenti, grazie ai lavori ideati dal Laboratorio di ricerca Landscape in Progress del Dipartimento Architettura e Territorio dell'Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria e realizzati dalla cooperativa sociale La Casa di Miryam.

Un valore economico importante, quello investito nel progetto: 594.000 euro che per tre anni (il progetto è iniziato nel maggio 2020) daranno la possibilità generare opportunità di lavoro legate al mondo del terzo settore e di pensare a nuove prospettive condivise con ricaduta in termini di servizi alla persona e alle imprese.

Intanto è previsto l’avviamento al lavoro, grazie ai tirocini formativi, per 15 persone il cui reddito cade in fascia di svantaggio sociale e già ne sono stati avviati 6 durante l’ esecuzione dei lavori di ristrutturazione.

«Grazie a questo progetto stiamo restituendo alla città di Reggio Calabria un immobile confiscato alla ‘ndrangheta – dice Giancarlo Rafele – presidente del Consorzio Macramè –. «Chi conosce il fenomeno della ‘ndrangheta – ma vale anche per la mafia, per la camorra – sa che la perdita di un bene ha un forte valore simbolico che delegittima l’organizzazione criminale. E quando i beni confiscati vengono restituiti alla società aumenta la credibilità dello stato e la fiducia dei cittadini nei confronti della giustizia. Ecco perché è importante la loro immediata restituzione alla società. Il nostro obiettivo è quello dimostrare – specie ai giovani di questa città, di questa regione – che esiste un’alternativa alla ‘ndrangheta. E lo facciamo in un modo innovativo. Lo facciamo con un approccio da welfare di prossimità, di vicinanza, come viene definito».

Un percorso progettuale che continua snodarsi tra sogni, visioni e partecipazione. Assemblee pubbliche in presenza – quando è stato possibile – e in piazze virtuali, come quella di #OSTSUD – Il futuro desiderabile il primo Open Space Technology online dedicato ai temi del welfare e della comunità che ha dato vita ad un vero e proprio laboratorio di opinione e di appartenenza. Le voci dei professionisti dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, partner del progetto, si sono connesse con quelle dei cittadini di Reggio Calabria e con loro elaborato strategie e incamerato informazioni su vecchi e nuovi bisogni, con l’ idea di creare una comunità intorno all’immobile.

«Nel corso degli ultimi decenni infatti, – ci dice ancora Rafele – abbiamo assistito ad un cambio di modello per quanto riguarda il welfare. Si è passato da un approccio prettamente terapeutico, assistenzialista ad uno più orientato all’investimento sociale e alla prevenzione. In questa trasformazione un aspetto rilevante riguarda il ruolo del cittadino che da semplice utente diventa co-protagonista degli interventi che lo riguardano».

«Con Impronte a Sud – chiude il presidente di Macramè – abbiamo intrapreso una strada innovativa che ci porta verso un nuovo welfare. Un welfare che potrà produrre percorsi di innovazione sociale in grado di favorire coesione e capacità generativa dei territori. È il nostro modo di essere parte di una comunità. Non sarà affatto semplice, perché semplici non sono le innovazioni e le trasformazioni, ma noi persevereremo su questa strada che riteniamo l’unica percorribile per il prossimo futuro».

Una trasformazione che si sta rendendo visibile e che trova casa in un bene di pregio diventato simbolo di opportunità e co-costruzione sociale «un contenitore che ha un edificio confiscato dove abbiamo cercato di migliorare la sua estetica ma è anche e soprattutto un contenuto, – chiosa Giuseppe Carrozza, direttore del Consorzio Macramè e responsabile progetto “Impronte a Sud – Welfare Lab” Il progetto Impronte a Sud è cioè il luogo dove ci misureremo con le nuove politiche di welfare che sono un’evoluzione delle cure domiciliari per le quali siamo impegnati da anni, su cui abbiamo concentrato la nostra attività, le nostre energie e su cui oggi vorremmo fare un passo avanti. Vorremmo che i cittadini possano ricevere una vasta gamma di servizi che va oltre le cure sanitarie e sociali che fino ad ora abbiamo fornito come Consorzio e che si concentra sulla vita di prossimità dei cittadini a casa loro. Vita di prossimità aggravata nell’ultimo anno dalle vicende legate all’emergenza covid».

Il progetto di economia sociale Impronte a Sud – Welfare Lab, in partenariato con 16 organizzazioni tra associazioni, cooperative sociali, Istituzioni locali, fondazioni e Università e Impronte a Sud – Welfare Lab è sostenuto da Fondazione CON IL SUD grazie al bando dei beni confiscati alle mafie 2019 e Fondazione Peppino Vismara.

Sono partner:

Associazione Calabrese di Epatologia – Onlus | Associazione Territoriale U.N.S.I.C. RC/387| Città Metropolitana Di Reggio Calabria | Comune Di Reggio Calabria | Consorzio Idea Agenzia Per Il Lavoro S.C.S. | Fondazione Ebbene | Fondazione Finanza Etica | La Casa Di Miryam Cooperativa Sociale | La Nostra Valle | Rose Blu Cooperativa Sociale Arl | Social Hub | Società Nazionale Di Mutuo Soccorso Cesare Pozzo | Soleinsieme Società Cooperativa Sociale Onlus | Università Degli Studi Di Roma “Tor Vergata” | Università Degli Studi Mediterranea Di Reggio Calabria | Università Per Stranieri “Dante Alighieri”.